Mentre prosegue l’emergenza incendi in  tutta Italia e alla luce dei recenti episodi che vedono quest’anno la regione Campania  ai primi posti per incendi dolosi cresce l’attenzione anche per il pericolo derivante  dai roghi tossici di rifiuti abbandonati in strada nel napoletano. Si  tratta esclusivamente di scarti di lavorazioni agricole, industriali,  principalmente tessuti e pellami, scarti dell’edilizia privata e pneumatici,  abbandonati furtivamente in aree periferiche di confine tra i vari territori  comunali e quindi scarsamente vigilati. Atti scellerati compiuti da  imprenditori senza scrupoli che per abbattere i costi di produzione o per non  far emergere quote di produzione sommersa con conseguente evasione fiscale,  ricorrono a smaltimenti illeciti dei residui di lavorazione. A tutto questo  poi, si aggiunge la forte presenza di rom sul territorio in questione. Questi  incuranti della conseguenze per tutti bruciano rifiuti e incendiano carcasse di  auto e cavi elettrici. Da parte loro i sindaci dei comuni situati nel  territorio coinvolto si difendono affermando di fare il proprio dovere per  tutelare la salute dei propri concittadini, ma che diventa sempre più difficile  gestire la situazione a causa delle ristrettezze economiche in cui si trovano le  loro amministrazioni. Il fenomeno dei roghi tossici di rifiuti si sta trasformando  in una vera e propria emergenza sanitaria oltre che ecologica e riguarda un’area  immensa situata a nord di Napoli, tra le città di Caivano e Acerra e  abbraccia anche il nolano. Un’area ormai tristemente conosciuta come la ‘Terra  dei fuochi’ e in cui è preoccupante soprattutto l’alta l’incidenza di patologie  tumorali tra i residenti. Sul fenomeno è forte l’attenzione e l’impegno della  Chiesa. Dopo le parole pronunciate alla vigilia di Ferragosto scorso dal Cardinale  di Napoli, monsignor Crescenzio Sepe con cui aveva invitato tutti a: “far  sentire la nostra voce di condanna, in maniera forte e ferma, perchè non ci può  essere indulgenza nei confronti di coloro che, per biechi interessi, non  esitano a bruciare rifiuti tossici e boschi, determinando squilibrio e  inquinamento ambientale che è gravemente nocivo per la salute di tutti”.  Una ferma condanna quella di Mons. Sepe nei confronti di chi appicca incendi ai  rifiuti e ai boschi che si è trasformata poi, in una forte denuncia delle tante  negligenze che emergono e dei soprusi e prepotenze che ogni giorno vengono commessi  da parte di chi vuole che nulla cambi per “biechi interessi personali”. Come il  suo vescovo anche Don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Pietro  Apostolo al Parco Verde di Caivano nel napoletano è intervenuto in merito al  problema. Una voce la sua ancora più tonante in quanto vive il fenomeno in  prima persona. Caivano è infatti, insieme ad Acerra e Nola è una delle città che  rientrano nel famigerato triangolo dei roghi tossici. “Ormai respiriamo  pneumatici, è un dramma umanitario di dimensioni immani”. Una forte denuncia  che il prete ha lanciato nel corso della riunione tenutasi nei giorni scorsi in  Prefettura a Napoli e voluta dal Prefetto Andrea De Martino. Una riunione a cui  hanno preso parte oltre ai sindaci della provincia di Napoli, circa una  ventina, anche rappresentanti di associazioni e del Coordinamento comitati  fuochi. Don Maurizio ha spiegato che la sua comunità sta pagando un prezzo  altissimo a causa del fatto che il territorio non sia controllato a sufficienza.  “Il problema è molto più grande di quanto può sembrare”, ha spiegato il parroco  ricordando che: “I roghi continuano, beffardi e imperterriti, sotto gli occhi  di tutti, compresi quelli dei nostri politici che dovrebbero, invece, intervenire,  in maniera perentoria”. La riunione sulla situazione dei roghi di rifiuti  nel napoletano tenutasi in Prefettura a Napoli è servita proprio per dare in  qualche modo soprattutto una risposta alla richiesta di più vigilanza per  prevenire questi roghi. Ad emergere su tutte la richiesta di un’azione  sinergica più forte sul fronte rifiuti, auspicando non solo bonifiche del  territorio, ma anche pulizia di strade e zone isolate per impedire accumuli di  immondizia che possano dare opportunità per dar vita a focolai di incendi da  cui poi, si sprigiona la diossina che è dannosa per la salute dell’uomo e per  la salvaguardia dell’ambiente. In merito il Coordinamento comitati fuochi ha avanzato  la proposta dell’istituzione di un sistema nazionale satellitare di  tracciabilità dei flussi di rifiuti industriali e l’inasprimento delle pene per  reati di trasporto e smaltimento illegale di rifiuti industriali equiparandolo  a reato di camorra. A livello locale l’appello è stato invece, rivolto a  Comuni, Province e Regione per provvedere a videosorveglianza nelle zone a  maggiore incidenza del fenomeno roghi tossici, oltre a vigilanza e presidio del  territorio condiviso e coordinato tra le varie amministrazioni interessate. Le  richieste del Coordinamento saranno trasmesse alla Comunità Europea e alla  Corte internazionale per i diritti umani. Purtroppo finora a frenare interventi e azioni  repressive il fatto che gli sversamenti abusivi di rifiuti, per lo più scarti  di lavorazioni di tessuti e pellami e pneumatici usati, si formano in zone di  confine tra i vari territori comunali. Si tratta di aree incontrollate e su cui  cadono diverse problematiche di competenza anche territoriale. In merito il Prefetto  De Martino ha auspicato una maggiore vigilanza a tutti quei sindaci che vedono,  sul proprio territorio, la presenza di siti di stoccaggio potenzialmente  pericolosi per la salute invitando tutti a più controlli e maggiore prevenzione  magari facendo ricorso a convenzioni per la gestione associata dei servizi di  polizia municipale per definire modelli di intervento sulle zone di confine tra  i vari territori comunali. Il Prefetto ha anche auspicato un’azione repressiva  anche da parte delle altre forze dell’ordine. A questo scopo alla Questura di  Napoli è stato affidato il compito di predisporre un piano di controlli  coordinato, organizzato per aree a rischio, con interventi delle forze  dell’ordine e delle polizie municipali, utili per verificare eventuali casi  sospetti di imprese che, per abbattere i costi o per non far emergere quote di  produzione sommersa con conseguente evasione fiscale, ricorrono a smaltimenti  illeciti dei residui di lavorazione. Ovviamente per contrastare i roghi tossici dei  rifiuti occorre, oltre ad un’azione ordinaria e costante di raccolta e  rimozione dei rifiuti, anche incisivi interventi di bonifica nelle aree dove,  nel tempo, si sono stratificati notevoli quantitativi di sversamenti abusivi. In  merito i sindaci della provincia di Napoli hanno sottolineato quanto tutto  dipenda dalle risorse economiche disponibili che al momento sono carenti. Pertanto  i sindaci hanno chiesto nuove risorse alla Regione Campania e al Governo. Oltre  all’erogazione di nuovi fondi, i sindaci associandosi al Coordinamento comitato  fuochi hanno chiesto più attenzione e maggiori controlli. Una vera e propria  richiesta di aiuto quella dei sindaci dei comuni del napoletano colpiti dal  fenomeno. I Comuni si dicono impotenti e si giustificano per lo scarso  controllo del territorio da parte della polizia municipale, che in alcuni  comuni è composta da poche unità, però, appare evidente anche una certa  negligenza se la dove sono installate telecamere di videosorveglianza queste poi,  non funzionano. Secondo gli ultimi dati disponibili la situazione  derivante dagli incendi dolosi appiccati ai cumuli di rifiuti lasciati lungo le  strade periferiche nel napoletano nei primi mesi del 2012 ha fatto registrare mediamente  ogni giorno circa 3 interventi dei vigili del fuoco. Sono dati che anche se evidenziano  un calo del fenomeno rispetto al 2011 comunque rivelano che la situazione di  rischio e pericolo perdura.

Ferdinando Pelliccia