Altro stop al processo di transizione politica in corso in Somalia. Il Paese del Corno d’Africa deve ancora attendere per festeggiare il nuovo capo dello stato. Lo scetticismo e le preoccupazioni della vigilia si sono concretizzate. Il neo eletto Parlamento somalo ha infatti, rinviato le previste consultazioni per la nomina del nuovo presidente. Una nomina che dopo l’adozione della nuova costituzione somala, il primo agosto scorso, che diventerà definitiva però, solo dopo essere stata ratificata con un referendum popolare, doveva risultate il passo successivo verso il raggiungimento dell’agognata stabilità del Paese. L’elezione del nuovo presidente doveva coincidere con il giorno in cui terminava, dopo 8 anni, il mandato del governo di transizione somalo, Tfg, voluto e sostenuto economicamente dall’Occidente, Europa e USA in testa, nel tentativo di ridare quella stabilità politica che manca da 21 anni al Paese del Corno d’Africa. Un tentativo fallito visto che il Pese africano è sempre più diviso e subisce l’aggressione armata dei miliziani islamici filo al Qaeda che ne controllano una gran parte. La scadenza del mandato, rinnovato già due volte, l’ultima nell’agosto del 2011, cadeva oggi 20 agosto e riguarda anche il mandato dell’attuale presidente somalo, Sheikh Sharif Sheikh Ahmed. Un mandato iniziato nel gennaio del 2009 dopo le dimissioni di Abdullah Yusuf Ahmed eletto presidente della Somalia il 14 ottobre del 2004. Abdullah è stato il primo capo di stato somalo dopo un lungo periodo di anarchia seguito alla caduta del regime di Siadd Barre nel  1991. Abdullah è morto il 23 marzo scorso dopo una lunga malattia. Sembra che le consultazioni elettorali del Parlamento, eletto dopo una travagliata discussione,  per la nomina del nuovo presidente siano state rimandate a causa della mancata convocazione della commissione elettorale che deve ancora essere riunita. Non è invece, stata rinviata la prima seduta del nuovo Parlamento somalo. Un’assemblea  che dopo 8 anni di tensioni politiche e corruzione dilagante si insedierà come previsto oggi, ma non riuscirà però, come previsto ad eleggere entro stasera il nuovo capo di Stato somalo. Sarà solo nei prossimi giorni che il nuovo Parlamento dopo aver eletto il suo presidente organizzerà il comitato elettorale per le consultazioni del nuovo capo dello stato. La cerimonia di insediamento si terrà, per motivi di sicurezza, all’aeroporto della capitale Mogadiscio controllato dai militari della forza di pace per la Somalia dell’Unione africana, Ua, Amisom. Si tratta di una delle poche aree della città considerata sicura la stessa sede del Parlamento è stata più volte attaccata e fortemente danneggiata. Sugli scranni dell’organo legislativo somalo siederanno i nuovi deputati scelti da un gruppo di 135 anziani secondo un particolare processo supportato dalle Nazioni Unite. La nuova Assemblea è del tipo bicamerale con una Camera Bassa composta da 275 deputati e una Camera Alta composta da 54 deputati.  La scelta è tra circa 24 candidati, tra cui l’attuale presidente che è anche il candidato favorito dai pronostici della vigilia. Questo sebbene tra i candidati alla presidenza figurano anche altre personalità di spicco come l’attuale primo ministro somalo, Abdiweli Mohamed Ali e il presidente uscente del Parlamento, Sharif Hassan Sheikh Aden. Tra i candidati anche due donne. L’ex membro del parlamento somalo, Asha Ahmed Abdalla e Amal Abdi Ibrahim. Come prevedibile la mancata elezione del nuovo presidente somalo non è stato ben accetta dalla comunità internazionale. Il 10 agosto scorso il Consiglio di sicurezza dell’ONU aveva lanciato a tutte le parti coinvolte un duro monito a non ostacolare il processo di transizione politica in corso in Somalia. Secondo quanto riferito da un recente rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la Somalia, l’attuale governo ha alimentato la corruzione e l’intimidazione all’interno del parlamento. Il 14 agosto scorso era poi, intervenuto in merito lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon che aveva affermato: “…di essere preoccupato per il ritardo nella formazione di una nuova Assemblea somala e chiedeva ai responsabili politici, agli anziani e alle altre parti di superare le loro differenze e di agire nel migliore interesse del popolo somalo”.

Ferdinando Pelliccia