A prescindere dal fair play finanziario, i dissapori con Allegri sono il vero motivo che ha messo in fuga i grandi campioni dal Milan. Sbagliata anche la strategia di mercato: se si vuole puntare a vincere bisogna costruirsi i campioni in casa e/o scovarli fuori, a esempio dell’Udinese.
Andrea Pirlo, Zlatan Ibrahimovic, Thiago Silva, Clarence Seedorf, Gennaro Gattuso, Gianluca Zambrotta, Mark Van Bommel, Alessandro Nesta, Filippo Inzaghi, Antonio Cassano. Questa non è la lista dei convocati del Milan per la Champions League o per la prima partita dell’incipiente campionato, bensì questa sfilza di grandi calciatori, che nella loro carriera hanno vinto tutto e che le squadre di ogni latitudine hanno fatto tremare, è la lista dei super campioni che per un motivo o per un altro sono fuggiti dal Milan. E potrebbe non essere finito qui l’elenco dei fuggitivi: Robinho, Kevin-Prince Boateng e Philippe Mexès durante questa lunghissima sessione di calcio mercato sono stati accostati a diversi club.
È probabile che se dovesse arrivare una proposta appetibile la dirigenza milanista possa disfarsi anche di loro. Il mondo calcistico si è chiesto il perché di una fuga così massiccia mai verificatasi prima nei modi e nei tempi com’è accaduto al club di via Turati in questa stagione. Il primo motivo, vero solo in parte, è che il diavolo non può più mettersi gli ingaggi plurimilionari di questi campioni e convertitosi al fair play finanziario ha deciso di tagliare i costi colossali che scaturivano dal privilegio di annoverarli tra le proprie fila.
A parte il problema economico non si può non rilevare che molti sono andati via di propria volontà e molti ormai sono i rumor che narrano di rapporti difficili tra lo spogliatoio milanista e il tecnico rossonero Massimiliano Allegri. Cronologicamente dobbiamo partire da Andrea Pirlo che alla fine del campionato appena trascorso, ormai con lo scudetto bianconero in saccoccia, ha reso pubblici i motivi che lo hanno portato alla rottura con la sua ex società: «Allegri non mi voleva più. Intendeva piazzare davanti alla difesa Ambrosini o Van Bommel e io avrei dovuto cambiare ruolo». In pratica lo hanno cacciato. Chi non ricorda l’attacco, senza mezzi termini, di Ibrahimovic al tecnico livornese dopo la sconfitta per 3 a 0 contro l’Arsenal che stava per costare l’eliminazione dei milanisti dagli ottavi di Champions? «Ha sbagliato squadra. Abbiamo giocato con 3 attaccanti, mi sembrava di essere sempre fuori posizione». Le parole dello svedese erano il segnale inequivocabile di un meccanismo ormai incrinato. Allora scossero l’ambiente rossonero e stupirono tutti gli addetti ai lavori, adesso a distanza di 5 mesi hanno una pregnanza e un sapore diverso: fanno meditare! È noto a tutti il malumore di Filippo Inzaghi che scalpitava per giocare, costretto però a farsi la doccia sol perché Allegri lo utilizzava esclusivamente negli extra time.
«Quando l’allenatore ti fa capire che ti preferisce da dirigente o per dare una mano nello spogliatoio allora sai che c’è? Io me ne vado», così lo sfogo di “Ringhio” Gattuso dalla Svizzera, qualche settimana fa.
«E’ evidente che il rapporto con Allegri era ormai compromesso. All’Inter può sicuramente ritrovare l’entusiasmo di cui lui ha bisogno», questo è il pensiero di Eugenio Fascetti – un uomo di sport che sicuramente non ha peli sulla lingua – sulla decisione di Cassano di lasciare Via Turati. Alla luce di ciò, riflettendo, forse in maniera contorta, ci siamo chiesti se la dirigenza milanista, dovendo attuare il fair play finanziario, non abbia usato il cattivo rapporto dei suoi giocatori di maggior carisma col tecnico toscano per metterli alla porta senza spingerli troppo alle spalle?
Nel campo investigativo di solito due indizi fanno una prova, e qui di indizi ce ne sono a iosa per sostenere l’accusa. Passando al secondo punto, diciamo apertamente che non ci convince neanche la strategia di mercato del club di Milanello. Una società titolata come quella rossonera che in virtù del fair play economico decide di rifondarsi, dovrebbe fare tutto il contrario di quello che sta facendo in questo calcio mercato. Se vuoi continuare a vincere almeno in prospettiva futura senza spendere barche di soldi, come hai fatto fino ad oggi, devi puntare sui giovani: quelli che hai in casa e quelli che devi scoprire al di fuori del tuo orto, prima che ci arrivino gli altri. Proprio come fa l’Udinese di Giampaolo Pozzo. Ma a differenza della società friulana il Milan una volta costruiti i propri campioni non avrebbe la necessità di venderli a tutti i costi per fare cassa.
In questa logica che è l’unica che può riportare, low cost, la squadra meneghina agli allori di una volta, ci domandiamo cosa c’entrano gli “attempati” Giampaolo Pazzini (28 anni), Sulley Muntari (28 anni), Riccardo Montolivo (27 anni), Bakaye Traoré (27 anni), per raggiungere il colmo con l’insensata trattativa di Ricardo Kakà (costoso e avanti con l’età)! E gli Acerbi e i Constant, etc., con tutto il rispetto, appaiono acquisti di un club di seconda fascia…
Salvatore Grasso