In Cina in migliaia oggi hanno assediato l’ambasciata del Giappone a Pechino e altre sedi  diplomatiche distribuite nel Paese asiatico. Si è trattata della più grande  protesta anti-Giappone mai registrata finora in Cina. A scatenare il contrasto  ancora una volta la disputa sulla sovranità delle isole Diaoyu per i cinesi e  Senkaku per i giapponesi. Tra Cina e Giappone è quindi di nuovo salita  alle stelle la tensione a causa dell’annosa questione legata alle isole Diaoyu-Senkaku. Si tratta di un gruppo di  8  isolette, Uotsuri Jima, Kuba Jima, Taishō Jima, Minami Kojima, Kita Kojima, Okino Kitaiwa, Okino Minami-iwa e Tobise. Praticamente dei grandi scogli disabitati,  che si trovano nel mar cinese orientale e  che sono amministrate dalla prefettura di Okinawa, ma la cui sovranità  territoriale è contesa da Pechino a Tokio. Il lungo contenzioso, a  tratti duro, sulla territorialità delle isolette tra i due Paesi asiatici è praticamente  esploso negli anni settanta quando fu scoperto che il loro mare molto pescoso  ed era anche ricco di petrolio e gas naturale. Il 10 settembre scorso il governo giapponese ha  dato il suo via libera all’acquisto di 3 delle 5  principali isole che compongono le Senkaku di proprietà di una famiglia  giapponese. Si tratta delle Uotsuri Jima, Kita-Kojima e Minami-Kojima. Un’operazione  che si ipotizza abbia il costo di 20,5 miliardi di yen  pari a 20,5 milioni di euro. Una decisione questa, che  però, non è piaciuta ai cinesi ed ha finito per scatenare la loro rabbia e far  di nuovo salire la tensione tra i due Paesi asiatici fino ad un livello che non  si registrava più da tempo. La volontà cinese di non  voler cedere nel contezioso traspare interamente dalle parole dette dal primo  ministro cinese Wen Jiabao: “La Cina non farà assolutamente nessuna concessione  sulla questione che riguarda le isole Diaoyu, contese da Pechino e dal  Giappone”. “Le isole Diaoyu sono parte innata del territorio cinese”,  ha ribadito Wen Jiabao. Dopo che fino a giovedì  scorso le proteste anti-Giappone erano rimaste a livelli contenuti oggi a Pechino  e altre città cinesi si sono svolte numerose manifestazioni anti-Giappone di  una certa durezza. Si stima che almeno 60mila persone abbiano partecipato a  queste proteste contro il piano nipponico. Le manifestazioni anti-Tokyo si sono  svolte in particolare davanti alle sedi diplomatiche giapponesi. A Pechino, i  manifestanti sono entrati in contatto con la polizia quando hanno tentato di  entrare nella sede diplomatica giapponese della capitale cinese. I cinesi protestano contro  il piano annunciato dal Giappone che per Pechino equivale ad una  nazionalizzazione delle isole contese da parte di Tokio. Ieri i cinesi hanno  inviato al largo delle isole contese una squadra di 6 pattugliatori. “Per far  rispettare la legge”, ha spiegato Pechino. Purtroppo deve essere stato proprio  questo gesto, compiuto dalle autorità cinese, a dare una spinta in avanti alle  proteste facendole diventare più dure e facendo innalzare il livello di  violenza. Una situazione che è davvero  preoccupante visto che anche il ministro degli Esteri giapponese, Koichiro  Gemba, in visita ufficiale in Australia, ha interrotto il suo viaggio per fare  ritorno immediato a Tokyo e seguire da vicino l’evolversi della situazione. E’  chiaro che la  disputa per queste isole è  ormai al suo culmine. Questa contesa territoriale però, non è l’unica. Ci sono  altre che riguardano sempre il Giappone e la Cina oltre che Paesi come la  Russia e la Corea del Sud che si contendono tra loro la sovranità di numerosi ‘isolotti’  che hanno la ‘fortuna’ di emergere in area marina in cui sono stati scoperti importanti  giacimenti di petrolio e gas naturali e il cui mare è noto per la sua pescosità. Il Giappone uscito sconfitto  dalla seconda Guerra Mondiale si è visto ‘togliere’ diverse isole. Proprio nei giorni scorsi è  ripreso il dialogo tra Giappone e Russia per quanto riguarda il contenzioso  territoriale sulle isole Curili. Il Giappone ne rivendica la sovranità, mentre  la Russia le amministra dopo averle strappate all’ormai agonizzante Giappone, dopo  le due bombe atomiche, alla fine della seconda guerra mondiale. L’allora Urss infatti, invase  e occupò Kunashiri, Etorofu, Shikotan e Habomai, le quattro isole di situate a  nord di Hokkaido, dopo aver dichiarato guerra al Giappone ormai capitolato  davanti alle potenze occidentali. Fino ad allora la Russia non aveva mai vinto  nessun confronto militare con il Giappone. A causa di questo contenzioso aperto  non è stato nemmeno firmato nessun trattato di pace tra Russia e Giappone, per cui i due Paesi sono da considerarsi praticamente ancora in guerra tra loro. L’8 settembre scorso il presidente  Vladimir Putin e il premier nipponico, Yoshihiko Noda hanno definito i termini  di un incontro tra viceministri da tenere in autunno sul caso che riguarda la  sovranità delle Curili.  Il Giappone ha anche un altro  contenzioso territoriale aperto. Si tratta di quello con la Corea del Sud e  riguarda le isole Takeshima per Tokio e Dokdo per Seoul situate nel mare del  Giappone.

Ferdinando Pelliccia