Stamani il primo turno delle elezioni presidenziali in Somalia è finito con un nulla di fatto. Non avendo nessuno dei candidati raggiunto il quorum richiesto nessuno è risultato il vincitore. Si passa quindi al secondo turno che vedrà fronteggiarsi l’uno contro l’altro il presidente somalo uscente, Sharif Sheikh Ahmed e il candidato della società civile, Hassan Sheikh Mohamoud. Il primo ha ricevuto 64 preferenze il secondo 60. Al ballottaggio, secondo le leggi elettorali vigenti, dovevano partecipare anche altri 2 candidati. Con 30 voti il primo ministro uscente, Abdiweli Mohamed Ali e con 27 voti Abdikadir Osoble. Questi ultimi due hanno però, dato forfait rinunciando a partecipare al secondo turno. Per la vittoria al primo turno era necessario conseguire la maggioranza di almeno i due terzi dei voti. Nel caso in cui nessuno dei candidati raggiungeva questa soglia è previsto che i quattro candidati più votati accedano poi, al ballottaggio. Un secondo turno che sarà sempre a maggioranza qualificata. In caso di un eventuale terzo turno, stavolta a maggioranza semplice, si affronteranno invece, solo i due candidati vincitori del turno precedente. Visto le circostanze con molta probabilità la Somalia saluterà il suo nuovo capo dello stato già alla fine del secondo turno. Le consultazioni per l’elezione del nuovo presidente somalo si sono svolte a Mogadiscio. I deputati somali, che dovevano eleggere il nuovo capo dello stato, si sono riuniti, per motivi di sicurezza, all’interno dell’Accademia di polizia della capitale somala. La votazione si è svolta a scrutinio segreto. A chi sarà eletto alla maggiore carica dello stato spetterà il compito di nominare il nuovo Premier che a sua volta dovrà poi, formare il nuovo governo somalo. L’elezione di un nuovo presidente dovrebbe ridare, secondo gli intenti della comunità internazionale, la stabilità politica che manca da tempo al Paese del Corno d’Africa. L’elezione del Presidente somalo era prevista entro il 20 agosto scorso, data in cui scadeva mandato del governo federale di transizione, Tfg, e del presidente in carica, ma per diverse vicissitudini, tra il cui il ritardato accordo per l’elezione del presidente del Parlamento, senza cui questi non poteva riunirsi per eleggere il nuovo Capo dello stato, è slittata ad oggi 10 settembre. Il compito, a cui In Somalia, il neo nato parlamento somalo è stato chiamato è praticamente arduo. Scegliere un nuovo capo dello stato per il Paese del Corno
D’Africa, che è senza un governo democraticamente eletto dal popolo da oltre 20 anni, è infatti, difficilissimo a causa dei contrasti tra le varie forze politiche somale e non solo. Praticamente quella cronica instabilità, che l’ha fatta da padrona per oltre un ventennio, dalla caduta del regime dittatoriale di Siad Barre, nel 1991, condiziona fortemente qualsiasi tentativo di rispristino delle regole democratiche nel Paese. La Somalia in tutti questi anni è stata infatti, terra di nessuno dove i vari Signori della guerra si sono combattuti tra loro per il predominio e dove oggi i miliziani islamici degli al Shabab minano la sua integrità territoriale essendo riusciti a controllarne una gran parte. Il Tfg, fortemente voluto e sostenuto economicamente dalla comunità internazionale, ONU e Ue in testa, fin dal suo insediamento, nell’ottobre del 2004, non è mai riuscito, almeno da solo, a ristabilire l’autorità centrale in tutto il Paese africano che è sempre più diviso e subisce quasi inerme l’aggressione armata dei mujaheddin islamici filo al Qaeda. Alla fine il Tfg è riuscito solo a controllare alcuni quartieri della capitale Mogadiscio, mentre il resto del Paese in meno di 5 anni, dal 2007, cadeva nelle mani dei miliziani islamici. Tutto questo ha portato l’anarchia nel Paese africano prima e poi, una forte instabilità politica dopo, dando spazio anche ad una dilagante corruzione. Un mare di dollari in aiuti umanitari e non solo, sono giunti a Mogadiscio e
per tanti la tentazione è stata forte. In questi anni di governo transitorio l’appropriazione indebita di fondi e di aiuti umanitari è stato lo ‘sport’ più praticato nel Paese. Mentre i conti correnti bancari esteri di pochi ‘eletti’ lievitavano sempre di più, nel Paese africano milioni di persone perdevano tutto e vedevano invece, il loro status trasformarsi in profughi o rifugiati e altre centinaia di migliaia morivano a causa degli stenti e della guerra. Le elezione presidenziali in corso dovrebbero mettere fine a questo lungo periodo di transizione e dare una svolta decisiva
al Paese africano, almeno si spera. Non ci sono più attenuanti per nessuno. Il mandato del Tfg è finalmente scaduto, senza possibilità di ulteriori rinnovi, lo scorso 20 agosto. Con l’elezione e insediamento, l’8 agosto scorso, del nuovo Parlamento somalo si è dato finalmente il via alla fine di quel fallimentare processo politico di stabilizzazione iniziato ben 8 anni fa e che di certo nei programmi di chi lo aveva voluto non doveva durare così tanto. L’elezione di Mohamed Osman Jawari a nuovo presidente somalo, il 28 agosto scorso, è stata un’importante tappa di questo processo che si dovrebbe ora concludere con l’elezione del nuovo capo dello stato. Che sia eletto presidente Sharif Sheikh Ahmed, indicato da
molti come l’emblema del fallimento del processo di transizione e favorito nella vittoria, oppure Hassan Sheikh Mohamoud, rivelatosi una vera e propria sorpresa e considerato però, improbabile vincitore, l’importante è che la Somalia abbia il suo governo centrale democraticamente eletto il resto poi, verrà da solo.
Ferdinando Pelliccia