In un autunno insolitamente mite, col sole che senti forte sulla pelle, c’è il gelo ad Orzinuovi paese della bassa bresciana.

Eugenio, tredici anni (ne avrebbe compiuti quattordici a breve), non c’è più e non c’è nemmeno una spiegazione per quello che è accaduto. Nessuno trova pace da ieri. Genitori, parenti, i tantissimi amici, la comunità intera.

Dopo la scuola aveva pranzato dai nonni, poi il ritorno a casa. La madre era uscita per andare a prendere il secondogenito a scuola. Una volta solo il ragazzo ha preso il fucile di proprietà del padre e ha sparato su di sé il colpo mortale. Inizialmente si era pensato ad un colpo partito per errore. Poi, accanto al corpo, è stato rinvenuto quel biglietto di scuse indirizzato a mamma e papà.

Descritto come un ragazzo tranquillo, vivace quanto basta, con quella grande passione per il pallone. Anche domenica era, come sempre, al campo dell’oratorio per una partitella fra amici.

Cosa sia successo, cosa abbia spinto un giovane della sua età a togliersi la vita, se lo chiedono tutti. Tutti. Non c’è pace. C’è il tormento per non avere colto il disagio di un adolescente. La sua era una famiglia attenta e in paese molto stimata. Lui, un figlio tanto amato.

La madre esce di casa e forse dice: “Torno tra poco, ci vediamo dopo”.

Ma il dopo non c’è più. E se c’è è solo disperazione, angoscia, impotenza.

Per ora restano mille domande senza risposte e un immenso dolore. E ancora quel freddo gelido in paese, sotto un sole caldo, in questo insolito e tragico autunno.

Emanuela Biancardi