Tra non molto Romano Prodi  vestirà i panni di inviato speciale ONU per  il Sahel.  Che sia idoneo a questo  incarico ne sembra convintissimo il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon  che ne ha proposto la nomina al  Consiglio di Sicurezza.  In questi giorni infatti, il  numero uno del Palazzo di Vetro di New York ha scritto al presidente del CdS,  l’ambasciatore guatemalteco Gert Rosenthal per ufficializzare la nomination di  Prodi su sua proposta. Se nessuno dei rappresentanti dei 15 Paesi membri che  compongono il Consiglio di Sicurezza non avranno da obiettare per Prodi la  nomina è sicura. Secondo indiscrezioni sembra che il CdS ONU prenderà  ufficialmente atto della nomina di Prodi, approvandola, nella  seduta di martedì prossimo alle ore 10 di New York, le 16 italiane. Nessuno nutre dubbi sulla conferma della nomina specie per il  fatto che Prodi, come lo stesso segretario generale ONU ha ribadito, vanta una lunga e indiscutibile carriera che lo ha  visto alla guida del governo in Italia e prima ancora presidente della  Commissione Europea oltre che, fortemente impegnato nella diplomazia internazionale come fautore di consenso. Dal settembre del 2008 poi, l’ex presidente del  Consiglio dei ministri italiano presiede il Gruppo di Lavoro ONU-Unione  Africana, Ua, per le missioni di pace in Africa. Il nuovo incarico offerto a Prodi è di  fatto pe rlui il compimento di un impegno decennale da parte sua verso il Continente  africano, che gli è valso una fittissima rete di contatti con capi di Stato e  di governo. Il Sahel è una regione semidesertica del Mali nell’Africa sub-sahariana colpita dalla  fame, dalla guerra e a rischio epidemie. Nella regione è in corso una  catastrofe umanitaria senza paragoni causata da una crisi alimentare aggravata  da una terribile siccità e conseguenti scarsi raccolti. Per l’UNICEF nel 2012 oltre  1 milione di bambini sotto i 5 anni sono a rischio morte per malnutrizione  grave e acuta.  A causa poi, del conflitto  interno in corso nel Mali, che ha prodotto esodi di massa verso i Paesi  confinanti, gli aiuti stentano ad arrivare e l’intera regione è terra di  nessuno in preda a bande di predoni e guerriglieri e di recente la situazione è  diventata ancor di più instabile a causa di un golpe militare che nel mese di marzo  scorso ha deposto il presidente del Mali, Amadou  Toumani Touré creando un vuoto di potere che ha dato  modo ai ribelli tuareg di prendere il controllo di gran parte del Paese  africano e agli estremisti islamici legati ad Al Qaida di diversi territori del  nord entrando però, in diretto conflitto con i guerriglieri Tuaregh. Per far fronte a questa  situazione davvero ingarbugliata è nato un progetto. Con il sostegno ONU, UA ed  Ecowas si è pensato di dare vita ad una forza militare multinazionale per il  Mali. In questo modo si spera che le truppe del Mali riescano a strappare il  controllo del nord del Paese ai ribelli che ora si sono resi praticamente  indipendenti dall’autorità centrale. In Italia, in attesa della conferma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni,  si moltiplicano le manifestazioni di giubilo per il nuovo e prestigioso incarico che verrà affidato a Romano Prodi. L’ex presidente del consiglio è anche tra i papabili per la succesione alla segreteria generale dell’ONU di Ban Ki -moon.

P.F.