In questi ultimi giorni la stampa esce da un incredibile torpore mediatico sulla vicenda dei nostri 2 Fucilieri del San Marco, illegalmente ed illegittimamente trattenuti in ostaggio in India, da quel fatidico 15 febbraio, per pubblicizzare una iniziativa di legge, tenuta finora pudicamente nascosta, che fa riferimento ad un Accordo stipulato fra l’Italia e l’India, in merito allo scambio di  prigionieri  nei paesi in cui risiedono o ove è avvenuto il reato e quindi la conseguente condanna. Qualcuno parla prudentemente di ‘’paracadute’’, qualche altro di ‘’escamotage’’ per far rientrare i nostri Fucilieri in Italia, qualora fossero processati e condannati dalle ‘’civili’’ Corti indiane, a prescindere dal  Diritto internazionale e dalla loro immunità speciale, quali soldati  comandati dal nostro Stato ad adempiere ad una specifica missione antipirateria : di fatto sarebbero omologati a delinquenti comuni che trafficavano droga, o che hanno commesso qualche omicidio in terra straniera.    Forse abbiamo davvero perso la bussola, ma nello sbandierare un ‘’successo legale’’ almeno si abbia un poco di  pudore residuale,  per tacere del senso dello Stato!

La speranza di riportare a casa i nostri 2 Fucilieri deve essere sempre forte  ma bisogna ben vedere ‘’come e quando tornano’’; prima di tutto, è dovere di uno Stato degno di questo nome, battersi con ogni mezzo  per il giusto e sacrosanto riconoscimento reciproco del Diritto internazionale per cui la giurisdizione e la facoltà di giudicarli  sono specifici Diritti della Nazione ‘’di bandiera’’, cioè  della nave su cui è avvenuto il fatto, e di nessun altro: quindi è italiana , ne’  gli indiani  possono arrogarsi un diritto che non hanno. Se la Corte Suprema di Delhi non intende riconoscere tale sacrosanto Diritto, lo Stato italiano deve porre in atto delle azioni e iniziative legali, trasparenti, senza acquiescenze diplomatiche e soprattutto senza venir meno alla propria dignità ( ne sono state suggerite, invano, diverse in precedenza!): pare che invece, con equilibrismi forensi, pseudo-legali e di totale compromesso sul piano logico e statuale, siano stati avviati dei provvedimenti –ora in itinere- peggiori del male stesso, pur di far rientrare – a prescindere dalle conseguenze, e dal loro status- i nostri Fucilieri. Non sarebbe certamente  bello e dignitoso farli  rientrare, anziché a casa o al San Marco, imprigionati per un tempo indefinito, ancorché nelle carceri italiche!  Non si può vivere di ‘’annunci’’ mediatici che suffragano ipocrisie e debolezze di una Nazione, facendoli apparire come vittorie: questo è poco onesto nei confronti di cittadini, e soprattutto nei  riguardi di quei ‘’cittadini con le stellette’’ che hanno ‘’giurato’’ di difenderne e tutelarne le Istituzioni! Certo, bisogna far tornare in Italia i nostri 2 Fucilieri, ma a testa alta, non da detenuti ; soprattutto non  dovendosi vergognare di aver sottoscritto un compromesso che ne riconosce implicitamente la colpevolezza : davvero oltre il danno la beffa. Sì, perché pare che l’ineffabile Corte Suprema indiana non ha alcuna intenzione di sbugiardare la propria polizia, la propria magistratura e quella del Kerala che non vede l’ora di continuare il processo per omicidio volontario e per gli altri vergognosi capi d’accusa nei riguardi dei gloriosi del San Marco. Ora comunque ci  stanno pensando i nostri capi che, avendo già sottoscritto un accordo con gli indiani il 10 Agosto, di cui solo oggi si viene a conoscenza, lavorano  alacremente per trasformare  tale trattato in legge nazionale, pare con l ‘ assenso e unanimità almeno della Camera ! Tutti o quasi concordi nel sostenere che tale accordo ‘’è molto utile…anche se da applicare in ultima istanza..’’ L’atto della Commissione Affari e Giustizia (sic!)  A. C. 5521, condiviso all’unanimità,meno uno,  è tanto più deprecabile in quanto incentrato sulla vicenda dei 2 Marò; così in sintesi recita ..’’allo scopo  di sviluppare la cooperazione tra Italia e India si concorda nel trasferimento delle persone condannate al fine di facilitarne la ‘’riabilitazione sociale..’’ … ciascun provvedimento di trasferimento riguarda un caso singolo. Il trasferimento delle persone condannate implica comunque,……la continuazione dell’esecuzione della condanna, salvo l’ipotesi di un’eventuale revisione che resta di competenza dello Stato trasferente, … ovvero l’ipotesi di concessione di grazia, amnistia e indulto…..’’. E nell’illustrare  la proposta  il relatore aggiunge ..’’Ritiene, peraltro, non possa sfuggire a nessun collega l’importanza di migliorare in questa materia delicata il quadro giuridico pattizio bilaterale, al fine di accrescere il livello di fiducia reciproca tra i due ordinamenti, chiamati in questa fase a dirimere la nota controversia dei marò italiani sotto processo nel Kerala, che è seguita con apprensione e partecipazione non solo dal Parlamento ma anche da tutta l’opinione pubblica’’. Mah!

Al comune cittadino si rimandano le riflessioni (non le flessioni) sul  livello di indecenza di un simile provvedimento; davvero se questo è il rimedio per i nostri 2 Fucilieri è meglio il male di affrontare , se proprio saranno costretti, a ‘’testa alta ‘’ il processo indiano. Infatti , tale soluzione giuridico – diplomatica,  è  tutt’altro che ‘’molto utile’’ per i  nostri Fucilieri!!; presuppone che abbiano da scontare più di un anno di carcere al momento di essere trasferiti, oltre al tempo per almeno due giudizi successivi del Tribunale ed Appello, che- visti i tempi indiani- significa almeno altrettanto tempo! : ma, innanzitutto, una soluzione del genere  è  fortemente lesiva della dignità dei 2 Marò e di quella nazionale, se ancora esiste in questa Nazione in totale declino. Poi, quando dovessero rientrare in Italia, in prigione, si vedrebbero privati, per legge militare, del Servizio e molto probabilmente sarebbero colpiti con la perdita del grado, siccome  in stato di detenzione, oltre ad altre negative conseguenze.      I paradossi contenuti nell’A.C. sono evidenti;  l’uso di termini come “riabilitazione”, -ma di cosa si parla? di cosa devono riabilitarsi?-  nei confronti dei nostri Sottufficiali suonano  come  uno schiaffo se non un’offesa; se si pone, infine, l’attenzione su quanto chiaramente specificato che solo lo “Stato trasferente” (cioè l’India) avrebbe la  facoltà di modificare la pena comminata dallo stesso…allora cascano le braccia : ciò significa che se i nostri venissero condannati in India e successivamente prosciolti in Italia dovrebbero comunque scontare, sia pure in Italia, la condanna inflittagli dal tribunale indiano!. Questi sono i motivi, fra molti altri, che dimostrano l’attivismo negli ‘’annunci’’ di  leggi inutili se  non dannose, che non corrispondono assolutamente a quello di cui gli individui necessitano, ma  discendono da superficiali compromessi , a prescindere dai fini autentici, implicando tuttavia  costi ‘’valoriali e logici’’ davvero inaccettabili.  Speriamo solo che ci sia un rapido ravvedimento  nell’esame al Senato  del predetto A.C. ; non è in questo modo che vogliamo ‘’a casa’’  i nostri 2 Fucilieri, e sono convinto che loro stessi non accetterebbero  un tale nefando,  ASSURDO ed INDECENTE provvedimento per farli tornare in Italia in catene, stando sempre alla mercè indiana per l’eventuale mitigazione della pena!  Li vogliamo sì a casa, quanto prima, ma a testa alta e con la dignità e l’onore non compromessi. Tutto dipenderà ora dall’esame dell’atto al Senato che, ci auguriamo, sia illuminato.

Giuseppe Lertora