A oltre 6 anni dai fatti, 3 processi cercano di far luce sulle vicende che ruotano intorno ad Aleksandr Litvinenko, alla sua morte e ai suoi rapporti con la Commissione Mitrokhin.

 

Londra, venerdì 2 novembre 2012. Udienza preliminare al processo per la morte dell’ex colonnello del Kgb Aleksandr Litvinenko, avvenuta per avvelenamento da polonio 210, un rarissimo isotopo radioattivo, il 23 novembre 2006.

Presieduta dal giudice dell’Alta Corte Sir Robert Owen, l’udienza ha registrato non pochi colpi di scena. Il governo britannico e quello russo potrebbero infatti essere obbligati a testimoniare nonostante la riluttanza finora dimostrata. Maya Sikand, avvocato di Marina Litvinenko vedova del defezionista russo, ha aggiunto che l’invito a testimoniare dovrebbe essere esteso all’Fsb (Federal Security Service), il servizio segreto civile russo, ma anche all’MI6 (Military Intelligence, Sezione 6), l’agenzia di intelligence britannica per l’estero.

Nel mese di dicembre ci sarà una nuova udienza che definirà l’ambito esatto dell’inchiesta. Infatti se in un primo tempo i presunti responsabili dell’avvelenamento di Litvinenko erano stati individuati da Scotland Yard negli ex agenti del Kgb Andrei Lugovoi (oggi deputato alla Duma) e Dimitry Kovtun, il consulente del team legale del coroner Hugh Davies, ha sostenuto che vanno prese in considerazione tutte “le numerose differenti e controverse teorie” emerse negli anni.

In questa ottica non va quindi esclusa una responsabilità diretta dello Stato russo, ma anche quella dello Stato britannico, sia come mandante dell’omicidio (un portavoce dell’Alta Corte ha poi dichiarato all’Agenzia France Press che in realtà questa possibilità è frutto di una errata interpretazione delle parole di Davies), sia per non aver predisposto e adottato le misure ragionevoli e necessarie per proteggere il cittadino britannico Litvinenko da un rischio reale e immediato per la sua vita.

Ma anche altre ipotesi, secondo Davies, andranno vagliate e approfondite: per esempio un coinvolgimento dell’oligarca russo Boris Berezovsky, nemico giurato di Putin e per il quale Litvinenko lavorava, così come andranno verificate anche eventuali responsabilità della mafia spagnola, di gruppi ceceni, nonché di Alexander Talik, stretto collaboratore di Lugovoi.

Da chiarire potrebbe essere anche la posizione di Mario Scaramella per via dei suoi presunti stretti rapporti coi servizi inglesi e dunque potrebbe emergere una eventuale sua responsabilità connessa alla presupposta negligenza dell’MI6 relativamente alla sicurezza di Litvinenko. Del fatto che Scaramella fosse un “agente” inglese ne parlò esplicitamente il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga nel libro Nuovissime picconate (Aliberti, 2009), scritto con Claudio Sabelli Fioretti.

C’è però un altro fatto di una certa rilevanza che emerge dall’udienza preliminare del processo londinese ed è che nell’inchiesta sia comparso, come stretto associato di Lugovoi, il nome di Alexander Talik. Esso ci riporta indietro alle vicende che abbiamo già ampiamente trattato nel libro Periodista, di la verdad! Controinchiesta sulla Commissione Mitrokhin, il caso Litvinenko e la repubblica della disinformazione (Giraldi, 2008) ma più volte ripreso anche su queste pagine.

Come si ricorderà, Mario Scaramella, consulente della Commissione Mitrokhin dal dicembre 2003 fino al termine dei lavori nel marzo 2006, è la persona che si incontrò nel primissimo pomeriggio del 1° novembre 2006 al Sushi bar Itsu di Piccadilly Circus proprio con Aleksandr Litvinenko. Secondo la ricostruzione di Scotland Yard, Litvinenko era già stato avvelenato quella stessa mattina in una stanza dell’Hotel Millenium, dove aveva incontrato i suoi ex colleghi Lugovoi, Kovtun e Vyaceslav Sokolenko.

Litvinenko era stato una delle fonti di informazione più importanti per Scaramella nell’espletamento del suo mandato per la Commissione Mitrokhin, ed era stato proprio Litvinenko a segnalare a Scaramella nell’ottobre 2005, l’arrivo in Italia di un carico di armi che vedeva coinvolto l’ex agente del Kgb Talik.

A seguito della denuncia che Scaramella inoltrò ad un Commissariato di Napoli, città nella quale risiedeva Talik, Scaramella verrà indagato per calunnia. Arrestato il 24 dicembre 2006, resterà in carcere e agli arresti domiciliari fino al febbraio 2008.

Litvinenko fu anche colui il quale fornì a Mario Scaramella l’informazione secondo la quale nella Repubblica di San Marino vi era uno dei più importanti depositi di denaro proveniente dal Pcus (il partito comunista dell’ex Unione sovietica), denaro che veniva utilizzato per operazioni speciali ed era gestito direttamente da Vadim  Zagladin (1927-2006), collaboratore prima di Leonid Breznev e poi di Mikhail Gorbaciov.

Una delle operazioni speciali che Litvinenko aveva denunciato presso l’ambasciata americana di Ankara, dopo la sua fuga in occidente nell’ottobre 2000, fu quella che aveva portato all’eliminazione di Dzhokhar Musayevich Dudaev, generale delle forze aeree sovietiche poi leader ceceno e primo presidente della Repubblica cecena di Ichkeria. Dudaev venne assassinato il 21 aprile 1996 con due missili a guida laser. Secondo Litvinenko la tecnologia era stata ottenuta corrompendo con un milione e mezzo di dollari un funzionario federale americano. La somma necessaria, a detta del defezionista russo, era stata prelevata proprio dalle banche che custodivano i fondi segreti dell’ex Pcus in Germania e a San Marino.

Nei successivi racconti di Litvinenko emerse un’altra eventuale operazione speciale che portava a San Marino. Essa riguardava un presunto traffico di uranio arricchito, ossia di valigette contenenti “sostanze radiologiche da combattimento” o veri e propri ordigni nucleare tattici di limitata potenza (fino a 1 chilotone e mezzo).

Secondo una informazione circostanziata, la prima settimana del giugno 2005, nell’area riminese doveva transitare una di queste valigette.

È per questa vicenda che Mario Scaramella, il quale denunciò questo presunto traffico alla procura bolognese competente in materia di antiterrorismo, è attualmente imputato in un procedimento penale per calunnia nei confronti di un ex alto funzionario del partito comunista sammarinese, l’avvocato Alvaro Selva. Di questa vicenda abbiamo già trattato nell’articolo “A volte ritornano. Mario Scaramella e il processo a Rimini… Come andrà a finire?”, pubblicato su LiberoReporter il 20 ottobre 2012.

(http://www.liberoreporter.it/index.php/2012/10/Speciali/a-volte-ritornano.html)

In merito a questo processo, il 22 ottobre 2012, presso l’Aula d’Assise “Falcone Borsellino e delle loro scorte” del Tribunale di Rimini, si è tenuta l’udienza che ha visto l’imputato Mario Scaramella rispondere alle domande del pubblico ministero Paolo Giovagnoli. Il controinterrogatorio è stato tenuto degli avvocati della difesa Massimo Krogh e Sergio Rastrelli, mentre l’avvocato di parte civile Antonio Zavoli non ha posto alcuna domanda all’imputato. Complessivamente l’interrogatorio di Scaramella è durato, senza interruzioni, più di 3 ore e mezza. La sua deposizione, iniziata alle 10.43, è infatti terminata alle 14.21.

L’udienza è stata poi ufficialmente chiusa dal giudice monocratico Silvia Corinaldesi alle 14.36, dopo che erano state stabilite le date, il 7 e il 16 novembre, per le successive udienze, dedicate all’ascolto dei testimoni della difesa.

Oltre alle telecamere di LiberoReporter, in aula a Rimini era presente una troupe dell’emittente televisiva statale russa RTR Rossiya 1, guidata dalla giornalista e reporter freelance Olga Kameneva.

Come noto, in contemporanea al procedimento riminese e a quello già citato in Gran Bretagna, la vicenda della morte di Litvinenko è oggetto di un’inchiesta anche a Mosca, dove Mario Scaramella è indicato come un possibile attentatore della vita di Litvinenko.

Il 29 ottobre 2012 cinque giornalisti russi, guidati da Andrey Kondrasciov, speaker del telegiornale del primo canale della televisione di Stato della Federazione Russa, si sono recati a Capri all’Hotel Excelsior Palace, dove pare che all’epoca dei fatti, ovvero verso la fine di novembre 2006, furono trovate tracce di polonio 210 nella stanza numero 22 dove aveva alloggiato proprio Mario Scaramella.

La Corte di Appello di Roma avrebbe inoltrato alla Procura generale della Federazione Russa e alla Commissione militare inquirente, un documento segreto che confermerebbe la presenza di polonio nell’albergo di Capri. In quei frenetici giorni del novembre-dicembre 2006 furono ispezionati dai vigili del fuoco della sezione emergenze nucleari e radiologiche anche il Senato della Repubblica (dove Scaramella aveva tenuto una conferenza stampa con Paolo Guzzanti, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul dossier Mitrokhin dal 2002 al 2006), la sezione distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli (dove Scaramella operava come giudice onorario), l’abitazione e la scuola dei figli del consulente napoletano, alla ricerca, vana, di tracce del pericoloso isotopo radioattivo.

Un altro mistero ancora, come se non bastasse, rende la vicenda oltremodo complessa. Poco dopo la morte di Litvinenko, Mario Scaramella venne ricoverato presso l’University College Hospital di Londra per accertamenti. Si susseguirono notizie che lo davano per spacciato ad altre che smentivano ogni contaminazione. Ad ogni buon conto le analisi mediche realizzate dall’Atomic Weapons Military Establishment di Aldmaston, sono state secretate dal Governo britannico e sono tutt’ora coperte da segreto di Stato.

Forse il processo di Londra, che entrerà nel vivo nel gennaio 2013, anche se Alex Goldfarb, amico di Litvinenko presente all’udienza del 2 novembre, sostiene che ragionevolmente inizierà solo a marzo, permetterà finalmente di far luce anche su questo aspetto.

Tornando al processo di Rimini, mercoledì 7 novembre 2012, il testimone Pierluca Pucci Poppi, all’epoca collaboratore del presidente della Commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti, ha confermato il racconto di Litvinenko, avendovi assistito di persona, in merito ai fondi del Pcus custoditi a San Marino. Pucci Poppi viceversa non è stato in grado di dire nulla sui nomi, tra cui quello di Alvaro Selva, eventualmente fatti da Litvinenko nell’occasione.

Venerdì 16 novembre 2012 sarà la volta della testimonianza di Paolo Guzzanti, che, secondo il racconto di Scaramella, fu colui il quale lo invitò ad andare il 30 gennaio 2006 alla procura di Bologna a consegnare, proprio nelle mani dell’attuale pm Paolo Giovagnoli, la relazione sul traffico d’uranio. Giovagnoli e l’allora procuratore capo di Bologna Enrico Di Nicola erano stati sentiti il 24 e il 25 gennaio 2006 in Commissione Mitrokhin, relativamente al caso Thomas Kram e la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (vedasi: http://segretidistato.liberoreporter.eu/index.php/home/primo-piano/primo-piano/105-strage-di-bologna-la-verita-negata-e-i-tuttologi-senza-bignamino.html).

In quell’occasione, sempre secondo il racconto di Scaramella, venne concordato coi magistrati bolognesi l’incontro del 30 gennaio 2006 presso la procura felsinea, al quale però Guzzanti non poté partecipare per via di una broncopolmonite.

Gabriele Paradisi