Il filosofo esistenzialista Kafka meglio di ogni altro descrive le metamorfosi e le contraddizioni fisiche e psichiche del genere umano, con le relative trasformazioni,  i paradossi ed i conflitti spesso incomprensibili sul piano familiare e sociale. Forse anche il filosofo del ‘’contrasto’’ avrebbe  difficoltà a capire la situazione italiana oggi, che pare muoversi in un contesto surreale, trasmettendo senso di disorientamento e perfino scoramento  quando, nel quadro del contrasto alla pirateria, si analizzi la situazione in cui si trovano i 2 fucilieri di Marina detenuti in India. Essi, come noto, svolgevano un compito di protezione di connazionali imbarcati su navi mercantili , nell’ambito del contrasto alla pirateria marittima per conto  ed in base ad una Legge del Governo italiano, ed in ottemperanza a specifiche Risoluzioni ONU : quindi destinatari di immunità funzionale, da non confondere con l’impunità, come qualche stolto anti-militare ha volutamente misinterpretato! Quell’immunità che il governo indiano  non intende, invece, riconoscere ai 2 Fucilieri del San Marco dell’Enrica Lexie, così come- con incredibile pervicacia-  finora non ha riconosciuto (e sembra non intenda riconoscere) che il drammatico episodio sia occorso in acque internazionali, pretendendo una giurisdizione indiana anche fuori dalle acque territoriali e disconoscendo, dunque, il vigente Diritto Internazionale, le Convenzioni ed  i relativi Trattati. Devono sì essere processati, per il presunto omicidio di due pescatori inermi?, ma da chi ne ha la competenza, cioè dalla magistratura dello ‘’stato di bandiera’’ che, fino a prova contraria, è italiano.  Gli indiani, con scuse e giustificazioni che non depongono certo  a favore di una ‘’grande democrazia civile’’, continuano a scarrocciare la decisione della Corte Suprema di Delhi, a voler trattenere ad ogni costo i due marò e a volerli giudicare –loro- per omicidio. Ciò sta creando una situazione veramente imbarazzante, incomprensibile nei rapporti fra Stati; una vicenda kafkiana per cui all’irritamento di tanti italiani ed anche del nostro governo, di fronte ai continui sgarbi indiani, non sarebbe logico, nè giusto che l’Italia incrementasse le forze in campo per contrastare la pirateria nell’interesse soprattutto dei traffici indiani, nel loro Oceano. Sarebbe logico, caso mai, far sì che le loro navi se le scortassero da soli, e non con il notevole,  sempre maggiore, contributo degli italiani. L’India è uno dei Paesi più colpiti dal fenomeno della pirateria marittima; numerose navi indiane sono state catturate e molti marittimi indiani sono stati presi in ostaggio, ma sembra che il valore della ‘’gente di mare’’ non sia molto apprezzato da quelle parti. Quattro giorni fa –il 30 Novembre – scadeva un ultimatum dei pirati somali nei confronti di 17  indiani, fra cui diversi ragazzi, imbarcati sulla petroliera Royal Grace, sequestrata dai pirati al largo delle coste dell’Oman dall’inizio di Marzo. In caso di mancato pagamento del riscatto richiesto, avrebbero iniziato ad annegare gli ostaggi; nonostante le preghiere dei familiari impotenti e preoccupati, il governo indiano ha dichiarato che non interverrà, che non è un suo problema ma questioni fra privati…e, pertanto, ‘’Tango Foxtrot’’, si direbbe in Marina (ndr :Ti Fotti..). Certo un bell’esempio di civiltà e di tutela dei propri cittadini; quello che stride, anche se è vero che gli indiani  sono ‘’tanti’’,  è  la noncuranza nei loro confronti e, per contro – ancorchè per altri versi-  la sconsideratezza delle Leggi Internazionali e la testardaggine con cui perseguono i nostri due poveri Fucilieri.  Se è vero che, come dice il nostro Miniesteri, “Abbiamo diritti  e ragioni da vendere… e  la situazione dei due marò è di assoluta inaccettabilità e inammissibilità..sono un pezzo di Stato italiano trattenuto illecitamente in India, che provoca risentimento e sdegno nel popolo italiano…’’forse dovremo far valere quei legittimi diritti ed  agire di conseguenza, ponendo in essere quelle idee e quei propositi che non possono essere sempre contradditori e incomprensibilmente  kafkiani! In effetti, oltre a numerose azioni ‘’di bandiera’’, c’era da attendersi almeno un‘’defilamento’’delle nostre forze navali presenti nel bacino Somalo, soprattutto quando si trattava di scortare mercantili indiani, se non uno ‘’sfilamento’’di  tali assetti. Non si tratta di azioni ricattatorie ma coerenti e tutto sommato neppure ‘’hard’’; ciò, almeno  nell’ottica di evidenziare  quel risentimento nazionale non solo a parole,  nelle more di un segnale da parte delle Corti indiane, che tarda ancora ad arrivare a causa delle ferie ‘’giuridiche’’e delle latitanze varie, giacché, il 19 dello scorso mese, avrebbero dovuto riprendere i lavori! Invece sembra che l’Italia, anziché ridurre i propri sforzi in mare antipirateria, abbia rinforzato i ranghi e gli assetti navali, e abbia deciso di dichiarare una guerra senza quartiere a quei predoni del mare, tutelando- in definitiva-  maggiormente gli interessi indù; è del tutto evidente che tale iper-attività non costituisca una qualche sollecitazione  nei confronti della politica indiana, né della locale magistratura per spingerla a trattare l’affaire dei 2 Fucilieri, tutt’altro. Incidentalmente, ma anche paradossalmente, entrambe le operazioni nel bacino somalo, sia  ‘’Atalanta’’ a guida Europea, il cui Task Group  è comandato da un Ammiraglio italiano, che -quella NATO-  pure sotto il Comando di un nostro Ammiraglio a partire da 7 dicembre, e con Navi maggiori italiane sedi di Comando  Complesso , avranno una leadership italica. Si tratterà pure di una coincidenza per l’alternarsi dei Comandi fra le varie Nazioni partecipanti al contrasto della pirateria, ma l’intera situazione appare davvero kafkiana: è paradossale porgere  ‘’l’altra guancia’’; se davvero siamo ‘’sdegnati’’ dei loro comportamenti ‘’inaccettabili ed inammissibili’’.                                                                                                                                                            Sul tema delle azioni dissuasive contro la pirateria si avverte, altresì, una recente recrudescenza giuridica a livello internazionale; infatti, proprio la scorsa settimana  sono state emesse sentenze pesanti nei confronti dei pirati arrestati e sottoposti a giudizio : dai 5 anni di lavori forzati della Corte del Madagascar, ai 21 anni inflitti a tre pirati dalla Corte delle Seychelles, fino alla sentenza del Tribunale di Roma, che ha  emesso condanne dai 16 ai 19 anni di carcere per i nove pirati che hanno assalito la nave ‘’Montecristo’’, poi catturati –l’11 ottobre 2011- da un team delle Forze Speciali britanniche e trasferiti su Nave Andrea Doria per il successivo invio in Italia. Le procure e le magistrature di gran parte del mondo sono –giustamente- sul piede di ‘’guerra’’ per infliggere sonore sanzioni a questi pirati e tentare, se non di demolire il crimine della pirateria, almeno di fare giurisprudenza  ed al tempo stesso  deterrenza nello specifico settore. Quasi in ogni evento è stata sollevata, anche vivacemente, da parte della difesa dei ‘’mariuoli’’, la competenza della giurisdizione che-invece- è sempre stata confermata nello ‘’stato di bandiera’’in accordo col Diritto internazionale. Addirittura nel processo svoltosi a Roma qualche giorno fa, fu eccepito che, siccome i pirati sono stati arrestati da un team della Royal Navy, essi avrebbero dovuti essere giudicati da una corte inglese; i nostri magistrati avevano ben chiaro il problema della giurisdizione: essendo stati arrestati a bordo di una nave italiana, in alto mare, solo un tribunale italiano poteva giudicarli. Di più; anche i quattro pirati che sono stati arrestati a bordo di un ‘’dhow’’ iraniano, essendo strettamente collegati ed in combutta con gli altri, sono stati  giudicati dai nostri tribunali.                                  In sostanza tutte le Nazioni, anche quelle piccole come le Seychelles e il Madagascar, operano nel pieno rispetto del Diritto Internazionale e della Convenzione UNCLOS di Montego Bay, mentre l’India –grande democrazia ’’glissa e scia’’ sulle norme arrogandosi diritti  sulla giurisdizione, che non ha. La diplomazia sta sicuramente facendo tutte le possibili pressioni diplomatiche, anche in ambito  internazionale, allo scopo di sollecitare la Corte Suprema ad esprimersi- favorevolmente-  sulla giurisdizione; è solo  il caso di rammentare che la diplomazia, un tempo, andava a braccetto con la Marina  che esplicava una funzione fondamentale di presenza navale  non invasiva e di deterrenza, insite nella essenzialità ed efficacia della cd. ‘’Naval Diplomacy’’; spesso il solo invio o presenza nei teatri operativi di Unità Navali  o  il ritiro e l’assenza di assetti navali in certe aree critiche – come in Oceano Indiano- potrebbero costituire  un segnale assai significativo che rafforza l’indiscutibile  azione di pressing diplomatico in atto. Al contrario, le situazioni kafkiane contribuiscono a farci considerare un ‘’piccolo’’ paesino nel Villaggio globale;  se lo sdegno è davvero  alto e diffuso, allora dovremo porre in atto altre azioni, anche meno ‘’soft’’ delle parole : perché sdegno significa indignazione, ma anche affronto di un popolo che vede lesa la propria dignità.

Oggi, 4 dicembre, ricorre Santa Barbara, cara protettrice dei Marinai; si sta celebrando la Festa con la consueta sobrietà ma –per la prima volta  da quel 15 febbraio-   avvolta da una sensazione di mestizia per i nostri 2 Fucilieri ancora detenuti in India;  a loro vanno i nostri più sinceri e cari auguri ..sperando che qualcosa si muova prima del Santo Natale 2012!

Giuseppe Lertora