Italia. Anche per le banche e gli avvocati vale la stessa regola nonostante che provino a costruire coperchi di ogni misura e dimensione, costringendo l’utente a friggere nell’olio bollente delle vessazioni e dei diritti calpestati.  Ne sa qualche cosa un noto imprenditore veronese del comparto orafo che ha avuto l’idea di contestare l’applicazione di interessi da brivido al proprio istituto di credito. Non solo non ha avuto le scuse e il trattamento dovuto da parte della banca ma gli sono state revocate le linee di credito con effetto immediato e da lì a poco la chiusura dei conti correnti. Dopo anni di lotte legali ha capito che qualche cosa non funzionava e ha cambiato avvocato. A nulla è servito, tutto continuava peggio di prima. Allora si è visto costretto a consultare altri legali fuori dal territorio veronese che per fare un punto esatto della situazione hanno chiesto in visione la documentazione completa. Così l’imprenditore ha ritirato dal proprio avvocato l’intera pratica da far analizzare durante le vacanze estive e in questa occasione ha scoperto documenti sensazionali. Forse il caldo e l’atmosfera vacanziera hanno giocato a suo favore. Infatti la Banca, sette anni fa, nel 2005, dopo aver ricevuto la contestazione per l’applicazione di interessi anatocistici, aveva provveduto a fare il ricalcolo dei conti correnti e l’ufficio preposto aveva consegnato i conteggi alla sede centrale nel gennaio 2006. Da qui in poi il documento che riporta i ricalcoli rimane nel limbo fino al 2009, quando l’avvocato della banca invia i ricalcoli  al legale dell’imprenditore che lo conserva con la “massima riservatezza”, tanto che non ne ha mai fatto menzione nemmeno con il suo assistito.  Un ricalcolo fatto dallo stesso istituto di credito che ammette di aver portato via al suo cliente tra interessi anatocistici, cms, spese non dovute, variazione tassi, cifre da capogiro, di gran lunga superiori alle linee di credito di cui godeva l’azienda.  Anche il nuovo legale però usa metodi omertosi, non spiega nulla al suo assistito e rincara la dose chiedendo all’Istituto di credito una ridicola transazione per chiudere “la partita” a zero, che per altro la banca non accetta. Benissimo, per una volta il meccanismo si è inceppato, ora tutto è chiaro, la banca sa benissimo di applicare interessi anatocistici che il più delle volte sfocia in superamento del tasso soglia usura, ma tace, omette, e costringe il malcapitato a soccombere. Ci auguriamo che la legge faccia il suo corso, quello naturale, quello dovuto a qualsiasi cittadino di un paese civile.

Chissà quante aziende vivono circostanze simili, chissà quanti imprenditori vengono oltraggiati nella propria dignità. Persone, famiglie e imprese a cui è stato tolto il futuro in nome di un business scorretto e illecito, complici i traditori uniti da un ignobile disegno fatto di molte pentole di cui a volte è facile perdere i coperchi

Daniela Russo