Scompenso cardiaco, una patologia che rappresenta la prima causa di ricovero ospedaliero e  colpisce 2 milioni e mezzo di persone in Italia: su 1.000 persone sotto i 75 anni di età, 40 soffrono di insufficienza cardiaca, che fa sì che il cuore non sia più in grado di pompare una quantità di sangue sufficiente a soddisfare i bisogni metabolici dell’organismo.

Questi sono alcuni dei “numeri del cuore” emersi oggi, venerdì 14 dicembre, durante il convegno “Scompenso cardiaco più qualità della vita con la tecnologia”, organizzato da Regione Piemonte e Aress Piemonte, che ha visto confrontarsi, tra gli altri, i Direttori di Cardiologia e di Cardiochirurgia dei principali ospedali piemontesi.

Per Michele Senni, Responsabile Unità di Medicina Cardiovascolare Ospedali Riuniti di Bergamo  “Le più recenti innovazioni terapeutiche rappresentano per lo scompenso cardiaco un valido approccio poichè permettono al team specialistico multi-disciplinare una valutazione che pone il paziente al centro del percorso terapeutico. In particolare, MitraClip, sistema di riparazione valvolare per via percutanea del rigurgito mitrale, è una tecnologia innovativa che consente buoni risultati clinici, garantendo al contempo un consumo ridotto delle risorse sanitarie grazie all’inferiore durata e frequenza delle ospedalizzazioni.”

Fiorenzo Gaita, Direttore Cardiologia 1 Università degli Studi di Torino A.O. Città della Salute e della Scienza di Torino, aggiunge “In Italia 2 milioni e mezzo di persone sono affette da scompenso cardiaco; 1 su 3 necessita di ricovero ospedaliero, con una degenza media compresa fra i 9 e i 12 giorni. I costi di questa malattia, correlati per l’80% all’ospedalizzazione, corrispondono al 2% della spesa sanitaria nazionale. Per razionalizzare le risorse si possono conconcentrare le cure specialistiche di questa patologia in ospedali di riferimento: così si agevolano i pazienti e si garantisce il costante aggiornamento delle tecnologie necessarie in quelle specifiche strutture dove operano i team del cuore“.

Sebastiano Marra, Direttore Cardiologia 2 A.O. Città della Salute e della Scienza di Torino, spiega “Oggi per uno scompenso cardiaco, che colpisce tra il 2,2 e il 5% della popolazione in Europa, si muore di meno, molto di più per le complicanze di altre malattie, e i nuovi dispositivi tecnologici permettono di allungare la vita del paziente mediamente di 2 anni. L’impianto di valvole per via percutanea permette di trattare anche pazienti molto fragili, che altrimenti avrebbero una vita molto breve e ricoveri continui. I casi vanno dalla riparazione di valvole, alla chiusura di difetti che si scoprono in età avanzata, tutte metodologie meno invasive, che riducono l’impatto dell’intervento e garantiscono ai pazienti una ripresa migliore e più rapida, rispetto alla chirurgia a cuore aperto”.

Mauro Rinaldi, Direttore Cardiochirurgia Università degli Studi di Torino A.O. Città della Salute e della Scienza di Torino, afferma “Da giugno 2007 è stato attivato con delibera regionale un Network Regionale per la terapia chirurgica dello scompenso cardiaco avanzato. Si tratta di un network strutturato secondo uno schema di “hub and spoke” che coinvolge tutte le cardiologie – cardiochirurgie regionali e che ha come terminale la Struttura Complessa di Cardiochirurgia della Città della Salute e della Scienza di Torino. Da allora sono stati curati oltre 100 pazienti affetti da scompenso cardiaco avanzato presso le unità di terapia intensiva cardiologiche e cardiochirurgiche. Di questi, 77 pazienti affetti da scompenso cardiaco terminale sono stati trattati con dispositivi di assistenza ventricolare a breve o lungo termine o con trapianto cardiaco in emergenza. La sopravvivenza ospedaliera è stata mediamente del 65%”.

Paola Boscolo del Cergas dell’Università Bocconi sottolinea che “I meccanismi di finanziamento e rimborsabilità possono essere una barriera ma anche un’importante opportunità per l’accesso dei pazienti all’ innovazione. È il caso dell’esperienza di MitraClip, adottato in Germania in una fase di introduzione controllata e successivamente in una fase a lungo termine di integrazione nel sistema di finanziamento DRG. Il sistema tedesco può rappresentare una best-practice in Europa per il finanziamento dell’innovazione”.

“Il nostro compito è quello di migliorare la qualità di vita dei nostri pazienti, unendo le capacità individuali e facendo network sul territorio – conclude Sebastiano Marra – Fino ad ora abbiamo ottenuto eccelenti risultati sul versante dei ricoveri e sul recupero di una buona autonomia fisica in coloro che avevano esigenza di continue ospedalizzazioni”.