cameron_davidIl leader conservatore David Cameron anticipa oggi un referendum sulla permanenza di Londra nell’Unione Europea, da tenersi entro la fine del 2017. Cameron non rompe i ponti, ma sottolinea che nei confronti dei partner europei “la disaffezione è ai massimi storici”, e chiede ai concittadini di fare la propria scelta. Aggiunge: “Il divario fra Ue e cittadini sta aumentando drasticamente negli ultimi anni”, mentre “gli standard di vita dei cittadini scendono a causa dell’austerity. Questa frustrazione va curata”. Per il leader conservatore, l’Europa è percepita come un’entità astratta, burocratica e lontana dalle vere esigenze popolari..

La posizione della Gran Bretagna nei confronti dell’Europa è sempre stata del resto molto defilata e critica. Da sempre legati a una tradizione imperiale di cui oggi in pratica resta solo la memoria, gelosi della propria defilata insularità, uniti etnicamente e storicamente ai più potenti fratelli americani – ma da loro spesso ben poco corrisposti politicamente – gli inglesi hanno sempre guardato con diffidenza critica al vecchio continente e alle normative emananti dall’UE, pur godendo di tutti i vantaggi monetari e commerciali legati al libero scambio nell’Eurozona.
Un’insofferenza che ha radici antiche. Dopo il trattato di Roma del 1957, che sancì la nascita della Comunità Europea come mercato comune ed entità sovranazionale, si pensò presto di integrare le forze armate dei Paesi membri, soprattutto per compensare la minaccia militare proveniente dall’Unione Sovietica e dai suoi satelliti dell’Est. L’idea, in pratica,era quella di un vero e proprio esercito europeo: ma il progetto venne bloccato per l’opposizione del Regno Unito e, in seguito, dal nazionalismo della Francia di De Gaulle.
Oggi Cameron non vuole l’Euro, non vuole la Tobin Tax, finge di non capire – forse per calcoli tattici di politica interna – che ogni comunità ha le sue regole. Minaccia di rompere ma non rinuncia ai vantaggi che derivano dai rapporti con l’Unione. Auguri.

Gian Luca Caffarena