magistratiIl potere giudiziario, nello spirito dei Padri della nostra Carta Costituzionale, avrebbe dovuto costituire un ‘’contrappeso’’ autonomo e fondamentale agli altri ‘’pesi’’ e poteri – dall’esecutivo, al legislativo, al rappresentativo- della  vita civica della nuova Repubblica, nata dalle ceneri del secondo conflitto mondiale e dal precedente, ormai superato, assetto monarchico. Le vicende dell’ultimo sessantennio hanno invece evidenziato che la magistratura, sia quella  amministrativa, ma soprattutto quella  penale, ha ampliato l’influenza, e quindi il potere, in modo rilevante sulla politica e sui diversi aspetti sociali e culturali, oltre  a quelli che afferiscono direttamente l’esercizio della giustizia.  Un ‘’peso’’  assai lievitato con impatti diretti sulla vita dei cittadini; uno strumento sempre più spesso intrecciato con la politica, il quale tuttavia non ha la responsabilità delle decisioni, delle sentenze e dei pareri assunti: una riflessione  su tale potere – quasi assoluto-  appare ineludibile in una Società democratica, liberale,  e di Diritto. E, oggi, la ‘’transumanza’’di molti giudici, dalla magistratura alla politica evidenzia, per contro, una politicizzazione  ‘’pre-residente’’ che lascia dubbi  sulla Giustizia con la maiuscola che dovrebbe essere obiettiva, neutra, senza colori né simpatie, e soprattutto  garantista e logica. Ma, a ben vedere, e a carattere più generale, si rileva che il nostro Paese, nella sua evoluzione storica post- bellica, ha lasciato- tra l’altro e per vari motivi – annichilire passivamente  quei valori, principi e tradizioni che –in qualche misura – avevano caratterizzato la vita dei nostri padri e della nostra Nazione. Forse  per comodità, per leggerezza, o per indifferenza, abbiamo accettato commistioni fra ruoli istituzionali,  seguito mode sbagliate, quella del falso e facile benessere ad ogni costo, quella dell’apparire versus quella dell’essere, quella dell’ ignavia e dell’ignoranza versus  l’etica della responsabilità, quella degli interessi personali versus quelli della collettività, quella di un linguaggio ibrido e barocco che risponde solo allo slogan del politically- correct : solo pochi onesti intellettualmente  hanno avvertito nel tempo questa serie di ‘’derive’’ che, integrandosi, hanno portato alla deteriore situazione socio-culturale che oggi stiamo vivendo. Soprattutto nel campo della formazione e dell’educazione delle nuove generazioni, i colpi inferti ai giovani , alla loro mentalità e alla cultura mostrano i loro effetti nel medio – lungo termine; abbiamo abdicato alla promozione ed all’insegnamento di una qualche ‘’educazione civica’’, al travaso di quei principi fondamentali ed elementi valoriali dell’autentico Diritto e delle Libertà, ad una reale Identità Nazionale di Patria o anche Europea,  al senso del dovere ed allo spirito di sacrificio, al concetto di lealtà ed onestà:  alla dignità, alla disciplina, al senso di vergogna abbiamo pian piano anteposto i più facili paradigmi di una società ‘’liquida’’ove prevale la confusione fraintesa come piena libertà e dove ognuno stabilisce e segue le proprie regole, se quelle imposte dal ‘’vivere civile’’sono valutate  troppo onerose, impegnative , coraggiose! La famiglia, se oggi si può ancora chiamare così, ha sciolto ogni legame  e valore sociale, mantenendo prioritari solo  gli ‘’pseudo – valori’’ personali della furbizia, dell’arrivismo ad ogni costo, dell’ingordigia , del clientelismo e del nepotismo; gli stessi ‘’ideali’’ sono coltivati nelle varie micro-società e spesso vengono premiati con l’apparente successo nella vita italica.                    In tale contesto la scuola è stata periodicamente  ‘’colpita’’ con successive mistificazioni del ruolo degli insegnanti, dei docenti che si sono dovuti arrendere ad un andazzo –da quello familiare a quello sociale- che ha prevalso nei suoi aspetti peggiori, minando le fondamenta dell’istruzione e dello stesso sapere. Oggi la preparazione che ci fornisce la Pubblica Istruzione, e la conseguente reputazione ‘’culturale’’ a livello internazionale, si colloca  -secondo recenti sondaggi –  intorno all’80° posto alla pari con il Ghana : dove sono finiti i neuroni romani dei tempi antichi, dei geni di Leonardo, di Michelangelo, di Galileo, di Dante, di Manzoni, ecc? Il logorio  della messe di neuroni  cerebrali dispersi, annacquati ed appannati nel corso dei secoli può essere sicuramente una causa naturale, ma il motivo  principale va ricercato in quei  terremoti culturali che l’uomo ha prodotto nel tempo, creando le condizioni perché si imboccasse una strada sbagliata della nostra storia ,e si perseguissero modelli formativi  erronei, illusori e perfino perversi. E’ la storia di un Paese che dovrà riscattare e ricostruire la propria cultura e la propria società ripartendo dalle radici, per riconquistare un posto dignitoso nella famiglia delle Nazioni e per far sì che i propri cittadini recuperino la reputazione  e l’orgoglio di essere italiani. Ripartiamo pure dalla scuola e dalla magistratura con  quegli Organi Istituzionali che dovrebbero controllare, indirizzare e, se del caso, sentenziare anche con  sanzioni  comportamenti illeciti , obiettivamente e senza colorazioni politiche o di convenienza. I magistrati ‘’consigliori’’,  sia quelli che operano presso la Corte dei Conti per gli accertamenti ed i controlli erariali , sulle attività svolte dalla Pubblica Amministrazione, sia quelli che operano presso il Consiglio di Stato che emanano sentenze e decisioni che modificano ed orientano la giurisprudenza ,dovranno essere scelti davvero sulla base della deontologia professionale  ed attitudinale, a prescindere dalle ‘’correnti politiche’’ e da incarichi ‘’compensativi’’  per l’attività  svolta  presso altre Amministrazioni.              Un sistema ‘’rinnovato’’ in cui, per esempio, la loro attività ispettiva, di alta vigilanza e anche di normale controllo, facciano emergere  per tempo le gravi mancanze e incongruenze nei resoconti economici e finanziari di Enti Pubblici; un Paese in cui  il cittadino normale  sia tutelato, quale ‘’tax-payer’’, da quei furfanti (Batman ed altri) creati dalla nostra società ed alimentati dalla nostra politica , arruffoni, ingordi e spesso imbelli,coperti da un sistema incredibile di corruttele. Né potranno essere giustificate sentenze, apparentemente innocue ma assai illogiche e deteriori, emanate con il prezioso apporto dei Consiglieri di Stato, come l’ultima in ordine di tempo  che riguarda proprio la scuola, la formazione di base dei giovani  ed in particolare quella  favorevole ad una studentessa che copiava all’esame di maturità. Infatti, una recente sentenza settembrina del Consiglio di Stato, ribaltando una decisione del TAR della Campania, ha dichiarato illegittimo escludere una ragazza dalla maturità ‘’soltanto’’ perché sorpresa a copiare da un telefono palmare ,e …povera! poiché  -sostiene l’Alto Organismo- non si è tenuto debito conto del suo andamento scolastico e dello stato di ‘’ansia’’. Difficile non intravedere in quella decisione singolare  un nuovo colpo inferto alla credibilità della scuola italiana e ancor più al rispetto (mancato) delle regole basilari nei concreti comportamenti sociali quotidiani.  Un duro colpo alla scuola e ai docenti, ma soprattutto alla crescita dei nostri giovani che procedono con la furbizia, più che col merito, creando nel frattempo discrasie  nei giudizi e nei valori; ma anche per l’atteggiamento di quei docenti che ritengono scusabile copiare, tant’è che pare quasi il 40% degli ‘’scolari-somari’’ copiano abbondantemente anche con ‘’l’aiutino’’  buonista dei docenti! Una sentenza singolare che lascia molto amaro in bocca; il giovane italico, spesso cerca la strada più breve per strappare un risultato, che a scuola significa il miglior voto con il minor sforzo possibile, magari nel copiare un compito, senza farsi ‘’sgamare’’. E’ certamente un fatto culturale; se ci si sposta nel mondo anglo-sassone – che non è un mondo di alieni-  copiare equivale a rubare, a ingannare e viene severamente sanzionato non solo perché si ruba il sapere e l’impegno altrui, ma in quanto crea delle ingiustizie evidenti nella valutazione di merito dei soggetti : chi copia ruba e con i ladri ci deve essere una ferma e giusta intransigenza. Spesso le abitudini italiche di studenti inviati a completare gli studi o a fare corsi negli States, subiscono uno choc traumatico proprio perché sorpresi a copiare e non esiste alcun ‘’perdono’’ o comprensione per costoro che vengono rimbalzati oltreoceano per un così piccolo e veniale peccatuccio!  L’insegnamento e l’educazione a comportarsi in modo civile devono iniziare dai banchi di scuola; insegnare ai ragazzi ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni; insegnare a sbagliare per correggere i propri errori, ad assaporare il gusto della paternità delle proprie creazioni, anche se modeste: questo è il suo compito.
La scuola spesso fa le funzioni della famiglia;la affianca e può sostituirla anche quando insegna quanto sia pericoloso per la propria crescita costruire idoli da imitare fino ad identificarsi in questi, ed emulare comportamenti per ottenere risultati facili, veloci, non controllabili.
Anche impedire di copiare un compito è responsabilità della scuola; altrimenti  passa un messaggio pericoloso che svuota di ogni senso i corsi e le conferenze sulla legalità, su quel poco che resta dei ‘’pistolotti’’ di  Educazione Civica che dovrebbero avere lo scopo di formare la coscienza degli studenti e creare un poco di etica della responsabilità. Una scuola che, anziché promuovere  i valori etici che formano l’individuo, dà spazio ed enfatizza quegli antivalori che spingono sempre più i giovani a finire nelle cronache quotidiane per atti contro le norme, atteggiamenti spesso ai confini con le violenze  gratuite, comunque forieri di frustrazioni di ogni genere. Va anche doverosamente detto che la scuola, come con la sentenza  in questione, non sempre trova sostegno nelle altre istituzioni quando fa il possibile per impedire comportamenti  che possono trasformarsi in cattive abitudini. Gli effetti ed i risultati cui pervengono  tali sentenze promosse dai nostri magistrati ‘’consigliori’’, profumatamente retribuiti per emanare decisioni assai importanti, debbono  essere ponderati, di buon senso comune e  non  caratterizzati da illogicità fattuali; tanto più che le conseguenti  decisioni  sostanziano  precedenti giurisprudenziali che avallano, nel caso in specie, il garantismo dei mariuoli copiatori anche per casi analoghi futuri.  I cittadini hanno diritto a essere giudicati da una giustizia imparziale, scevra da simpatie politiche  o ideologiche precostituite , e trasparente;bisognerebbe allora  che  tali ‘’consigliori’’  scelti fossero  innanzitutto‘’responsabili’’ dei loro importanti atti e per i negativi impatti sociali delle loro sentenze:  evitare, comunque,  di  assumere  decisioni come quella di legittimare il ‘’copiare’’ che spingono  alla ulteriore deriva,  togliendo ossigeno – quel poco che resta-  alla scuola ed alla civiltà italica ormai in sala di rianimazione!