maro_ItaliaOggi Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, con un giorno di anticipo, si apprestano a lasciare l’Italia alla volta dell’India dove vi giungeranno domani mattina. Si tratta dei due sottoufficiali di marina che fino al 22 dicembre scorso si trovavano in libertà condizionata nella città di Kochi nello stato federale indiano del Kerala perché accusati dell’omicidio di due pescatori locali scambiati per pirati. L’incidente sarebbe accaduto in mare il 15 febbraio del 2012 mentre Latorre e Girone svolgevano, per conto dell’Italia, una missione antipirateria a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie. I due il 22 dicembre sono stati rimpatriati, in via temporanea, grazie ad uno speciale permesso natalizio concesso loro il 21 dicembre precedente dall’Alta Corte del Kerala. Un permesso  richiesto dai due e della durata di due settimane. In pratica esso scade domani pomeriggio 4 gennaio però, i giudici nel concederlo hanno stabilito che il rientro non debba comunque avvenire oltre il 10 gennaio prossimo. La Repubblica italiana ha garantito per iscritto che i due marò sarebbero, alla scadenza del permesso, ritornati nel Paese asiatico. L’Italia ha anche depositato una garanzia bancaria di 826 mila euro. I due militari della Marina sono trattenuti dalle autorità locali del Kerala in attesa di un processo per omicidio. Un processo che finora non si è mai svolto. Dal luglio del 2012, di rinvio in rinvio, l’udienza è ora fissata per il 15 gennaio prossimo presso il tribunale di Kollam. L’apertura del dibattimento presso la corte di Kollam, competente perchè i due pescatori morti provenivano da questo distretto, è subordinato al pronunciamento della Corte Suprema di New Delhi. Questo pronunciamento riguarda il ricorso presentato dall’Italia sulla giurisdizione internazionale da applicare al questo reato compiuto in mare. L’incidente sarebbe accaduto in acque internazionali e riguarda personale militare italiano in servizio antipirateria su una petroliera italiana. In base a queste motivazioni l’Italia chiede di poter giudicare in patria i due marò. Questo in virtù del pieno riconoscimento sia della giurisdizione italiana sia dell’immunità funzionale che essi godevano. Latorre e Girone infatti, il 15 febbraio scorso, come nucleo militare di protezione, NMP, erano impegnati in una missione internazionale antipirateria. In caso di respingimento della richiesta è chiaro che sarebbe calpestato quel principio riconosciuto universalmente che un militare comandato a difendere le navi di bandiera dai pirati deve essere considerato responsabile delle sue azioni solo dal proprio Paese. La Corte Suprema indiana è difficile che si possa pronunciare contro la richiesta di giurisdizione richiamata dall’Italia in base al diritto internazionale. Diversamente verrebbero meno tutti i valori giuridici che tengono insieme la giurisprudenza nazionale e internazionale, nel senso che chi si farebbe carico di una decisione contro macchierebbe il proprio onore e quello dell’istituzione che rappresenta. Ed ecco spiegato il perché forse il massimo organo giudiziario indiano finora non si è ancora pronunciato in merito. L’Italia attende ‘pazientemente’ questa decisione che, di rinvio in rinvio, ha trascinato la vicenda fino ad oggi. Il tempo stringe e la pazienza comincia ad esaurirsi. L’atteggiamento dell’India sta cominciando a risvegliare la coscienza di tanti in Italia e non solo. Si alza sempre più forte un coro unanime di voci che, con grande fermezza, chiedono il rispetto delle regole del diritto internazionale e soprattutto si schierano a sostegno della tesi del governo italiano. A parte il fatto che gli indiani hanno ‘messo le mani’ sui due marò con l’inganno, vi è per molti una palese inosservanza dei principi di base della legge internazionale come ribadito il 19 novembre scorso da Ioannis Vrailas, capo della delegazione Ue in Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Un recente sondaggio di Analisi Difesa sulla vicenda dei due marò ha poi, evidenziato che la maggioranza degli italiani intervistati sono per il ‘NO’ al  ritorno in India dei due fucilieri di marina. Per il ‘NO’ sono stati il 75 per cento degli intervistati, mentre per il ‘SI’ solo il 25 per cento. La Corte Suprema dopo aver osservato la chiusura natalizia dal 17 dicembre scorso ha ripreso le sue attività ieri 2 gennaio. Di recente è stato nominato suo presidente il giudice Altamas Kabir. Si tratta dello stesso magistrato indiano che in passato ha esaminato i ricorsi presentati dall’Italia all’Alta Corte del Kerala. Forse tergiversando gli indiani sperano di guadagnare tempo, forse aspettando  un ‘miracolo’, per uscire dalla situazione creatasi e per poter fare dietrofront salvando però, ‘cavolo e capra’. Lo stato federale indiano del Kerala potrebbe graziare i due marò non dovendo quindi, nel contempo, dover riconoscere i propri torti, ma mostrandosi invece, clemente agli occhi del resto del Paese e del mondo intero. Le prossime settimane saranno di certo decisive per cui non resta che pazientare ancora un poco.

Ferdinando Pelliccia