italieQuante Italie in questo voto-shock. Ben radicate nella società e trasversali alle formazioni politiche del vecchio e del nuovo Parlamento. Troppe? C’è un”Italia moderna, liberale, capace di guardare con audacia e fantasia oltre i suoi confini, che esige un fisco meno esoso, un apparato pubblico meno soffocante e non corrotto, un sistema creditizio e finanziario solido, rispettabile e trasparente. Liberalizzazioni, apertura nelle professioni e nel lavoro, competitività, mobilità sociale, intese serie ma non punitive con i partner europei.

C’è poi l’Italia provinciale e un po’ gretta dei mille campanili, delle troppe corporazioni, di una burocrazia pubblica tentacolare e pigra, capace di impedire o neutralizzare ogni riforma – come quella, appunto, che riduceva o accorpava le costosissime province. In una tale visione del mondo, la moneta ce la possiamo stampare benissimo da noi, in quantità possibilmente illimitata e senza troppi controlli. Lo spread? Una piccolezza trascurabile… Il nostro debito pubblico? Un trucco della Merkel. L’inceneritore? Benissimo, purché lontano dal mio quartiere. L’Italia del paesino e dell’orticello di casa, del perimetro piccolo e dei fatti nostri, il paese o strapaese furbescamente sommerso e ufficiosamente asociale degli interessi occulti e consolidati, delle categorie intoccabili, dove il fisco è solo una noia e la spesa pubblica riguarda sempre gli altri.

Infine l’Italia antagonista, rozzamente utopistica, spesso nata e cresciuta nella piazza. Quella dei centri sociali d’ogni colore, dello scontro per lo scontro. Orfana delle grandi ideologie del Novecento: petulante, aggressiva, anti-occidentale, non necessariamente violenta in senso fisico quando sa ammantarsi di idealità gentilmente piacevoli, dall’ecologia al pacifismo: laddove non esiste responsabilità sociale e individuale ci sono solo servi o padroni. Tra roghi di bandiere, marxismo frustrato e nazionalismo impotente, questo universo frammentato di vecchie culture e sub-culture è ostile a ogni modernità. Non lotta per una distribuzione più equa della ricchezza, ma odia la ricchezza in quanto tale, e fa di tutto per impedirne la formazione e svilirne i simboli.
Si tratta, è ovvio, di semplificazioni necessariamente schematiche. E arbitrario sarebbe identificare precisamente questi diversi atteggiamenti in questo o quel partito, in questo o quel settore della società. Si tratta, oltretutto, di mentalità e modi d’essere confusi e diffusi, che appartengono al costume e agli inconsci variamente collettivi più che ai partiti e alla politica vera e propria.

Le grandi novità di questo voto sono, è evidente, l’imponente affermazione di Grillo e la spettacolare rimonta del centro-destra. Lo scrollone è stato forte, e comporterà oltretutto un forte avvicendamento generazionale, si spera salutare Comprensibile, nell’immediato, lo sconcerto dei mercati e del mondo. Prematuro pronosticarne gli sbocchi. Per il momento i principali leader rilasciano dichiarazioni prudentissime, ed è buon segno. Paese ingovernabile? Non è affatto detto. C’è anche un’Italia dalle grandi risorse, da cui a questo punto è lecito attendersi forte inventiva e sintesi politica.

Gian Luca Caffarena