
Ma ora il fenomeno raggiunge proporzioni inedite, al punto che alla Casa Bianca si studiano imminenti contromisure. Nei giorni scorsi due delle principali testate americane, il New York Times e il Wall Street Journal, erano state oggetto di violente incursioni da parte cinese per aver criticato la politica di Pechino.
Per aprile è prevista la pubblicazione dell’ultimo libro di Eric Schmidt, presidente di Google: The new Digital Age, e già trapelano importanti anticipazioni sul nuovo saggio. Schmidt sembra molto pessimista sul futuro, perché la scorrettezza della Repubblica Popolare non conosce limiti. Fino a ieri si limitava alla svalutazione selvaggia della moneta e all’esportazione di prodotti variamente contraffatti. Ma ora non è più sufficiente sequestrare alle frontiere ingenti partite di merci pericolose o prive dei regolari timbri, perché l’intrusione della superpotenza asiatica nei sistemi informatici arriva a colpire i più riservati dati strategici di aziende private, banche, istituzioni e forze armate, specie riguardo alle nuovissime tecnologie che si vorrebbero segrete: un’azione incessante di spionaggio e sabotaggio, tanto più subdola in quanto l’Occidente in materia di concorrenza commerciale è per lo più vincolato da legislazioni ispirate a correttezza e fair play.
Ora l’America si interroga : se davvero è guerra, e non c’è dubbio che lo sia, chi la deve decidere e gestire? A quanto trapela, la competenza in materia, finora riservata al Pentagono e ai servizi segreti, passerà direttamente nelle mani del Presidente. Esiste già una squadra di 900 esperti, che presto diventeranno più di quattromila.
Gian Luca Caffarena