marò2Le rimostranze degli indiani per il mancato rientro dei 2 fucilieri di Marina a Delhi, al termine della licenza concessa per le elezioni nazionali, erano attese, naturali ed ovvie : nulla di nuovo sotto il sole. La situazione, divenuta antipatica e aggrovigliata  sia per le azioni  fuorilegge poste in essere dalle Corti indiane  ma, anche, per la grancassa di alcuni soloni ‘’corvi’’mediatici e di diversi consigliori fraudolenti italici e non, richiede certamente diplomazia, lucidità e prudenza: evitiamo però di drammatizzare e, quindi, di ‘’sbragare’’!  Atteso che i nostri del San Marco avrebbero potuto votare stando all’estero  come  tutti gli altri militari che si trovano ad operare nei teatri ‘’fuori area’’, gli indiani, mossi da grande  magnanimità – ovvero per loro convenienza e opportunità- hanno voluto concedere loro  un permesso di un mese da trascorrere  in Italia.  Era la seconda licenza, nell’arco di 2 mesi, dopo quella delle feste natalizie: buonismo indiano o tentativo di auto-togliersi dall’impantanamento  causato dal loro pretestuoso sequestro, dopo il presunto incidente occorso fra i Fucilieri imbarcati sulla  E. Lexie  e l’equipaggio del peschereccio  keralese Saint Anthony? Forse la seconda ipotesi è quella più razionale, diplomatica e plausibile,  pur senza scomodare Machiavelli.  Loro, gli indiani, bleffando fin dall’inizio , hanno  innescato una truccata partita a poker, invitandoci subdolamente ad entrare nelle loro acque territoriali a Kochi, ben sapendo che ci stavano tendendo un tranello. Subito dopo, hanno scoperto alcune ‘’ carte’’ e, in maniera coatta, hanno sequestrato la nave, arrestato l’equipaggio e confiscate perfino le armi di uno Stato sovrano; quindi la serie di bluff  è continuata, con sotterfugi e interpretazioni di comodo, falsando le perizie balistiche del calibro delle armi, nascondendo i proiettili prelevati dai corpi dei 2 pescatori, non facendo partecipare alcun perito italiano ai test stessi, interpretando la posizione relativa nave- peschereccio ‘’in modo assai singolare’’, sostenendo una risibile estensione delle acque territoriali, nella Zona contigua e perfino della Zona Economica Esclusiva, con una presunta e perniciosa giurisdizione ‘’elasticizzata’’ fino a 200 miglia!? : il Diritto internazionale e consuetudinario è stato stravolto e rovesciato  a proprio piacimento, disconoscendo l’immunità speciale dei militari in missione comandata all’estero da un lato, e dall’altro la Legge del Mare- Convenzione UNCLOS di Montego Bay- di cui l’India è firmataria almeno quanto l’Italia.  E noi, secondo alcuni sinistri italici giornalisti, e non solo, avremmo dovuto riconsegnare i 2 Fucilieri alle ineffabili Corti Indiane che hanno già avuto oltre  un anno per dirimere la matassa della competenza giurisdizionale senza alcun esito, perché l’unica soluzione non poteva che essere la consegna dei 2 Fucilieri all’Italia per essere processati in Patria, secondo la Legge dello Stato di Bandiera. Alcuni di quei ‘’pacifinti’’ mediatici –indiani e italici- affini ad invertebrati apolidi, pongono l’opinione pubblica di fronte ad  un sacco di scrupoli ‘’pelosi’ sproloquiando di onore, di tradimento della parola data, delle promesse fatte –addirittura pretendendo spiegazioni dal  Governo, compreso il nostro Presidente della Repubblica che ne aveva ‘’garantito il rientro’’: l’importante è  mettere in difficoltà le Istituzioni, meglio se a causa di militari, tifando per gli indiani!  A costoro potremmo pagar loro un biglietto aereo – di sola andata- per l’India e magari mettere una buona parola per una qualche assunzione presso la redazione del ‘The Hindu’’ o  ‘The Times of India’’, vista la sintonia delle  loro opinioni con  le linee editoriali dei media di quel Paese , e  l’estraneità con quelle di un buon  e onesto cittadino italiano che,invece, dovrebbero tutelare i propri militari  quando in difficoltà. Il paradosso è tutto ‘’interno’’, mentre all’esterno è  del tutto normale  che gli indiani facciano un po’ di chiasso e starnazzino, si facciano apparire offesi al mondo  per salvare almeno le apparenze,  l’immagine nazionale  e,pure,  una sorta di reputazione internazionale: ma decidiamo una buona volta da che parte stare, e non prendiamoci – né facciamoci prendere-  per i fondelli ulteriormente!  Non è superfluo rammentare che l’India, quale Paese emergente, deve sponsorizzare in campo internazionale la lotta alla pirateria  per almeno due motivi essenziali: primo perché di interesse  prioritario  consideratane la  gravità nelle acque limitrofe dell’Oceano Indiano, e che risulta ben più vantaggioso condividerne gli impegni e i relativi costi con la comunità globale;  in secondo luogo perché  la loro crescente economia e sviluppo  sono fulcrati  sul libero scambio nei traffici marittimi e nelle vie di comunicazione sul mare. Non deve meravigliare, quindi,  se gli indiani si mostrano stizziti per l’offesa italica; meno accettabili sono invece le opinioni ‘’contro’’ dei partigiani mediatici nostrani. L’ atteggiamento indiano, promosso dall’ineffabile establishment della loro magistratura, è assai naturale, ovvio e quindi prevedibile; perfino tollerabile  purchè non ecceda certi limiti istituzionali:  la nostra diplomazia ed il nostro Paese stia al gioco, ponendo però delle righe limiti comportamentali. Non ci possono prendere a pedate;  a schiaffi ci hanno già presi da lunga pezza fin dall’inizio della vicenda con falsità di ogni genere, con assurdi menefreghismi statuali, con interpretazioni partigiane del Diritto internazionale, con disconoscimenti della nostra sovranità nazionale, con furberie inaccettabili:  stare al gioco, ma rispondendo con reazioni eguali e contrarie alle azioni poste in essere dall’India che vanno contestate secondo il paradigma della legge del taglione o del ‘’dente per dente’’ che risiede nella natura stessa dei rapporti  laici e  civili fra Stati di pari dignità. In concreto se l’India ha preso in ostaggio il nostro Ambasciatore a Delhi, vietandogli di lasciare il Paese, contravvenendo al dettato della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e sulle relative libertà di movimento, l’Italia deve porre le stesse limitazioni per l’Ambasciatore o per  il corpo diplomatico indiano a Roma. Se fioriranno altre idee balzane e l’India continua imperterrita a calpestare il Diritto come ha sempre fatto, a nostre spese,facciamo in modo che ci sia una piena ‘’corrispondenza biunivoca’’ senza flessioni o sconti. Se loro si  sono rivolti, per un qualche intervento sull’Italia e per isolare la nostra industria dal business con gli indiani, anche all’Ambasciatore dell’Unione Europea in India, noi abbiamo il dovere di richiedere a Mrs PESC, la nostra responsabile UE della politica estera e di sicurezza, la ineffabile baronessa che nell’unico intervento fatto-si fa per dire- aveva definito i nostri 2 Fucilieri dei ‘’contractors civili ‘’(sic!), di attivarsi e che non può limitarsi a recitare la parte del pesce in barile. Non è accettabile che la suddetta lady non tuteli il Diritto (diritti) internazionale nei confronti di un Paese membro e fondatore dell’UE, che la mantiene anche economicamente; la sua posizione non può essere quella dell’equidistanza : davvero troppo comodo lasciare la diatriba  a livello bilaterale,facendo così  pendere l’ago della bilancia verso il Paese dell’ex- Commonwealth! Di più; se la signora resta inerme, anche l’Italia si muova di conserva e resti inerme nella lotta alla pirateria che, guarda caso, viene condotta sotto egida UE con unità navali al cui Comando, oggi, c’è un Ammiraglio italiano,: che, per ironia della sorte, difende prioritariamente gli interessi indiani. Togliamo , allora, qualche Unità navale italiana dal Gruppo Navale EUNAVFOR,  o almeno si abbia la compiacenza di evitare di scortare convogli in cui siano presenti mercantili indiani: si tratta , in entrambi i casi, di segnali coerenti con l’attuale situazione di ‘’attrition’’!

Ma, in tale contesto ci sono due notizie, anzi tre su cui dovremo ulteriormente riflettere:

 la prima, che la Marina Italiana con i Fucilieri del San Marco imbarcati, ha respinto anche ieri- nonostante l’attuale diatriba- un arrembaggio di sei barchini veloci nell’Oceano Indiano, sparando in aria.

 La seconda:la testimonianza resa dal Comandante in Seconda della E.Lexie per cui non sono stati i marò ad uccidere i 2 pescatori, ma gli stessi indiani  “eravamo sul ponte. Quando la barca si è avvicinata a 100 metri, Latorre ha fatto le segnalazioni ottiche, poi ha mostrato il fucile. Ma loro continuavano imperterriti ad avvicinarsi, in una chiara manovra d’abbordaggio. E allora Girone e Latorre hanno sparato. In acqua, però. Quando la barca si è allontanata, col binocolo abbiamo visto che erano armati ma non era morto nessuno, e le due persone, fuori dal cabinato, erano ancora in piedi”.Dopo – aggiunge il comandante – c’é stato un altro scontro a fuoco, fuori dal porto, con la guardia costiera locale di Koci. Penso che i due pescatori morti fossero quelli. E per coprire questo errore siamo capitati noi di mezzo. Anche perché la guardia costiera di Mumbai, quando mi ha telefonato, mi ha detto esplicitamente di entrare a Koci perché loro avevano catturato due barchette sospette pirata e volevano il nostro eventuale riconoscimento. Ci hanno fatti  avvicinare con l’inganno”.

La terza : ieri, nella zona contesa di pesca in cui si è verificato l’incidente, ai confini del Kerala col Sri Lanka, ancora una volta si sono verificati gravi incidenti e scontri fra trawlers  indiani che stavano pescando illegalmente e la Guardia Costiera srilankese, con l’arresto di 34 pescatori, di cui una ventina feriti più  o meno gravemente, ed il sequestro di 5 imbarcazioni.: Il giorno prima altri 19 pescatori, e via dicendo, sempre per pescare in aree protette e comunque nella giurisdizione del Sri Lanka! Val la pena qui fare un inciso e rammentare che la perizia balistica condotta sulle armi che avrebbero ucciso i 2 pescatori, nel tentativo dilettantesco  e scaltro di incastrare i 2 del San Marco, aveva indicato infine un calibro ben definito di arma che risultava in dotazione sperimentale al Reggimento,la Beretta ARX-160, ma – per loro sfortuna- non ai marò imbarcati. Per contro tale arma (la 7,62 mmx 54 R) è in dotazione specifica alla  Guardia Costiera del  Sri Lanka: qualche riflessione in merito è, dunque, doverosa, visto il pericoloso contenzioso e conflittualità presente nella pesca fra le diverse flotte confinanti.

E allora, anziché parlare a vanvera e tergiversare ancora sul quel fantomatico Tribunale Speciale che l’India aveva proposto di istituire , ma che non ha avuto mai alcun riscontro, per dirimere la ‘’vexata –quaestio’’ della giurisdizione, ben ha fatto il nostro Governo a non far rientrare i 2 Fucilieri in India.  Acclarato che non esisteva più la possibilità concreta di risolvere il caso per le vie diplomatiche, l’Italia ha contestualmente invitato l’India a trovare insieme una soluzione attraverso il ricorso alle vie giurisdizionali o con un arbitrato internazionale, visti tutti i pregressi falliti tentativi di risolvere la questione sul piano del Diritto internazionale o in accordo con lo spirito di cooperazione  previsto- dalla Convenzione sulla Legge del Mare. I 2 Fucilieri potranno essere giudicati da un Tribunale  o da  una Corte internazionale che operi in modo equo , giusto e con  terzietà.  Se tale ‘’ragionevole e amichevole offerta’’ non sta bene agli indiani, che continuino pure nel loro tam-tam mediatico-diplomatico; ma sarà allora il Tribunale di Roma, competente secondo il Diritto di Bandiera, a giudicare i 2 Fucilieri per accertare eventuali responsabilità nel sinistro  in parola.. Bando, quindi, alle demagogiche manifestazioni ed a sciocchi bracci di ferro; appare invece opportuna e doverosa una  obiettiva ed analitica disamina dei fatti con chiara ammissione di quanto occorso, anche da parte della polizia del Kerala e delle Corti indiane,coinvolgendo anche la Guardia Costiera del Sri Lanka, ognuna per gli aspetti di propria competenza: tenendo a mente che la cooperazione nel contrasto alla pirateria e’ essenziale –per loro più che per noi-  e la nostra offerta di un giudizio ‘’super-partes’’ di un arbitrato internazionale è, ora più che mai, una ‘’mano tesa’’, un approccio ‘’ ragionevole’’  supportato dalle NU , per giungere ad una soluzione ‘’amichevole’’, come auspicato dal nostro primo cittadino. Ma, per favore e per l’onor di Patria, caro Presidente non vada oltre; tenga il timone fermo , non cada nel trabocchetto delle rimostranze e delle minacce indiane, non dia peso ai consigliori per la presunta perdita di credibilità,non crei una frattura con  il Governo pro-tempore che ha preso una decisione forte, ma giusta . Se no avremo davvero forti contraccolpi sul piano istituzionale; da ex-militare che ha servito questa nostra collettività  per  oltre 43 anni, credo non  resterà che assoldare mercenari nelle FFAA perché i servitori dello Stato si sentiranno allo sbando, non tutelati dal loro Capo Supremo, e a tutti  i cittadini onesti e dignitosi non rimarrà che una possibilità:  emigrare o andarsene in esilio in una Nazione civile, degna di tale  nome.

Giuseppe Lertora