Bersani oggi sarà stanato dal Presidente della Repubblica, difficile infatti che Napolitano affidi anche solo un’incarico esplorativo al segretario Pd. E’ pronto Grasso la cui elezione alla presidenza del Senato puzza di trappolone architettato alle spalle dell’aspirante premier perdente
“Siamo primi ma non abbiamo vinto”, soltanto a Bersani poteva capitare una cosa del genere, l’ammissione è probabilmente la miglior cosa uscita dalla sua bocca in questi mesi di campagna elettorale e caccia al parlamentare grillino. E della sua disamina post voto hanno preso atto tutte le componenti responsabili del Parlamento e delle Istituzioni, tranne ovviamente lo stesso autore che dimostra per l’ennesima volta come egli parli e nemmeno si ascolti. Insomma, Bersani è un vuoto a perdere figlio della politica assoggettata al partitismo, figlio di un Pd fintamente democratico ma in realtà accentratore di poteri in barba alle necessità del Paese. Napolitano lo ha capito e forse oggi strapperà definitivamente con quella parte della sinistra che ancora gioca alla caccia a Berlusconi, giochino che ha stancato chi ha a cuore le sorti economiche dell’Italia e dei suoi cittadini massacrati da una crisi alla quale bisognerà mettere un freno nel più breve tempo possibile. La sensazione è che il Presidente della Repubblica oggi metterà in pratica un disegno scritto da settimane, forse anche concordato a tavolino fra gli ambasciatori del Quirinale, quelli di Arcore e quelli della parte Pd contraria allo sfascio grillino e favorevole alle larghe intese, un piano del quale l’elezione di Grasso alla Presidenza del Senato era la prima, e decisiva, mossa. In sostanza, se oggi Napolitano dovesse chiudere le consultazioni licenziando, ben prima di assumerlo, Bersani e affidando l’incarico esplorativo, ma perchè no pieno, all’ex Procuratore Antimafia la prova del trappolone sarebbe evidente. Il segretario Pd è stato spinto all’ultimora a scegliere Grasso per lo scranno più alto di Palazo Madama, decisione che ha visto l’apparente opposizione del Pdl che ha votato il suo candidato di bandiera ed ex numero del Senato, Schifani. Atteggiamento che rientrerebbe in una sorta di schema teso a non scoprire le carte del Quirinale prima delle consultazioni per non bruciare l’idea Grasso che in questo periodo storico sembra l’unica, a livello politico, in grado di coinvolgere tutte le forze parlamentari responsabili.

