maro-rientroEra cominciata così la vicenda dei due fucilieri di Marina, quando l’armatore della Enrica Lexie, i Fratelli D’Amato, dove i nostri due Leoni era imbarcati in qualità di scorta armata antipirateria, decise, pur essendo in acque internazionali, di far rientrare nel porto di Kochi l’imbarcazione. Vero è che l’India mise in atto un tranello, ma è anche vero che quel tranello si poteva evitare. Ma i forti interessi economici dell’armatore napoletano nel paese indiano, gli consigliarono un dietro front della prua della nave, per evitare di entrare in disaccordo con l’India e mettere a rischio i rapporti commerciali. L’esito di questa manovra fu la cattura dei nostri soldati, in barba al diritto internazionale. Ma questo è stato soltanto l’inizio del calvario dei nostri due marò. A 13 mesi di distanza da quel fatidico momento, dopo aver fatto credere al mondo intero che l’Italia avesse gli attributi per poter reclamare un diritto sacrosanto, che l’eventuale processo per l’uccisione dei due pescatori indiani in acque internazionali, si sarebbe dovuto celebrare nel paese di provenienza dei militari che secondo l’India erano coinvolti, e grazie a questo motivo aver preso la decisione di non far rientrare i due marinai italiani dopo il permesso elettorale che gli era stato accordato, l’italietta che tutti ben conosciamo ha deciso di calare le braghe, rispendendo i due militari, che, se ritenuti colpevoli e condannati dal tribunale indiano, rischiano la pena di morte in terra di vacche sacre.
A scudo di questa vergognosa marcia indietro, da Palazzo Chigi e dintorni, si veicolava la notizia di aver avuto rassicurazioni circa il trattamento a cui i due militari italiani sarebbero stati sottoposti e tra le quali vi era anche l’assicurazione che, in caso di riconosciuta colpevolezza, non ci sarebbe stata condanna a pena capitale… Peccato che appena i due militari italiani sono arrivati in suolo indiano, il Ministro della Giustizia di quel paese, abbia fatto sapere che “Non vi può essere accordo sulla sentenza” e “di non aver fornito alcuna garanzia”.
Scacco Matto.
Ora risulta chiaro che tale allucinante operazione compiuta di concerto tra la diplomazia italiana e Palazzo Chigi, nasconde le reali motivazioni di questo gesto sconsiderato nel riconsegnare i due marò all’India e perfino la stampa indiana non si capacita di tale decisione, anche se, per la verità, qualcuno comincia a scorgere quello che a noi sembra palese: ancora una volta per motivi economici, abbiamo barattato la vita di due nostri soldati nel pieno delle funzioni che gli sono state assegnate dalle leggi italiane in materia di pirateria, funzionari dello Stato in servizio di stato. Consegnati per ben due volte solo e soltanto a fini economici? Tutto sembra andare in questa direzione. E mai nessuno pagherà per questa follia collettiva che percorre lo stivale del bel Paese, rimasto tale solo di nome. Colpevoli (anche se da tutti i dettagli della vicenda risulta evidente che non vi sia alcun coinvolgimento dei nostri marò), o meno, a stabilirlo deve essere la giustizia italiana. Con la decisione presa dai “tecnici” di un Governo fantasma, questa evenienza svanisce totalmente. E che Dio vi assista, Leoni!

GB

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