Italia. Zanè (Vicenza). Si tratta di un autotrasportatore di 50 anni, rimasto senza lavoro tempo fa. Nonostante l’assidua e disperata ricerca di un altro lavoro non è riuscito a risolvere il problema, aveva inviato più di 300 richieste anche in altre zone d’Italia. Le risposte erano sempre le stesse “troppo vecchio” oppure “l’azienda non può assumere in questo momento”. L’uomo che aveva fatto il camionista per trent’anni, era una persona onesta, aveva sempre versato i contributi, pagato le tasse, ma nel momento del bisogno si è trovato solo a combattere la sua battaglia. Ha ricevuto un contributo di 700 euro al mese, per sette mesi e da ottobre è finita anche questa possibilità. Inutile è stata la richiesta di intervento alle Istituzioni e alla politica, nessuno ha mosso un dito. La disperazione ha avuto il sopravvento, ogni tentativo di risolvere il problema era fallito, il silenzio dello Stato è stato determinante, si è suicidato. Ha lasciato un biglietto struggente che la racconta tutta “raccontate ai giornali il motivo del mio gesto”.
Nel settore degli autotrasporti la situazione è più che drammatica. I camionisti Italiani sono stati sostituiti dagli stranieri che per due soldi, il più delle volte, lavorano senza rispettare le norme di sicurezza. Il problema esiste solo quando accadono le stragi e tutto ciò che è stato fatto per regolamentare il settore dell’autotrasporto va a scapito dei camionisti, tanto da essere quotidianamente sotto ricatto quando va bene. Lavorano 18 ore per guadagnare 1.500/1800 euro compresi i rimborsi spese per i pasti. Il fermo del mezzo dovuto allo scarico merce, è addirittura considerato “riposo”, invece il camionista è obbligato ad aspettare turni estenuanti per lo scarico del trasportato. Nessuno mai racconta questa condizione. Il lavoratore ha paura di perdere il posto e tace per portare a casa uno straccio di stipendio. Lo Stato non c’è mai quando si tratta di proteggere i diritti del cittadino, questo ormai è sotto gli occhi di tutti.
D.Z.

