In merito alle novità emerse nei giorni scorsi sulla strage del Dc9 dell’Itavia, meglio conosciuta come la Strage di Ustica, abbiamo chiesto un parere al giudice Priore, che è stato titolare dell’inchiesta fino al giorno del suo pensionamento.
«Più i giorni passano, più si rafforza il mio convincimento che viviamo in un paese anomalo. Non credo che in altri paesi, ovviamente della nostra cultura, con storia e tradizioni simili sarebbe mai apparsa a 33 anni di distanza, una testimonianza che prima facie sembra di interesse per un fatto di strage come Ustica. Testimonianza tardiva s’è detto, ma si potrebbe dire meglio tardi che mai. Altri, in primo luogo magistrati inquirenti determineranno il suo valore. Quando, come, dove e cosa il teste ha visto. E perché tanto tempo per riportare il ricordo?
Ma intanto già sono comparsi sproloqui di giudizi su questo atto. È congruo, incongruo, è attendibile, è inattendibile; è totalmente o parzialmente falso e di converso parzialmente veritiero o è la verità in toto.
Addirittura ne sono derivate ricostruzione fantasiose, fantastiche, confuse che hanno apportato più danno che benefici. E tutto senza avere nozioni minime di storia e di geografia e nulla sul contesto. E così abbiamo assistito a velivoli oggetto di caccia decollare da portaerei battenti bandiera di Stati avversi. E i dati radar sono stati presi in considerazione? Come, ovviamente, tutte le altre nozioni tecnologiche afferenti ai velivoli e alle navi presenti quella notte, e ai radar e alle armi usate in quella medesima occasione.
Queste sono considerazioni sui contenuti d’interviste rilasciate nella immediatezza e non sulla testimonianza di cui ancora ben poco si sa. Cautela sui giudizi, tentando di servare il ben dell’intelletto. Giacché nel mondo delle anomalie in cui viviamo può aver sempre più valore l’antico brocardo deus quos perdere vult amentat»

