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A lanciare l’appello è Antonino De Masi, l’ormai noto imprenditore calabrese che dal 2003 ha dato vita a una durissima controversia legale (forse la prima in Italia) per chiedere alle banche il rispetto delle leggi, giungendo oggi ad avere delle sentenze passate in giudicato le quali tutte (Sentenza di primo grado del Tribunale di Palmi nr. 1732 del 08/11/2007, Sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria nr. 10971 del 02/07/2010 e Sentenza della Corte di Cassazione nr. 46669 del 23/11/2011) evidenziano come le banche hanno praticato l’usura nei confronti delle sue aziende e il conseguente diritto delle parti lese al risarcimento dei danni.

Banca-dItalia-Con i tre gradi di giudizio che “certificavano” che le banche lo avevano usurato e tenendo conto che i fatti oggetto delle sentenze si riferivano al periodo 1999/2002 ha cercato di studiare e capire come mai ciò poteva essere capitato. Per cui De Masi, ha analizzato decine di migliaia di pagine di bilanci, atti notarli, documentazione bancaria etc, per capire il funzionamento delle banche e le motivazioni che hanno portato alla commissione di tali reati, ed alla fine sono emersi fatti drammaticamente  importanti. Evidenze che hanno portato a delle successive denunce ed al rinvio a giudizio di funzionari delle banche nei seguenti  procedimenti penali nr° 2540/08 R.G.N.R., e nr° 841/09 R.G.N.R. attualmente in corso presso il Tribunale di Palmi.  Ha  analizzato una mole importante di documenti che gli hanno consentito di evidenziare, con delle analitiche e dettagliate denunce alle competenti procure, la commissione dei seguenti reati: usura, associazione per delinquere, appropriazione indebita, estorsione, riciclaggio, falso in bilancio e truffa. Reati tutti commessi nel corso di attività bancaria a danno di cittadini ed imprenditori. Esposti denuncia presentati in data 02/03/12 ed in data 31/01/13  presso la Procura della Repubblica di Trani  che hanno generato il procedimento penale nr. 2524/12 R.G.N.R. 

Per rappresentare il contesto criminale e degenerativo occorre premettere  che in Italia vi sono 85 milioni di rapporti bancari, qualora le banche decidessero di addebitare solo 10€ a trimestre in più si avrebbe un trasferimento di denaro di 3,4 miliardi di euro, per anno, che passano dalle tasche dei correntisti a quello delle banche, con le  4 principali banche che detengono il 50% di quei rapporti e che con tale banale prelievo si potrebbero appropriare di 1,7 miliardi di euro.  Il costo dei servizi bancari in Italia è il più alto dei paesi sviluppati e il costo del denaro è oltre il doppio rispetto ai paesi europei. L’indagine della CGIA di Mestre ebbe a rilevare come il sistema delle imprese italiane pagava circa 3 miliardi di euro in più rispetto alle altre imprese europee per i soli servizi bancari.  E’ poi sufficiente ricordare quello che sta succedendo in questi ultimi anni, nei quali si è assistito e si assiste quotidianamente all’emersione di gravissimi scandali che coinvolgono il sistema finanziario e che non hanno eguali nel mondo come nel caso MPS, i Bond argentini, lo scandalo Parmalat, l’operazione Brontos della Procura di Milano (evasione fiscale di 246 milioni di euro) il caso della BPM, e la Banca Popolare di Lodi che per finanziare la scalata in Antoveneta addebitò illegalmente ai propri correntisti 50 euro di spese fasulle, salvo poi, evidenziatasi l’insufficienza di tali importi, appropriarsi dei soldi dei correntisti defunti.

Ebbene tutti questi scandali hanno in comune alcuni elementi:

1)    tutti i reati commessi sono stati scoperti e resi pubblici grazie all’azione della magistratura e mai, nemmeno in un caso, dall’opera degli organi di vigilanza (interni ed esterni);

2)    tutti questi scandali hanno finito per arricchire manager, azionisti e consulenti, sempre ai danni dei risparmiatori e correntisti, che si sono trovati a dover pagare il conto, salatissimo, di tali gravissimi scandali.

 

Tutto questo dimostra che siamo in presenza delle più grande truffa fatta ai danni dei risparmiatori nella storia della Repubblica in quanto gli importi che dalle banche vengono illegalmente sottratti alle imprese ed alle famiglie di fatto portano all’arricchimento dei pochi, all’impoverimento dei tanti ed alla distruzione del sistema produttivo.  E’ necessario rammentare la gravità e la drammaticità del contesto che sta portando giornalmente cittadini di questo Paese a togliersi la vita ed aziende a fallire a causa di tali reati.

Le Banche, che sono delle aziende private, si trovano ad operare in un contesto di pubblico servizio sottoposto, proprio per la sua particolarità ed importanza, a vincoli e norme molto severe. Il corretto funzionamento del sistema creditizio è oggetto di tutela in quanto bene pubblico:

La Corte di Cassazione ha ormai riconosciuto da tempo che la “tutela del risparmio” non rappresenta semplice interesse privato; bensì vero e proprio “interesse pubblico” che trova esplicito riconoscimento nel testo costituzionale (in particolare nell’art. 47 Cost.): “…nel nostro ordinamento – osserva infatti la Corte – l’attività bancaria nel suo complesso, quale comprensiva dell’esercizio del credito e della raccolta del risparmio (si veda in particolare il D.L.vo n.385/93) risulta disciplinata in modo tale da configurare solo non una delle tante forme di esercizio di impresa, già di per se sottoposto a particolari forme di controllo, ma soprattutto. proprio in quanto riservata in via esclusiva agli istituti di credito e in conformità al dato (spesso trascurato) della tutela costituzionale del risparmio di cui all’art. 47 Cost., predisposta a favore della collettività, un “servizio” per il pubblico con tipiche forme di autorizzazione. vigilanza e di “trasparenza”; ne deriva che i profili di responsabilità nell’espletamento di tale attività vanno individuati e, ove sussistenti, sanzionati in conformità all’elevato grado di professionalità richiesto” (così Cassazione, sezione I, civile, sentenza n. 2058 del 23 febbraio 2000).

La Costituzione e le leggi a tal fine individuano nella Banca d’Italia l’organo di vigilanza che, a tutela del pubblico interesse, deve sovrintendere l’operato dei soggetti che nel mercato creditizio operano.

Le sentenze dimostrano, diventandone la prova,  come dalle Alpi alla Sicilia le banche hanno operato ed operano in difformità alla legge, e ciò lo hanno fatto e lo fanno con l’evidente gravissima collusione ed omissione di Banca d’Italia, rimasta inoperosa pur essendo sempre stata informata dai cittadini di quanto stava avvenendo. Il mancato controllo di Banca d’Italia  ha permesso lo scarico dei costi, danni impressionantisulle spalle dei cittadini risparmiatori, truffati dalle banche. 

PERTANTO CHIEDIAMO AL PRESIDENTE DEL SENATO E DELLA CAMERA,  CHE VENGA ISTITUITA  UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA CON LA MASSIMA URGENZA, AL FINE DI  VERIFICARE L’OPERATO DELLE BANCHE E DEI SISTEMI DI VIGILANZA

1)     Commissione che possa verificare se le strategie adottate delle banche sono figlie di un libero mercato o viceversa,  siano frutto di accordi illegali e di cartello. Su questo punto nelle  denunce, De Masi ha fornito le prove di come ciò avvenga, riportando il contenuto delle indagini dell’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato nelle quali vi è la dimostrazione dell’esistenza di accordi di cartello a danno dei cittadini.

2)    Di avere concreta risposta da parte dell’Istituzione Banca d’Italia su quale ruolo ha avuto in queste vicende e quali interessi ha sino ad oggi tutelato.

3)    Di avere,  ma sarebbe meglio dire di pretendere, dalle Istituzioni tutte ed in particolare dall’Istituzione Banca d’Italia, conoscenza dei motivi per i quali ha consentito e sta ancora consentendo di distruggere  le imprese ,  soprattutto in presenza di sentenze dei Tribunali di questo Paese che attestano la pratica dell’usura.   E come mai l’Istituzione Banca d’Italia non è mai intervenuta, nel rispetto del suo mandato, a salvaguardia del bene pubblico tutelato, per trovare una soluzione alle varie vicende, rimanendo invece ad assistere impassibile alla  morte imprenditoriale.    

Nel nome del Popolo al quale siete chiamati a rispondere, chiediamo  un vostro urgente intervento al fine di dare, finalmente, delle risposte ai  cittadini che lottano  per ottenere giustizia.   Ci aspettiamo un Vostro tempestivo intervento per mettere la parola fine a questo massacro, ma se il silenzio cadrà saremo disposti a procedere verso un referendum popolare. Non ci arrenderemo mai.

D.R.