photo_lr_newsMonza, 06 feb – I dati del monitoraggio curato dalla Fim Cisl Monza Brianza Lecco e relativo alle situazioni di crisi nel territorio di Monza e Brianza, riferito al periodo luglio – dicembre 2013. In tutta la Brianza in questo secondo semestre sono 229 (contro le 413 del semestre precedente) le aziende industriali ed artigiane coinvolte da processi di crisi e/o difficoltà con un totale in queste realtà di 9.409 (erano 11.954) addetti occupati e di 6.617 (erano 9.751) addetti coinvolti dall’utilizzo di “ammortizzatori sociali”. Nello specifico i dati, in difetto positivo (mancano alcuni dati di realtà dove come Fim Cisl non siamo al momento a conoscenza), relativi al settore metalmeccanico e del territorio della Brianza vedono: 114 aziende (erano 151) con l’utilizzo di cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO) e 2.347 addetti coinvolti (erano 4.213) 19 aziende (erano 26) con l’utilizzo di cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) e 1.306 addetti coinvolti (erano 2.021) 7 aziende (erano 10) con l’utilizzo dei contratti di solidarietà (CdS) e 2.177 addetti coinvolti (erano 1.891) 81 aziende (erano 226) con l’utilizzo di cassa integrazione in deroga con 488 addetti coinvolti (erano 1.234) 12 aziende (erano 6) hanno utilizzato la procedura di mobilità (licenziamenti) con 299 addetti coinvolti (erano 212). Come si vede nel secondo semestre 2013 in rapporto al primo semestre dell’anno, vi è stata una diminuzione del numero delle aziende interessate a processi di crisi e anche dei lavoratori coinvolti complessivamente. Vi è stato un calo dei lavoratori collocati in cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga, mentre è aumentato il numero di lavoratori coinvolti con il ricorso ai contratti di solidarietà. E’ aumentato il numero di aziende e dei lavoratori coinvolti dalla mobilità, anche se rimane per il momento un processo che è ancora governato tra le parti. Pur diminuendo il numero delle aziende totali è in aumento il numero dei lavoratori coinvolti dall’utilizzo dei contratti di solidarietà e questo è, nella difficoltà e nella crisi, un aspetto positivo perché si tengono le persone all’interno delle aziende. Permangono situazioni di aziende dove si utilizza uno strumento “doppio”, es. oltre alla CIGS si utilizza anche la CIG in deroga per la presenza di apprendisti oppure CIGO e/o CIGS e mobilità. In altre aziende nello stesso periodo si è passati da uno strumento all’altro, ad esempio dalla CIGO alla CIGS oppure dalla CIGS ai CDS, va segnalato che per comodità di rilevazione si è inserito lo strumento utilizzato per ultimo. Fatto 100 il totale degli occupati nelle aziende prese a riferimento da questo campione, si evince che il 35% dei lavoratori è coinvolto con l’utilizzo della CIGO, il 60% dalla CIGS, CdS e CIG in deroga e infine il 5% dalla mobilità. Il 94% delle aziende interessate dall’utilizzo degli ammortizzatori è al di sotto dei 100 dipendenti fotografando di fatto la dimensione media delle aziende metalmeccaniche nel nostro territorio. Questi dati testimoniano che si sta tentando ancora di mantenere una tenuta occupazionale dentro le aziende, nonostante le difficoltà e la durata “terribile” di questa crisi (in atto da settembre 2008) e il massiccio ricorso agli strumenti, si è cercato di evitare il più possibile il ricorso della mobilità (licenziamenti collettivi) e dove lo si è fatto si è cercato di gestirlo in modo concordato e il meno traumatico possibile. In riferimento al primo semestre del 2013, vi è una diminuzione del numero delle aziende coinvolte da processi di crisi (-37) e del numero degli addetti coinvolti (-2.545), sono numeri ancora drammaticamente importanti che testimoniano di una crisi che non è finita e che è molto evidente, anche alla luce della novità giunte in questo inizio d’anno, come ad esempio i licenziamenti annunciati alla Carrier e alla Micron, gli esuberi di Alcatel Lucent e di Electrolux solo per citare i casi più eclatanti. Pur in una rilevazione parziale e in difetto, va inoltre segnalato che in molte di queste aziende si sono fatti più di un accordo per la gestione dei singoli ammortizzatori, in qualche caso con passaggio dalla cassa ordinaria alla cassa straordinaria per superamento del periodo massimo utilizzabile della CIGO, oppure si è passati dalla CIGS ai contratti di solidarietà. Vi sono anche aziende industriali che stanno utilizzando la CIG in deroga perché hanno utilizzato e di fatto esaurito tutti gli altri ammortizzatori “ordinari”. Si rileva una diminuzione del numero di aziende che utilizza la cassa integrazione ordinaria (- 37) e dei lavoratori coinvolti (- 1.866), così anche per la cassa straordinaria (- 7 aziende e – 715 lavoratori), stessa cosa per la cassa in deroga (- 145 aziende e – 746 lavoratori). Per quanto riguarda i contratti di solidarietà, sono diminuite le aziende (- 3) ma sono aumentati i lavoratori (+ 286), la mobilità segnala più aziende (+ 6) e più lavoratori (+ 87). Sono sempre di più le aziende che non sono in grado di anticipare l’indennità di CIG e da parte dell’INPS i tempi per il pagamento diretto sono lunghi creando grossi problemi ai lavoratori colpiti da questi provvedimenti, da quest’anno come Cisl e come sindacato ci siamo attrezzati per cercare di rispondere a questi problemi e gestire al meglio tutta la questione relativa all’anticipazione sociale da parte delle banche. Restano sempre poche le realtà in controtendenza con segnali positivi e che hanno fatto assunzioni, il caso più eclatante rimane quello di STMicroelectronics che negli ultimi due anni e mezzo, grazie anche al confronto con il sindacato, ha assunto a tempo indeterminato oltre 650 tra operatori di produzione e impiegati a cui vanno aggiunti i 506 lavoratori di Micron rientrati in ST a maggio 2013 a seguito di una cessione di ramo d’azienda Sta aumentando il numero delle aziende che falliscono, testimonianza diretta e drammatica dell’evidenziarsi delle difficoltà finanziarie. Questa crisi ha prodotto non solo conseguenze di rallentamento dell’attività produttiva ma si è anche sovrapposta alla debolezza strutturale del nostro apparato industriale e alla mancanza di “un sistema Paese” in grado di dare risposte coese, l’instabilità politica dell’Italia non ha consentito sino ad oggi di dare maggiore attenzione alle tematiche industriali e del lavoro. Non ha aiutato il rallentamento dei programmi di investimento causato dalle politiche restrittive di accesso al credito praticate dal sistema bancario. Occorre difendere il sistema industriale con politiche adeguate! Vanno attuate politiche pubbliche di sostegno agli investimenti e all’acceso al credito, condizionate da programmi di consolidamento industriale e piani sociali per l’occupazione da parte delle imprese. Va tutelata e sostenuta l’occupazione che costituisce insieme patrimonio professionale e di conoscenza per le aziende e preziosa ricchezza per il nostro territorio con l’utilizzo di strumenti alternativi ai licenziamenti e con l’attuazione di politiche attive del lavoro e di riqualificazione. Deve essere favorito l’utilizzo dei contratti di solidarietà ed è fondamentale che questo strumento continui ad essere adeguatamente finanziato. Occorre quindi attivare le energie e le competenze dei sistemi locali (istituzioni, sistema formativo, imprese, sindacati), per l’analisi dei punti di criticità e l’individuazione di obiettivi e progetti di rafforzamento dei fattori di competitività, con la pianificazione dello sviluppo del territorio. Gli ammortizzatori sociali sono importanti, ma non sono la soluzione dei problemi, le lavoratrici e i lavoratori chiedono innanzitutto lavoro. Bisogna saper dare risposte più rapide perché il tempo di intervento è fondamentale, vanno anche costruite scelte coraggiose individuando settori e aziende che hanno ancora molte eccellenze, competenze e professionalità che possono essere rilanciate, delineando nuove iniziative imprenditoriali che devono trovare il supporto economico, oltre che politico, delle istituzioni nel loro insieme, da quelle locali fino al Governo nazionale. Occorre difendere il sistema industriale con politiche adeguate e deve essere ridistribuito il lavoro che c’è con politiche adeguate degli orari di lavoro! Riportiamo nello specifico la situazione del monitoraggio effettuato nelle quattro zone sindacali su cui siamo organizzati in Brianza come metalmeccanici della Fim Cisl. Zona di Vimercate 55 aziende coinvolte con 4.072 addetti occupati e 2.554 addetti coinvolti, di cui: 25 aziende con utilizzo di CIGO e 1.022 addetti coinvolti 10 aziende con utilizzo di CIGS e 700 addetti coinvolti 3 aziende con utilizzo di CdS (contratti di solidarietà) e 586 addetti coinvolti 14 aziende con utilizzo di CIG in deroga e 77 addetti coinvolti 5 aziende con utilizzo di mobilità e 169 addetti coinvolti Zona di Desio 104 aziende coinvolte con 2.252 addetti occupati e 1.998 addetti coinvolti, di cui: 52 aziende con utilizzo di CIGO e 626 addetti coinvolti 4 aziende con utilizzo di CIGS e 124 addetti coinvolti 1 azienda con utilizzo di CdS (contratti di solidarietà) e 902 addetti coinvolti 44 aziende con utilizzo di CIG in deroga e 299 addetti coinvolti 4 aziende con utilizzo di mobilità e 47 addetti coinvolti Zona di Carate 42 aziende coinvolte con 599 addetti occupati e 573 addetti coinvolti, di cui: 23 aziende con utilizzo di CIGO e 414 addetti coinvolti 1 aziende con utilizzo di CIGS e 24 addetti coinvolti 1 aziende con utilizzo di CdS (contratti di solidarietà) e 60 addetti coinvolti 17 aziende con utilizzo di CIG in deroga e 75 addetti coinvolti 0 aziende con utilizzo di mobilità Zona di Monza 28 aziende coinvolte con 2.486 addetti occupati e 1.492 addetti coinvolti, di cui 14 aziende con utilizzo di CIGO e 285 addetti coinvolti 4 aziende con utilizzo di CIGS e 458 addetti coinvolti 2 aziende con utilizzo di CdS (contratti di solidarietà) e 629 addetti coinvolti 6 aziende con utilizzo di CIG in deroga e 37 addetti coinvolti 3 aziende con utilizzo di mobilità e 83 addetti coinvolti.

 

 

(AGENPARL)