In tempo di crisi sono cambiate anche le abitudini degli italiani: cala la spesa per la pausa pranzo (-3,5%), per l’aperitivo (-2,7%) ed anche i classici cappuccino e cornetto vengono sacrificati (-3,3%). “A risentire della crisi sono soprattutto le imprese del settore – spiega Vincenzo Peparello, amministratore Cat Confesercenti di Viterbo – I dati presentati dal Centro studi Turistici di Firenze e dall’Ufficio economico della Confesercenti nazionale, in occasione dell’assemblea elettiva della Fiepet dello scorso martedì, alla presenza del deputato Emma Petrutti del Pd, Commissione attività produttive, indicano che il volume d’affari è sceso a 15,1 miliardi di euro l’anno (-18%) con un calo stimato della spesa media del 13%. I dati elaborati dalla Confesercenti – prosegue Peparello – evidenziano un calo dei consumi del 2,2% ed una flessione della spesa delle famiglie del 2,6%. Il fatturato delle imprese della ristorazione è calato del 3,6%, il dato più pesante in Europa dopo quello del Portogallo. Anche il fatturato degli esercizi alimentari, tabacchi e bevande è sceso del 3,1%. I dati rispecchiano quelli presentati alla Camera di Commercio con il XIV rapporto sull’economia della Tuscia”. Peparello precisa come in una provincia terziarizzata come quella viterbese se continuano ad aumentare i disoccupati non ci saranno di certo grosse speranze per la ripresa dei consumi. “Più consumi, più produzione, più lavoro”. Questa è l’unica equazione vincente per vincere la crisi. “Abbiamo chiesto agli amministratori regionali, nazionali e locali di ridare slancio ai consumi e fiducia nel reddito, ridando potere d’acquisto ai salari che si sono inflazionati”. Focalizzando poi l’attenzione nel settore alloggi e ristorazione risutla che sono un milione e 300 mila gli occupati. Nel Viterbese, nel settore dell’accoglienza e della ristorazione, si contano sulle 1300 aziende che danno lavoro a circa 7 mila persone. Ma anche in questo ambito comincia a farsi sentire la crisi con l’incertezza rispetto alle prenotazioni turistiche. “Le prenotazioni vengono fatte ormai all’ultimo momento – sottolinea Peparello – perché c’è l’incertezza della disponibilità del reddito. Ci sono tante nazioni che mettono al primo posto l’Italia come meta turistica, ma poi al consuntivo non lo siamo perché nel Lazio il 73% dei turisti è rappresentato dagli europei che giungono con la propria auto e che, quindi, devono pagare la tassa di soggiorno, l’Iva con la percentuale più alta, la benzina che costa di più e le tasse autostradali. Ecco perché alla fine molti decidono di non arrivare più in Italia. Noi siamo allo stremo – incalza Peparello –Abbiamo dato fondo a tutte le nostre risorse, non le abbiamo più da investire. Se è vero che il nostro futuro è rappresentato dai beni culturali, l’enogastronomia, i paesaggi, da anni non si fa nulla di concreto e questo la dice lunga su un settore che nel passato ha fatto da ammortizzatore sociale. Adesso, invece, anche qui si perdono occupati”. Peparello chiede, quindi, che vengano applicati interventi eccezionali, soprattutto nell’ottica di aiutare i consumi. “Dobbiamo essere competitivi sul mercato puntando alla qualità dei servizi – prosegue – Abbiamo registrato nei primi sei mesi del 2014 un calo dei consumi del 4,5%. Figuriamoci, quindi, se la gente può permettersi di andare una volta a settimana al ristorante!”. Ma le imprese italiane non si danno per vinte e continuano ad investire, mantenendo i prezzi fermi ormai da tre anni e proponendo anche pacchetti ed offerte ai turisti senza rinunciare alla qualità. “Continuano ad aumentare i costi di gestione, mentre il fatturato scende del 20% – incalza Peparello – Così c’è veramente il rischio di giungere ad una crisi irreversibile con le imprese che sono costrette a chiudere. Questo settore va tenuto, invece, in debita considerazione perché non parliamo di un settore che va a saldo. Il turismo interno è veramente crollato”. Fortunatamente ci sono ancora i turisti stranieri che vengono in Italia, ma spendono meno e si fermano meno giorni. Peparello prende ad esempio i tedeschi, amanti da sempre del lago di Bolsena. “Non vengono più come prima perché ora lasciano praticamente metà del loro stipendio sull’autostrada ed è normale, quindi, che preferiscono accorciare le distanze per risparmiare. Infatti, sta ritornando in auge il lago di Garda che per loro è più vicino”. Ma cosa sta facendo, quindi, la Confesercenti di Viterbo per aiutare il settore? “ Abbiamo un progetto per cercare di abbattere i costi di viaggio per i paesi ospiti , offrendo dei pacchetti per far loro recuperare queste spese – risponde Peparello – E’ questo un ulteriore sacrificio che stanno facendo le nostre aziende”. Peparello, infine, ricorda come il Visintuscia è più personalizzato sul mercato russo con risultati migliori a livello sia regionale che nazionale, visto che i russi hanno budget maggiori da spendere, quasi il doppio della media europea.
Wanda Cherubini

