rotaryLa sera del 3 settembre, a Viterbo, ci saranno anche quaranta ragazzi  rotariani provenienti dal Lazio, dalla Sardegna e dalla Lombardia, grazie all’invito rivolto loro dal Rotary Club di Viterbo. L’iniziativa è stata presentata questa mattina, presso la sede del Rotary Club, dal suo presidente Stefano De Spirito , dal  governatore dell’Intercact, Elio Cucullo, dal presidente del Rotarct, Marco D’Alessandro, dal presidente dell’Interat di Viterbo, Carlotta Tria, alla presenza del delegato giovanile, Gianni Cucullo, della scrittrice Giusy Gimma, del sindaco di Viterbo, Leonardo Michelini e del presidente del Sodalizio dei facchini di S. Rosa, Massimo Mecarini.  “Lo scopo del nostro progetto – ha esordito De Spirito – è quello di rafforzare  e divulgare l’importante riconoscimento Unesco che lo scorso dicembre ha ottenuto il trasporto della Macchina di S. Rosa come bene immateriale dell’umanità”. “Abbiamo così deciso di invitare i ragazzi del Rotary per due motivi – ha aggiunto Elio Cucullo – Ovvero diffondere la conoscenza della Macchina di S. Rosa in tutta Italia ed al tempo stesso socializzare con gli altri distretti rotariani d’Italia. Verranno, quindi, a Viterbo il 3 settembre una quarantina di giovani provenienti essenzialmente dal Lazio, dalla Sardegna e dalla Lombardia. Alle ore 13 ci sarà il raduno al Balletti Park Hotel e poi, nel pomeriggio, alle ore 18,30, i ragazzi  si sposteranno a casa di Giusy Gimma per assistere al trasporto di “Fiore del cielo”. I giovani rotariani avranno la possibilità di vedere proprio il tratto più emozionante ed impegnativo del tragitto, ovvero la salita fino al sagrato  del monastero di S. Rosa.  Marco D’Alessandro,  presidente del Rotarat, ha aggiunto che il giorno successivo, il 4 settembre, i ragazzi  andranno a pranzo al parco dei mostri di Bomarzo, che poi visiteranno.  Carlotta Tria, la giovanissima presidente dell’Interat Viterbo, che comprende giovani dai 13 ai 18 anni, ha sottolineato  come l’invito abbia ottenuto molte adesioni. “Ci impegneremo ora anche per un gemellaggio con i vari club che hanno aderito a questa nostra iniziativa” – ha proseguito.  E’ spettato, quindi, al sindaco di Viterbo ricordare i valori fondamentali che la Macchina di S. Rosa  è ancora in grado di trasmettere a tutti coloro che hanno la fortuna di assistere al suo trasporto.  “La Macchina di S. Rosa – ha affermato il primo cittadino –  è un esempio  italiano di come la nostra cultura e le nostre radici religiose possano essere trasmesse in maniera appassionata.  Una cosa è la Macchina di S. Rosa, un’altra è il trasporto – ha spiegato Michelini – fatto di un elemento artistico, che è la Macchina, dai Facchini che la portano a spalla e dalla partecipazione della gente. Questa è la forza del nostro trasporto e motivo per cui l’Unesco ci ha decretato bene immateriale dell’umanità. Il valore positivo che emerge dalla Macchina di S. Rosa, lo spirito di unità e di emozione che  il trasporto riesce  a trasferire a tutti coloro che partecipano all’evento sono qualcosa di veramente unici”. Il sindaco ha poi annunciato come la sera del 3 settembre, a Palazzo dei Priori, ci saranno delle persone di prestigio che fanno comunicazione e che sono importanti per veicolare l’appuntamento del trasporto. “Avremo anche dei premi Oscar proprio per dare a questo evento il giusto riconoscimento universale – ha specificato Michelini – Questo esempio di viterbesità è un valore importante e lo dobbiamo trasmettere agli altri. Lo stesso presidente della Regione Lazio Zingaretti  ha riconosciuto la Macchina di S. Rosa come evento del Lazio, che sarà portato ad Expò 2015”.  Anche per il presidente del Sodalizio  Mecarini questi valori sono stati per troppo tempo  circoscritti in ambito provinciale, quando la Macchina di S. Rosa ha, invece, tutte le condizioni per accedere ad una ribalta non solo nazionale, ma internazionale. “Sono felice di vedere questi giovani – ha aggiunto Mecarini –  che si prodigano così tanto  per trasmettere questi valori. Con i ragazzi, del resto, da sempre i facchini hanno un rapporto di fiducia, in quanto sono la fucina di nuove e future generazioni  di facchini. La Macchina di S. Rosa è qualcosa di veramente particolare – ha proseguito Mecarini- ed è una sensazione forte sia per chi sta sotto la Macchina, ma anche per chi partecipa all’evento. Per noi questa partecipazione è come un’aggiunta di carburante allo sforzo che andiamo a compiere la sera del 3 settembre”. Uno sforzo quest’anno poi ancora maggiore, di circa il 30% in più, visto che i facchini, ispirati al trasporto del 1952, quando la Macchina arrivò fino al Sacrario, su suggerimento di un facchino d’allora, Antonio Febbraro, oggi 83enne, porteranno “Fiore del cielo” su via Marconi fino a piazza della Repubblica, dove si effettuerà da fermi la girata. Il tutto per celebrare l’importante riconoscimento Unesco. Al ritorno, da piazza della Repubblica fino a piazza del Teatro, visto che c’è una leggera salita del 5%, sempre ispirati dal passato, ovvero da una foto della Macchina di quell’epoca trascinata sulla salita del monastero da due corde umane, lo sforzo sarà ridotto con l’aiuto di  4-6 file di facchini alle corde. “Nel 1952, la Macchina di Salcini che fu portata fino al Sacrario pesava come quella attuale, ovvero sui 5 quintali edera alta 27 metri. Venne, però, portata da 73 facchini – ha rimarcato Mecarini –Noi saremo  113, quindi, grosse difficoltà non le avremo”.

 

Wanda Cherubini