tornadoincidenteCon il recupero del corpo dell’ultimo dei militari che si trovavano a bordo dei due Tornado, l’ufficiale pilota, Mariangela Valentini,  si è conclusa la fase delle ricerche. Ora insieme ai corpi del capitano navigatore Piero Paolo Franzese, del capitano pilota Alessandro Dotto e del navigatore Giuseppe Palminteri verrà ricomposta nell’obitorio di Ascoli Piceno.  Per la loro identificazione ufficiale sarà però, necessario attendere l’esame del DNA. La  Procura ordinaria di Ascoli Piceno ha affidato il compito al medico legale Adriano Tagliabracci che sarà affiancato da un consulente dell’Aeronautica Militare. Dovrebbero iniziare il loro lavoro già da lunedì prossimo. Solo dopo che avranno terminato sarò possibile restituire  i corpi dei poveri militari alle rispettive famiglie. E ne sarò anche autorizzata la sepoltura. Nel frattempo, continua invece, sul terreno la fase di bonifica. Sono gli uomini del Corpo nazionale del Soccorso alpino che stanno facendo il lavoro più grosso perché i più preparati a farlo per il fatto che si tratta di un territorio aspro, ostile. Da oltre 30 anni  tra l’Aeronautica Militare e il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico  vige un protocollo per la ricerca di equipaggi militari e civili in caso di crash aereo in ambiente montano o impervio. Tutti i rottami dei due aerei militari raccolti e identificati, come concordato con l’Aeronautica, stanno venendo fotografati e georeferenziati. Viene di fatto indicata con precisione le esatte coordinate della posizione del reperto. Questo, allo scopo di ricavarne una mappa che poi, dovrebbe aiutare nelle indagini. I tecnici sono ormai in possesso anche delle scatole nere dei due cacciabombardieri. Si confida molto nel loro contenuto per poter sbrogliare almeno in parte la matassa. Ha dell’incredibile quanto accaduto il pomeriggio del 19 agosto scorso nei cieli ascolani. In tanti stentano ancora a crederci che i due Tornado possano essersi scontrati.  L’aeronautica ha reso noto che i due cacciabombardieri partiti dalla base di Ghedi (BS) stavano compiendo un volo di trasferimento dirigendosi in un punto convenuto per addestrarsi in preparazione di una esercitazione NATO in autunno. I due jet avevano piani di volo diversi e obiettivi diversi. In tutti i casi il pilota di un aereo sapeva esattamente dove si trovava l’altro aereo. Il fatto che si siano trovati entrambi nello stesso punto e allo stesso orario è uno dei dilemma da risolvere. I due jet erano decollati a distanza di 5 minuti l’uno dall’altro. Sull’incidente sono in corso tre indagini. Una tecnica, una della Procura militare di Verona e un’altra della procura ascolana, coordinata dal procuratore Michele Renzo, che indaga per disastro aereo colposo e omicidio colposo plurimo.

Ferdinando Pelliccia