Tornado_del_6º_StormoMan mano che il tempo trascorre  ci si rende sempre di più conto della drammaticità  dell’incidente accaduto lo scorso 19 agosto nei cieli ascolani.  E ancor di più ci si rende  conto che ormai è praticamente impossibile trovare superstiti. In un afoso pomeriggio agostano due Tornado dell’Aeronautica Militare basati a Ghedi (BS) si sono scontrati mentre svolgevano esercitazioni di volo. A bordo dei due jet militari vi erano rispettivamente un pilota e un navigatore. In tutto 4 ufficiali, dei capitani. I loro nomi sono saliti, loro malgrado, alla ribalta delle cronache internazionali. Forse per molto tempo in tanti associeranno a quei luoghi  e ricorderanno i nomi di Alessandro Dotto e Giuseppe Palminteri, rispettivamente pilota e navigatore del primo velivolo, Mariangela Valentini e  Paolo Piero Franzese, pilota e navigatore del secondo velivolo. Questi due equipaggi, a oltre 24 ore dall’incidente, ormai sono considerati morti. I soccorsi sono scattati nelle immediatezze del tragico evento. Purtroppo i due cacciabombardieri a causa dello scontro in aria ad altissima velocità, circa 1200 Km/h, si sono praticamente disintegrati cadendo in pezzi, molto piccoli, in fiamme al suolo e spargendosi per km sulle colline ascolani. I rottami in fiamme hanno poi, dato luogo a focolai di incendi che poi, sono divampati alimentati dalla vegetazione. Incendi che hanno visto impegnati fino al mattino successivo, per sedarli e spegnerli,  mezzi e uomini dei vigili del fuoco e forestali.  Questo, ha però, condizionato molto le ricerche. Nelle prime ore successive all’incidente è stato impossibile raggiungere i punti di impatto a terra dei rottami. Ad impedirlo le fiamme. Cosi solo al mattino le prime squadre a terra si sono mosse mentre per tutta la notte elicotteri e altri mezzi aerei avevano perlustrato il territorio anche con l’ausilio di visori ottici notturni. Praticamente dall’inizio di questa tragedia sono in corso le ricerche dei  corpi degli equipaggi dei due aerei, tre uomini e una donna. Questo, per soccorrerli ma, anche, nelle peggiori delle ipotesi,  per dargli sepoltura. Finora la squadre di soccorso. circa 20 distribuite su un’area di oltre 24 ettari. Si tratta di un territorio impervio e boscoso. Sono riuscite a recuperare solo due corpi.  Si trattano dei resti, con molta probabilità, dell’equipaggio di uno dei due jet militari precipitati. Sono stati trovati nelle immediate vicinanze di quello che un tempo era la fusoliera di un Tornado. Pochi rottami anneriti dal fuoco I  due corpi erano, non molto lontano l’uno dall’altro. E ormai confermato che uno è di sesso maschile e l’altro di sesso femminile. Probabilmente si tratta del pilota e del navigatore del Tornado i cui rottami sono stati trovati nelle loro vicinanze.  Dovrebbero essere quindi, Mariangela Valentini e  Paolo Piero Franzese. Sarà l’esame del DNA a stabilire le loro identità. I corpi mostrano i segni di tutto il martirio che hanno subito. Per questo motivo più che mai è prioritario recuperare al più presto anche quelli degli altri due militari.  Il timore che non verranno recuperati è alto. L’esplosione in volo ha compiuto scempio sia del mezzo sia dei suoi occupanti. E’ difficile capire  al momento le cause e la dinamica dell’incidente. Sembra che i due cacciabombardieri volassero fuori dalla rotta autorizzata  e ad una quota  di volo inferiore a quella prestabilita.  Sarebbe stato tranciato anche un cavo dell’Alta tensione. Errore umano o guasto tecnico? I mezzi erano comandati da personale esperto, qualificato e capacissimo. Saranno le scatole nere dei due cacciabombardieri precipitati a dire come sono andate le cose.  I Tornado sono in esercizio dagli anni’80, l’Italia ne acquisto 99. Oggi anche se i  più vecchi o meglio usurati sono stati radiati molti di questi jet, ormai trentennali, sono ancora operativi anche se subiscono severi controlli.  Incidenti con dinamiche simili sembra che si siano già verificati negli ultimi anni in Paesi che come l’Italia negli anni’80 adottarono i Tornado. Forse quanto accaduto non si poteva evitare, ma chissà se sia stata veramente fatalità o altro. Saranno le due indagini incorso, quella della Procura militare  di Verona e quella della Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, a fare luce su questo tragico evento che ha strappato ai loro cari 4 vite. Purtroppo quando si decide di impegnarsi in attività come quella del pilota di jet militare si è consapevoli dei rischi che si corrono e sempre si accettano perché fanno parte della ‘sfida’.  Non si tratta di agonismo, ma di riuscire in quello che è considerato praticamente impossibile. Volare ad oltre 2mila km/h e sfiorare il cielo, ma anche la terra. Adesso, a distanza di pochi giorni, come è stato per Simone Camilli, l’Italia tutta si ritroverà di nuovo raccolta in preghiera intorno al dolore che ha colpito le famiglie dei 4 militari italiani morti. Quel maledetto 19 agosto Mariangela, Paolo, Alessandro e Giuseppe, ignari del tragico destino che li attendeva, si sono alzati in volo con i loro jet sorridenti e scherzosi come sempre.  Cosi li ricorderanno tutti.

Ferdinando Pelliccia