Tel Aviv 8 agosto – Non si ferma il conflitto tra Israele e Hamas a Gaza. Questa mattina infatti sono ricominciati i lanci di razzi dalla striscia di Gaza verso il territorio israeliano. Le sirene hanno iniziato a suonare poco dopo le 8 del mattino, ora in cui scadeva la tregua concordata tra le parti. Per prima è stata attaccata la zona di Ashkelon, dove il sistema Iron Dome ha neutralizzato i lanci di Hamas. Poi a distanza di pochi minuti sono partite le sirene a Eshkol, dove i residenti hanno soltanto 15 secondi per andare nei rifugi: i razzi sono esplosi in zone non abitate. Sempre nelle stesse zone c’è stato un secondo lancio di razzi circa mezz’ora dopo. Hamas ha reso noto che proseguirà nei negoziati nonostante abbia rifiutato di prolungare la tregua. Non è ancora chiaro come si possa pensare di trattare e negoziare mentre le armi non tacciono. C’è una intransigenza di fondo che non tiene conto della pesante situazione che vivono gli abitanti di Gaza: vero, i palestinesi di Gaza sono stretti nella morsa da Israele che li confina in un fazzoletto di terra senza alcuna possibilità di movimento, e con un embargo pressoché totale ma vi è anche questa cocciutaggine di Hamas nel continuare ad esporre la popolazione di Gaza agli attacchi di risposta israeliani. Dall’altra parte Israele non ha alcuna intenzione di mollare sull’apertura delle frontiere di Gaza, preoccupato che l’allentamento della pressione possa favorire un nuovo e più veloce riarmamento delle brigate Ezzedin al-Qassam e che possa tornare nuovamente l’incubo terrorismo sul suo territorio, con nuovi “martiri” pronti ad immolarsi sulla pelle degli israeliani. Insomma al momento ancora una volta non c’è nulla di buono nel futuro della Palestina. La formula varchi aperti a Gaza in cambio di smilitarizzazione di Hamas, non troverà per niente terreno fertile.
GB