Tel Aviv 1 ago. – L’aver fatto prigioniero un soldato israeliano, farà cambiare strategia a Israele. Lo avevamo accennato nel corso del resoconto serale di ieri, che per Israele il tempo massimo stava per scadere. Ora però la situazione cambia radicalmente e spariglia le carte in tavola. Con la cattura di un soldato dell’Idf, Hamas ha così ridato fiato alle quasi occluse “vie respiratorie” israeliane: con l’idea che il militare possa subire torture e poi successivamente essere trucidato dalle milizie palestinesi a Gaza, Israele non accetterà alcun tipo di tregua e userà la mano pesante, più di quanto non l’abbia già usata in questi ultimi tre giorni di operazioni via terra e dal cielo. In questo momento nessun ricatto morale nei confronti di Israele potrà essere mosso dai paesi occidentali, che invece ieri erano in posizione ben differente, quasi pronti a bloccare l’alleato, per la” scomodità” dei troppi morti civili tra il popolo palestinese.
Hamas, ma sappiamo non lo farà, dovrebbe avere l’intelligenza di rilasciare il militare, così da non fornire alibi a Israele, per calcare la mano. Ma non sono decisioni queste alla portata dell’organizzazione terroristica palestinese (almeno non al momento), vista la noncuranza con cui metodicamente scegli i luoghi ben affollati da dove far partire i suoi razzi, sapendo che nel giro di poco, pioverà del piombo su quel punto esatto, provocando morte e distruzione tra la popolazione palestinese, stivata nel “carcere” che è la Striscia di Gaza.
La guerra si gioca tutta qui: da una parte i muscoli e la ragione di tutelare i propri civili; dall’altra le scarse risorse belliche e l’arma della morte di massa, che scuote l’opinione pubblica mondiale. Se non muta questa condizione, c’è il rischio che le operazioni di Israele si protrarranno per più tempo, con tutti i danni che collateralmente ne deriveranno.
Netanyahu e il suo esecutivo, nella riunione programmata per oggi, se non fosse accaduto quel che è successo nel sud della striscia di Gaza, avrebbero discusso di come nell’arco di massimo tre o quattro giorni, terminare unilateralmente le ostilità sul territorio di Gaza, mettendo fine alla fase di terra dell’operazione Margine protettivo e avrebbero fatto rientrare le truppe in Israele, evitando così l’isolamento totale, visto che puntualmente anche dall’occidente si preparavano per esternare con fermezza di stoppare ogni forma di combattimento da parte dello Stato della Stella di David. La situazione ora si complica.
Termina così, con la conta dei morti di oggi da una parte e dall’altra, la 25esima giornata di questo conflitto tra Israele e Hamas: 62 morti (altri 8 corpi scoperti tra le macerie nella notte portano il numero a 70 vittime) e 350 feriti tra i palestinesi, due i militari morti israeliani. Domani è un altro giorno, ma temiamo possa essere maledettamente uguale agli altri 25 che già sono passati in archivio, tra i calcinacci e il sangue che sgorga come un fiume in piena dai corpi martoriati dal piombo.
PS: per chi non avesse capito, il soldato catturato, è stato fatto prigioniero dopo che Hamas ha ucciso due commilitoni che erano con lui… Durante la tregua.
GB