Appello all’ONU: “Mai più inquinamento carbonico entro il 2050”. Oggi la grande Marcia di New York.

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Ai leader e rappresentanti nazionali, locali e internazionali:

Gli scienziati ci hanno avvisato: il cambiamento climatico potrebbe accelerare e andare fuori controllo, minacciando la nostra sopravvivenza e tutto ciò che ci è più caro. Vi chiediamo di contenere il surriscaldamento globale sotto la soglia, troppo pericolosa, dei 2 gradi °C, portando a zero l’inquinamento da combustibili fossili. Per raggiungere questo obiettivo, dovete definire urgentemente accordi realistici globali, nazionali e locali per modificare rapidamente le nostre società ed economie per arrivare al 100% di energie pulite entro il 2050. Fatelo equamente, sostenendo chi tra noi è più vulnerabile. Il pianeta merita di essere salvato e questo è il momento di farlo. Ma per cambiare tutto, c’è bisogno dell’impegno di tutti. Unitevi anche voi.

Avaaz, che significa “voce” in tante lingue europee, mediorientali e asiatiche, è stata lanciata nel 2007 con una semplice missione democratica: organizzare i cittadini di tutte le nazioni per avvicinare il mondo che abbiamo al mondo che la maggior parte delle persone ovunque vorrebbero,
divenendo la comunità di petizioni più potente del pianeta, con sede a New York e con oltre 38 milioni di membri iscritti in 194 paesi diversi. Avaaz è una ONG fondata nel non lontano 2007 da Ricken Patel, che ha come suoi scopi la difesa dei diritti umani, del clima e delle libertà religiose.

Il popolo degli avaaziani si mobilita oggi per la più grande di tutte le sue petizioni: quella  per la salvezza della Terra dai cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento che la stanno investendo e travolgendo, fissando come obbiettivo per il lontano 2050 l’uso del 100 per cento di energie pulite, non derivanti cioè dalla combustione, responsabile del surriscaldamento del nostro pianeta sotto la soglia pericolosissima dei 2 gradi centigradi, portando quindi a zero l’inquinamento da combustibili fossili. Alla vigilia della Marcia mondiale per il Clima di oggi, domenica 21 settembre, a New York, è riuscita a raccogliere oltre due milioni di firme in tutto il mondo per una petizione da consegnare a tutti i Governi, in vista del vertice d’emergenza convocato dall’ONU per martedì 23 settembre, al quale parteciperanno i capi di Stato di tutto il mondo. Infatti, si spiega nel testo che accompagna la petizione stessa, “uno dei più importanti scienziati al mondo ha dichiarato da poco che se il riscaldamento globale causerà il rilascio delle gigantesche riserve di gas metano dell’artico, saremo tutti – scusate il termine – “fottuti”. E questa non è che una delle molte minacce di catastrofi climatiche che dobbiamo affrontare.
Subito prima del vertice scenderemo in piazza in centinaia di migliaia per la Marcia Globale per il Clima. Rendiamolo un giorno storico consegnando la più grande petizione di sempre di Avaaz. Con una richiesta semplice e diretta: portare l’intero pianeta verso il 100% di energia pulita.” 

Quanto attuale e drammatico sia questo appello, lo dimostra l’apocalittica grandinata dell’altro ieri nella città d’arte di Firenze, che ha provocato danni ingentissimi al suo patrimonio artistico.

E Se Un Giorno Stonehenge, Il Colosseo, L’Acropoli Di Atene Sparissero Per Sempre? Workshop Su Inquinamento, Cambiamenti Climatici E Danneggiamento Del Patrimonio Artistico-Archeologico.

 

Questo il titolo “provocatorio” del workshop tenuto nel pomeriggio di ieri dalla storica d’arte Elisabetta Palmieri, dedicato all’incremento esponenziale dell’inquinamento negli ultimi cento anni, per riparare i cui danni ce ne vorrebbero altri cento. Ma, al contrario, il tempo stringe ed i danni prodotti sono purtroppo, ovviamente, irreparabili. Dovremmo mirare a che le generazioni future possano godere di ciò di cui noi ancora fruiamo e godiamo oggi. Una “grande Bellezza” da tutelare e preservare, e che invece dall’Unità d’Italia in avanti ha trasformato quello che era il Giardino d’Europa, méta obbligata di qualunque “grand tour”, nella sua Pattumiera, dato che l’Italia, invece di preservare ed incrementare le proprie risorse turistiche, ha preferito trasformarsi in un Paese industrializzato e perciò inquinante.

La storica comincia la sua esposizione con l’esempio della statua di Marco Aurelio a cavallo in piazza del Campidoglio, che varcò intatto tutte le epoche precedenti perché scambiato, e quindi preservato, dai cristiani con la statua dell’imperatore Costantino, e che ora si offre agli occhi del turista in copia, mentre l’originale è chiuso all’interno del Museo accanto. E’ dunque necessario, per preservare e conservare le opere originali, ricorrere a questi espedienti, praticabili nell’epoca della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte, esponendo, come propose un tempo Umberto Eco, le copie in luogo degli originali chiusi in cassaforte?

Verrebbe da rispondere proprio di sì, alla conclusione di questo interessante ma desolante seminario, il quale, più che sul caso, che appare ancora paradossale, di un’imprevedibile cedimento dello stesso Colosseo, che secondo la famosa profezia segnerebbe la fine della stessa città “eterna” e quindi dell’universo mondo, si sofferma sull’inesorabile affondamento e deterioramento di quella che fu la Serenissima Venezia.

E’ per questo che a New York si discuterà nell’Assemblea delle Nazioni Unite sul futuro del pianeta e sulle conseguenze dei cambiamenti e sconvolgimenti climatici sull’ecosistema. Siamo di fronte a catastrofi preannunciate da tempo e che ora si stanno letteralmente verificando sotto i nostri occhi e per prevenire le quali non c’è più tempo.

Infatti il “progetto” di giungere entro il 2050 alla fine delle emissioni provocate da combustione sostituite con le energie rinnovabili verdi appare in realtà del tutto utopistico.

Serge Latouche, filosofo della decrescita, preconizza un futuro nel quale ad un certo punto ci si dovrà fermare. Ma tutto lascia purtroppo pensare che quando ciò finalmente avverrà sarà già da tempo immemorabile “troppo tardi”.

Ciò nonostante oggi avrà luogo appunto a New York una grande Marcia, la quale servendosi di Avaaz si è rivolta a tutto il mondo per l’organizzazione di “eventi” come il workshop che ho seguìto ieri pomeriggio. Nel pomeriggio domenicale di oggi, dalle 15 alle 20, Roma risponderà con una “biciclettata” ai Fori Imperiali, grande manifestazione in quello che si spera sia ormai il cuore verde della Capitale. Mentre ieri mattina si era già marciato a Nuova Delhi.

Danno al patrimonio dell’umanità sancito dall’UNESCO significa che se crolla il Colosseo questo, al di là della fatidica profezia, non riguarda solo i cittadini di Roma, ma l’intera Umanità. In Europa gli eventi si moltiplicano ed emettono bagliori più che negli altri continenti perché ci troviamo anche nelle due giornate europee dedicate al Patrimonio, con ingresso in tutti i musei al simbolico costo di un euro. E’ dunque questa la giornata giusta per parlare del patrimonio culturale. Del rapporto tra i danni al patrimonio artistico dovuti all’inquinamento ed ai cambiamenti climatici si parla, almeno all’UNESCO, da quasi trent’anni (1985).

Cosa sono i Beni culturali? Tutte le definizioni di “beni culturali” dipendono dalla Convenzione dell’UNESCO del 1972: si tratta di agglomerati o di costruzioni isolate, e di opere dell’uomo o coniugate dell’uomo e della natura. Patrimonio naturale sono i monumenti naturali (formazioni geologiche, come le Dolomiti). Sotto la protezione dell’UNESCO si trovano quindi tanto siti naturali, quanto siti storico-artistici. Ma questa è solo la prima descrizione di patrimonio culturale o naturale.

Esiste infatti una seconda Convenzione sulla salvaguardia dei beni immateriali: tradizioni ed esperienze orali, corporee o del linguaggio, consuetudini sociali, eventi rituali e festivi, cognizioni e prassi relative alla natura ed all’universo; ma anche in questo caso, i cambiamenti climatici potrebbero portare a cambiamenti nei comportamenti umani. La foce del Tamigi coperta fa abolire l’attività della pesca, mentre Stonehenge potrebbe avere, nei giorni del solstizio, problemi a causa delle piogge acide. In conclusione, i beni naturali possono essere quindi materiali o immateriali,

ove si tratti di un patrimonio ricreato da comunità e gruppi nell’interazione con la natura. Si terrà conto di tale patrimonio nella misura in cui è compatibile con lo sviluppo sostenibile. La Convenzione dell’UNESCO del 2003 parla perciò del rispetto reciproco tra comunità, gruppi ed individui.

Quando parliamo di sviluppo sostenibile ci riferiamo all’UNESCO e non al Ministero dei Beni culturali perché il problema non è italiano od europeo, ma mondiale. L’UNESCO si è resa conto di dover mettere in campo ricerche stilate sull’impatto dei cambiamenti climatici sulle proprietà ambientali ed ha spinto l’Europa e le Americhe a cominciare ricerche dal 2005. Nell’UNESCO nessuno si era levato a gran voce, gridando: “attenzione ai cambiamenti climatici ed all’ambiente culturale e naturale.” Questo lo hanno invece fatto centri e consorzi di ricerca in tutto il mondo. L’”Arca di Noé” è un consorzio che ha avuto come principali fondatori i CNR italiani ed europei. Nel 2005 vengono denunciati i principali rischi e l’impatto sul patrimonio culturale. Quali rischi per i beni culturali? (Vilnius, 2006). Allegato alla trentesima sessione della Commissione del Patrimonio mondiale previsioni e studi sugli effetti dei cambiamenti climatici sul patrimonio ambientale. I principali fattori di rischio sono la variazione delle temperature, l’innalzamento del livello del mare, il vento, la desertificazione, i cambiamenti nei cicli delle acque, l’aumento dei cloruri del sale marino: se cambia l’umidità atmosferica cambia il PH del patrimonio archeologico, in gran parte ancora sotto terra, a causa delle variazioni dello stesso PH.  E’ il caso delle tombe di Tarquinia come di tutto il patrimonio archeologico non scavato per mancanza di soldi. La cristallizzazione provocata dai sali fa sì che le murature assorbano più acqua e che gli affreschi facciano sollevare pellicole. Le superfici pittoriche reagiscono all’efflorescenza salina. L’acqua ristagna nel muro e il sale nel grande caldo fa sì che le murature si asciughino e sugli affreschi si distacchi la pellicola pittorica o si veda il sale in superficie. Sono problematiche conosciute dagli storici dell’arte.

E veniamo al caso gravissimo dei dipinti murali e degli affreschi di Venezia. Quel deterioramento fa sì che si verifichi lo scrostamento: non conservazione e non tutela. Cristallizzazione dei silici, erosione dei materiali, attacchi degli insetti provocano ulteriori, irreparabili danni, dovuti non solo alle efflorescenze saline. Infatti, se il locale non è ben areato, queste ultime diventano muffe, che provocano attacchi da insetti e da funghi, i cosiddetti attacchi xilofagi. Ecco a cosa porta l’aumento di umidità. La variazione delle temperature provoca invece un aumento dell’escursione termica, con passaggi stagionali da un aumentato calore ad un aumentato gelo. Si verifica così il deterioramento provocato dallo stress termico, causa a sua volta di danni all’interno dei mattoni, delle pietre, dello stesso marmo di Carrara. Infatti l’acqua penetrata all’interno del mattone si gela e stacca a lungo andare il mattone stesso.

L’UNESCO ha il merito di aver dato il via allo studio di queste problematiche, ben conosciute dai restauratori. In Venezia ci imbattiamo in un clamoroso esempio di come tutto questo si stia già verificando. Quali saranno le conseguenze di questo processo irreversibile tra cento anni, se non torniamo indietro verso uno sviluppo sostenibile? (dichiarazioni UNESCO del 2003).

Un’altra variazione climatica è costituita dall’innalzamento del livello del mare, con la conseguente incursione di acque marine e saline. Si tratta di masse di acque che alterano gli equilibri, e provocano l’erosione delle coste, con la conseguente eliminazione di millenarie tradizioni culturali. Il vento intanto trasporta la sabbia, che si deposita nel materiale poroso andato incontro al gelo ed al caldo estremo. Ne conseguono ulteriori erosioni ed il deterioramento irreparabile delle superfici affrescate. Le piogge acide depositano poi materiali inquinanti sulle facciate delle chiese e dello stesso Colosseo. La pietra e lo stesso marmo vengono così sfarinati e corrosi.

Quante volte si è verificato per esempio negli ultimi venti anni l’impacchettamento della facciata della celebre chiesa romana di Sant’Andrea della Valle?  La facciata è stata ricoperta ed impacchettata sei o sette volte in un così breve lasso di tempo. Questo è il risultato di un circolo vizioso: più le emissioni delle automobili ed il traffico rimangono così come sono attualmente, più quella nobile facciata tornerà nera in brevissimo tempo.

Intanto a Venezia ci troviamo di fronte ad intere parti di capitello mangiate, corrose e sfarinate.

Come porre rimedio a questo processo che appare irreversibile? Tornando al caso della facciata di Sant’Andrea della Valle, dobbiamo considerare il fatto che ogni ripulitura rende la materia sempre più friabile e sensibile: muratura e marmo si staccano.

Le direttive europee per la riduzione dell’inquinamento sono ancora insufficienti. Sarebbe necessaria un’educazione alla cultura, alla tutela di quello che abbiamo e di cui ancora godiamo. Sarebbe importante riuscire a far capire ai governanti ed agli industriali che potrebbero trarre benefici ad usare energie rinnovabili, verdi. Il problema è costituito infatti come sempre dai poteri forti: industrie e governi i quali invece dovrebbero recepire il concetto dello sviluppo sostenibile.

Le particelle carboniose del traffico provocano un grave impatto sui monumenti. Meno saranno le emissioni carboniose, meno si inneriranno le superfici. E’ necessario ed urgente uscire da questo circolo vizioso.

Gli scienziati non ci offrono ricette, ma ci dicono che dobbiamo cercare di realizzare questo famoso sviluppo sostenibile, diminuendo drasticamente le emissioni carboniose. Tra due-trecento anni la maggior parte dei monumenti che conosciamo, dallo Stonehenge al Colosseo all’Acropoli di Atene potrebbero creparsi e crollare. Più importante dello stesso studio della storia dell’arte sarebbe l’educazione alla tutela del territorio ed alla responsabilità. Visitare la Fontana dei Quattro Fiumi a piazza Navona od il Colosseo dovrebbe implicare la considerazione che si tratta di manufatti presenti da alcuni secoli o da duemila anni. Quindi forse è il caso che non ci butti la lattina di Coca Cola!

 

Giancarlo De Palo