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Qualcosa di sostanziale, anche se non certo di definitivo, l’hanno ottenuta, la mobilitazione mondiale di oltre due milioni di persone promossa dalla più grande petizione Avaaz mai lanciata e la Grande Marcia di un milione di partecipanti di domenica scorsa a New York contro il surriscaldamento climatico e l’effetto serra provocati dal continuo aumento di emissioni di anidride carbonica e gas inquinanti nell’atmosfera della Terra. E’ dell’altro ieri, lunedì 22 settembre, l’annuncio della Fondazione Rockfeller, famiglia che sul controllo dell’oro nero ha costruito buona parte delle proprie fortune, di uscire definitivamente dalla proprietà della compagnia Exxon e di investire invece nelle energie rinnovabili e verdi.

Gli Stati Uniti si avviano così finalmente a ratificare anch’essi, sia pure per ultimi, il protocollo di Kyoto, sottoscritto il lontano 11 dicembre 1997 da più di 180 Paesi.

Grandi “assenti” nella sessantanovesima sessione dell’assemblea generale dell’Onu rimangono ora India e Cina, sottoscrittori dell’accordo ma esonerati dalla diminuzione di emissioni nocive in quanto certo non responsabili di quanto era avvenuto quand’erano ancora Paesi agricoli in via di sviluppo. Eppure proprio questi due Stati sono oggi i due massimi responsabili dell’inquinamento e  dell’emissione del 40% dei gas che provocano il continuo aumento dell’effetto serra, le cui conseguenze, come sappiamo, sono siccità prolungate, fenomeni atmosferici violenti e innalzamento del livello dei mari.

Per quanto riguarda l’Italia, il premier Matteo Renzi, dopo essersi incontrato con il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ed il Presidente turco Erdogan (sul tema della guerra in corso nel mondo, in particolare a causa della minaccia dell’Isis e della situazione in Siria, e la necessità di rinsaldare i rapporti tra Roma ed Ankara), ed in attesa di essere ospite in serata della famiglia Clinton, ha detto che “i nostri figli attendono che a Parigi l’accordo sia vincolante; le nostre economie attendono che i posti di lavoro legati all’economia verde siano realmente una opportunità. […] Credo che non sia fantascienza immaginare che nell’arco dei prossimi cinque anni nella mia terra, nel mio Paese l’aumento dei posti di lavoro verrà soprattutto da settori legati all’innovazione, alla tecnologia e ai cosiddetti green jobs, i lavori verdi.”

Intanto la Francia di Hollande e la Germania della Merkel hanno stanziato un miliardo di dollari, mentre il capo della diplomazia americana John Kerry ha sostenuto che il clima “è la maggiore sfida attuale del nostro pianeta”.

Sono un attore, e per vivere fingo, interpreto personaggi finti, che spesso risolvono problemi finti. Credo che l’umanità abbia guardato al cambiamento climatico allo stesso modo, come se fosse una fiction, invece è una questione di sopravvivenza”, ha brillantemente concluso il testimonial Leonardo di Caprio.

L’obiettivo dei negoziati è di limitare a due gradi Celsius il riscaldamento del clima rispetto ai livelli preindustriali. Secondo gli studi più accreditati, se le emissioni di gas a effetto serra si manterranno al livello attuale, le temperature si alzeranno di 4-5 gradi entro la fine del secolo, provocando effetti catastrofici. L’accordo che verrà siglato l’anno prossimo a Parigi entrerà in vigore nel 2020.

Giancarlo De Palo