maròIl rientro del Sottufficiale Latorre per motivi sanitari in Italia, limitato a quattro mesi di terapia, per quanto auspicabile e doveroso non faciliterà certamente la risoluzione della ormai atavica e incresciosa situazione di detenzione preventiva dei due del San Marco in India, ma  complica notevolmente i passi successivi. Le garanzie firmate per il suo rientro non fanno che indebolire la posizione in merito alla pur giusta pretesa  della  giurisdizione italiana sul caso. Qualcuno potrebbe pensare erroneamente il contrario, ma basti ricordare che neppure la strategia messa a punto dall’allora  ministro Terzi, quando i 2 Fucilieri, dopo un tira e molla tipico italiano, furono rispediti in India in seguito ad un permesso pasquale nel 2013, portò a risultati migliori. Allora –come risulta dalle stesse dichiarazioni di Terzi-  almeno era stata studiata una strategia per riportarli a casa; era stato attivato un arbitrato obbligatorio in quanto gli indiani  avevano sempre rifiutato quello consensuale, e la mossa successiva prevedeva l’intervento della magistratura nostrana per ritirar loro i passaporti, chiarendo ciò che era successo nelle acque internazionali di fronte allo stato del Kerala, quindi trattenendoli  in Italia visto che in India sussisteva anche la pena di morte.

Il Governo pro-tempore avrebbe avuto ampie possibilità di  dimostrare che ‘’aveva fatto il possibile’’ per farli rientrare, ma che l’azione penale della magistratura era da un lato avulsa al potere politico (quando si vuole) e dall’altro era anche dovuta per istituto: ci sarebbe stato qualche starnazzamento e protesta diplomatica indiana, con in testa l’italica Sonia Gandhi, ma oggi i 2 Fucilieri sarebbero stati già giudicati  e rientrati, con dignità e onore, nei ranghi del San Marco. Forse se non ci fossero stati ministri voltagabbana e un premier  così timoroso, la loro storia avrebbe avuto un corso assai diverso e più benigno; invece hanno prevalso sciocchi interessi di bottega, di denaro, di scambi commerciali misti a ‘’strizza’’ per cui Passera, Di Paola, Ricciardi and Company  hanno convinto quel premier che qualche settimana prima era andato a riceverli in pompa magna, a fare nottetempo  una vergognosa retromarcia, rigettandoli a mare verso l’India. Il ministro Terzi, anche recentemente ha descritto tale sgradevole evento vissuto in prima persona, è stato l’unico a uscirne con la testa alta, dimettendosi dall’incarico pur in mezzo ad una tempesta mediatica di critiche alimentata dal premier  che in una conferenza stampa lo tacciava apertamente, con stizza ed  inusitata arroganza, di essersi dimesso ‘’per futuri opportunismi’’. Peccato che, invece, chi ha sfruttato quel periodo ‘’tecnico’’ per buttarsi in politica siano stati altri; proprio Monti con la nascita abortita di Scelta Civica, e ora con quel  singolare movimento  d’ Italia Unica con cui  quell’ineffabile Passera -da grande statista qual è- vuole trasmettere i  suoi propri alti valori per cui  quando si tratta di far morire un contratto o degli uomini servitori dello Stato, non ha mai avuto dubbi  nell’optare per il denaro!  Fulgidi esempi di gestori di uomini e della cosa pubblica, che operano sempre senza dimenticarsi mai del potere e della loro cadrega. Terzi ne esce come un gigante, uno stratega fra pochi nani, uno dei rari col vero senso dello Stato e delle Istituzioni: peccato che sia mancata la regia, altrimenti i nostri sarebbero a casa da oltre un anno.     E gli va dato atto che, correttamente, Lui – al contrario della stampa- non ha mai etichettato i 2 Sottufficiali del San Marco, come ‘’marò’’; non si tratta di pura semantica mediatica ma di ignoranza  diffusa del loro status e di stile. Infatti , la stragrande maggioranza dei giornalisti italiani, per lo più ignoranti di cose militari, continuano a scrivere sui 2 ‘’marò’’ erroneamente e quasi con sprezzo, pur senza rendersene conto; tale termine è storicamente assegnato ai ‘’serpanti’’, cioè a quei marinai di leva privi di istruzione e senza alcun titolo o mestiere che avevano l’ingrato, ma necessario,  compito di pulire i locali igienici di tutto l’equipaggio di una nave. Latorre e  Girone sono invece dei Sottufficiali di Marina con l’ambita e selettiva specializzazione del San Marco, con una professionalità di spicco, ed una tenuta e un coraggio  ammirevole, di cui hanno dato ampia prova anche nell’attuale deprecabile vicenda. Anche in questo caso  il nostro carattere nazionale ci porta a guardare e valorizzare più le forme e gli stereotipi ma non la sostanza, che invece -come capita nei paesi civili- ha sempre la precedenza  nei confronti delle messinscene, delle coreografie e delle rappresentazioni vacue, anche se queste fanno  più colpo.  Qualcuno sostiene, non a torto, che tale carattere fa parte del nostro DNA italico e non limitato al popolino ma investe tutti, governanti, giornalisti, dirigenti, ecc; alla base c’è una grossa dose di ignoranza, condita con una supponenza e una autostima abnorme:  maestri a fare battute, annunci e altre amenità, ma quando si tratta di chiamare le cose col proprio nome, programmare, pianificare e mettere in campo strategie e assumersi la responsabilità etica del proprio operato,allora casca l’asino. ‘’C’è un po’ di Cagliostro e un po’ di Casanova in ogni italiano, anche nei più insospettabili, con un apparentamento agli invertebrati’’ sostenevano alcuni studiosi del nostro DNA, certamente critici ma non del tutto fuori luogo.

Si può mai  parlare di strategia politica, diplomatica, giuridica e operativa, quando i nostri 2 Fucilieri di Marina sono detenuti da quasi mille giorni dagli indiani, ancorchè le Corti di quel paese non abbiano ancora formulato capi di accusa circostanziati nei  loro confronti?  Esiste una qualsivoglia strategia, una doppia strategia –una palese ed una segretata-  o siamo nella più totale assenza di planning, inseguendo gli eventi e limitandoci ad interventi  occasionali e di facciata, e a battute sconsiderate che sarebbe meglio evitare? Dobbiamo solo partecipare al loro malessere e fargli visite sporadiche per far vedere all’opinione pubblica che li seguiamo, quando poi non si fa nulla di programmato per riportarli davvero a casa? Ogni tanto le Ministre Esteri e Difesa fanno qualche affermazione di opportunità, magari con toni roboanti,  ma sempre allineate  alle iniziali direttive del Premier del 22 febbraio 2014 quando, proprio in fase di investitura, disse che ‘’non bisognava fare chiasso sull’argomento; la scelta di non parlarne è voluta.  La situazione dei 2 marò è complessa e delicata, una ferita….’’: in sostanza non disturbare il conduttore, né gli indiani e, popolo italico, abbiate fiducia. E’ giunto il momento in cui l’Italia che comanda deve dare risposte precise all’Italia che domanda, senza altre tergiversazioni; la gente comune, oltre a tutti quelli che indossano una divisa ed hanno giurato fedeltà alle Istituzioni, deve  sapere cosa  sta succedendo  e quali sono le prospettive. Gli ultimi tre governi  hanno promesso, ad ogni piè sospinto, che i nostri avrebbero avuto un ‘’rapido e equo processo ‘’,  ripetuto a pappagallo dall’ineffabile De Mistura; finora non si è visto alcun processo –per fortuna- né tantomeno equo. Finalmente la ministra della Difesa ha giustamente affermato che i 2 fucilieri ‘’non debbono subire un indebito processo in India, poiché i fatti sono avvenuti in acque internazionali’’; dunque solo l’Italia è titolata a giudicarli.  Implicitamente ciò significa che quando si trovavano in Italia, per ben due volte, la nostra magistratura avrebbe  dovuto  trattenerli qui, interrogarli e processarli, perché a Roma competeva tale compito, alle nostre Procure, anche a prescindere da diverse volontà  e direttive del potere politico o diplomatico. Soprattutto la seconda volta, quando il governo aveva sostenuto fino al giorno prima del loro rientro che sarebbero rimasti in Italia, mentre la notte portò consigli del tutto contrari alimentati dal dover rispettare la ‘’parola data’’? , spacciando inoltre  come una grande vittoria (di Pirro) la promessa  indiana  che –bontà loro-  non avrebbero applicato, nel processo, la vigente pena di morte!    E’ sgradevole e doloroso osservare che le vicende dei 2 fucilieri facciano parte di una memoria dimenticata, zoppicante e assai labile; quel filo cerebrale di sinapsi mnemonica  che dovrebbe unire passato, presente e futuro ed essere trasmesso fra generazioni, sta diventando più che un valore plastico consolidato  di conoscenze da custodire, quasi un vizio, una brutta abitudine, fastidiosa, ingombrante e da scrollarsi di dosso.    Molte sono le domande che attendono risposta!

Quali risultanze ha finora prodotto quella via dell’internazionalizzazione  ‘formale’ suggerita, tanti mesi fa, dalle due ministre nei confronti dell’UE, NATO, ONU, e anche degli USA e dei Paesi influenti?  Perché non si è ancora avviata la procedura prevista dell’arbitrato obbligatorio nel caso di dispute fra paesi aderenti alla Convenzione di Montego Bay, pretendendo che  il caso -ormai in metastasi- sia portato in giudizio se non a Roma come prevede il diritto internazionale, almeno  dal Tribunale di Amburgo nato per dirimere tali discrasie?  Per far si che non si passi dalla speranza alla rassegnazione, che comunque non è un’alternativa accettabile, è necessario che ‘’qualcuno batta un colpo’’ e si avviino dei progetti concreti per  riportarli a casa:  Basterebbe volerlo! L’approccio deve essere scientifico a supporto della politica; si deve procedere non per ipotesi, né inseguire emozioni o idee balzane, ma per probabilità, scartando quelle apparenti e approfondendo quelle che possono trasformarsi in certezze, in termini di   risultati.                                                          Certo che con il rientro del Latorre per giusti motivi sanitari la situazione è passata dal campo del diritto a quello umanitario e di pietas, complicandosi ulteriormente ,e  mentre il Girone è ancora trattenuto a Delhi, si sovrappone l’affidavit  diplomatico e personale di far rientrare Latorre al termine dei 4 mesi di terapia. Una deriva verso la pietas già sperimentata con l’ elargizione ex-gratia di quelle ingenti somme pubbliche alle famiglie dei due pescatori uccisi , e dei compensi al padrone del peschereccio, ma anche con la richiesta del perdono ai nostri, come se la sentenza di colpevolezza fosse già scritta: parlare di cattiva e penosa gestione della vicenda è quasi un eufemismo, ma purtroppo è vero!     E’ il caso che si smetta anche di fare sciocche battute che sono per la verità propri e veri autogol: quando il nostro premier, colloquiando con il suo omologo indiano, dichiarando di voler collaborare, gli chiese dei nostri 2 fucilieri, la risposta  è stata ‘’ sì, ma il nostro processo sarà equo’’ e noi non abbiamo ribattuto, significando che hanno  ragione gli indiani a volerli processare e non l’Italia  secondo le norme internazionali del Diritto. Meglio far meno battute, aver le idee più chiare, essere più coerenti   e sentirsi più italiani, non a parole ma nei fatti che sono i soli a contare.

Ora siamo finiti, così, in un vero cul de sac, che richiede l’attuazione di una strategia politica ed operativa con un vero e perseguito End State (scopo finale che è il loro rientro in Italia…) ed una serie di milestones mandatorie nell’arco programmatico di questi prossimi 4 mesi.                                                             Prima di tutto far curare al meglio Latorre, ma stilare un programma di contingenza ben strutturato che preveda con milestones da rispettare i seguenti passi:  procedere formalmente con l’internazionalizzazione e l’arbitrato obbligatorio allo scopo di riportare loro ed il processo in Italia con una data, una dead-line entro Natale 2014, avvalendosi del ‘’peso’’ della neo-eletta Mrs.PESC (Mogherini) , della Presidenza semestrale italiana dell’UE e di occasioni formali come la riunione NATO a Newport nel Galles, in cui peraltro non risulta che siano nemmeno stati rammentati i 2 fucilieri…

Se entro tale data non si consegue il loro duplice rientro, dal 1° gennaio 2015, applicare in modo estensivo l’emendamento recentemente approvato che prevede il ritiro delle nostre Unità navali sia nelle Task Force NATO che UE operanti nel bacino somalo in missioni antipirateria. Contestualmente dichiarare formalmente il ritiro dalle coalitions  NATO costituite per la crisi ucraina e irachena, a fronte della sconsideratezza per i nostri militari impegnati  nelle missioni internazionali di peace-keeping. Se anche queste misure non  dovessero sortire risultati, prevedere una strategia operativa con la previsione di recuperare, entro il 13 gennaio 2015 e comunque prima del rientro di Latorre, il Sottufficiale Girone con i mezzi operativi ritenuti idonei allo scopo compreso l’evacuazione con le nostre Forze Speciali che non aspettano altro che l’ordine politico di farlo.  Poi la magistratura dovrà fare il resto avviando il processo in Italia, dopo aver loro ritirato i passaporti.

Se invece prevediamo di restituire Latorre senza porre in atto un tale programma  strategico, li avremo buttati a mare per la terza volta, senza aver fatto nulla di concreto per la loro causa e per l’onore di questo disgraziato paese. Loro, i 2 Fucilieri, hanno sofferto in silenzio come veri soldati  adusi ad obbedire gli ordini e siamo fieri di loro, ma ora tocca allo Stato ed al Governo  decidere ed assumersi le responsabilità del caso: è una questione di dignità nazionale e di rispetto del diritto, sia internazionale che umanitario!

Giovanni Bianchini