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In questa nuova rubrica un po’ nostalgica chiamata Novecento su LiberoReporter, tra i vari argomenti più o meno intensi che tratteremo nel corso delle settimane, non poteva assolutamente mancare anche un tono di leggerezza e di tanto in tanto un tributo speciale ai personaggi che si sono particolarmente distinti e che hanno fatto la storia del XX secolo. L’ottava arte, quella del cinema, è diventata sin dal secondo dopo Guerra uno dei più formidabili mezzi di comunicazione mondiale, e strumento eccezionale per unire emozioni e disincanto tra le varie generazioni. Noi italiani ne sappiamo qualcosa, grazie anche ai grandi maestri Neorealisti che tra gli anni cinquanta e sessanta, quelli della ricostruzione e del sogno americano, ci hanno fatto sperare e gioire con le loro indimenticabili opere cinematografiche. Come dimenticarsi Michelangelo Antonioni,  Dino Risi, Mario Monicelli, Luchino Visconti, Vittorio De Sica e il pluripremiato Federico Fellini. Pezzi della nostra storia moderna e precursori di un mondo che, negli anni d’oro, stava cambiando. Le major statunitensi, affascinati dai nostri talentuosi artisti, tentano di accaparrarsi la leadership di questa suprema arte visiva e sfornano nei primi anni settanta diversi attori e registi, che, con le loro perfomance hanno incantato intere platee. Tra questi c’è il più grande di tutti -a nostro avviso-, il migliore tra i migliori, e neanche a farlo apposta con sangue nelle sue vene rigorosamente tricolore. Costui è l’indiscusso e l’eclettico maestro noto a tutti con il nome di Robert De Niro Jr.
E’ lui, l’attuale settantunenne nato nell’agosto 1943, newyorkese doc e da padre per metà italiano (Robert De Niro Senior), l’eroe di tante pietre miliari che hanno reso il cinema una delle più importanti fonti d’ispirazione e comunicazione del nuovo millennio. E’ questo signore, dai capelli ora bianchi, dalla straordinaria mimica facciale, da un perfezionismo maniacale e il più grande attuatore del metodo Stanislavskij, che si attesta e si colloca senza indugio alcuno, al vertice dei più grandi interpreti di tutti i tempi. Indimenticabili ed eterni i suoi ruoli: dal tassista giustiziere di “Taxi Driver”, al criminale acculturato di “Cape Fear”; dal pugile italo americano Jack la Motta in “Toro scatenato”, all’operaio combattente de “Il Cacciatore”.

E ancora, straordinarie le sue interpretazioni da mafioso nella saga de “Il Padrino” di Francis Ford Coppola, nel film cult degli anni novanta Heat di Michael Mann, in “Quei bravi ragazzi” di Martin Scorsese, nello strepitoso Sam “Asso” Rothstein di Casinò e nel capolavoro dei capolavori di Sergio Leone “C’era una volta in America”. Non possiamo dimenticare neppure  Al Capone degli Intoccabili, Rodrigo di Mission, Satana in Angel Heart e tante, tantissime opere che indiscutibilmente lo rendono il numero uno al mondo. 7 nomination all’Oscar, due vinti, altrettanti Golden Globe, riconoscimenti alla carriera, Leoni d’Oro, ottiene premi ovunque e in ogni stato del pianeta, e questo per la sua più grande capacità innata, quella di rendere (come copione chiede) il personaggio da lui rappresentato così perfetto da mettere in difficoltà anche lo stesso sceneggiatore. Si immedesima totalmente, perde decine di chili, studia la parte per settimane, vuole e ottiene la perfezione fino ad entrare nel personaggio meglio di chiunque altro. Solidale ed intensa la sua lunga  collaborazione lavorativa con il regista italo americano Martin Scorsese e imponente, titanica, la sua filmografia. 95 le pellicole da attore, 2 da regista e 28 da produttore e gran parte di queste vere e proprie opere sacrali della storia del cinema. Diventa, nel corso della sua prolifica carriera simbolo e mito per la maggior parte dei suoi colleghi, anche dei più illustri, Mel Gibson, Sean Penn, Edward Norton, Brad Pitt, Leonardo DiCaprio, e cosa ben più importante leggenda vera tra i milioni di affezionati al cinematografo.
Da quanto sia diventato immenso De Niro lo dimostra l’incredibile decisione presa dall’immortale Marlon Brando, che ormai in stato di totale riservatezza, nel 2001 firma la sua ultima apparizione nel film “The Score”, esclusivamente per il piacere di lavorare a fianco di Robert Jr.
Tanti i ringraziamenti che noi europei e soprattutto italiani dobbiamo sussurrare agli amici americani, a partire dall’intervento liberatorio nel secondo conflitto e a seguire per la vicinanza socio economica in tutto il resto del secolo novecento, ma viceversa, in quei pochi ringraziamenti da parte loro nei nostri confronti, c’è da rilevare il dono che Ferrazzano, piccolo borgo in provincia di Campobasso, ha fatto loro, con la grande emigrazione di fine ottocento. Un grande e appassionato grazie dunque, da New York diretto verso la piccola regione del Molise, a Giovanni De Niro e Angelina Mercurio, nonni del padre dell’attore, che nel 1890 hanno deciso di compiere la sofferta traversata. Sangue “italico” in questo strepitoso personaggio, e se come dice lui stesso, “il talento sta nelle scelte”, allora grazie a te Robert per aver scelto in maniera così talentuosa di averci fatto sognare.

Mirko Crocoli