Bouthaina_ShaabanNelle ultime ore dure critiche sono state indirizzate dalla Siria alla Turchia. Le ragioni di queste critiche scaturiscono dal fatto che Ankara ha concesso a combattenti curdi iracheni e ancor peggio, a quelli del Free Syrian Army, FSA, gruppo ribelle che combatte per rovesciare Assad, di entrare in Siria attraverso il suo confine per combattere le forze jihadiste dello Stato islamico, Is.  In merito si è espresso lo stesso ministro degli Esteri siriano, Bouthaina Shaaban nel corso di un’intervista alla Reuters. Secondo il ministro il lasciare attraversare il confine turco siriano a forze combattenti è stato una palese violazione della sua sovranità. Il capo della diplomazia di Damasco ha definito tutto ciò come un atto vergognoso. Il capo del dicastero agli esteri di Damasco in un’intervista ha addirittura definito il tutto come una mossa della Turchia per cercare di espandere la propria influenza in Siria inviando combattenti anti-Bashar  nel Paese. La polemica fonda le sue radici proprio nel fatto che forze ribelli al regime siriano sono ‘tollerate’ da Ankara. La stessa leadership politica del FSA, considerata opposizione moderata, si trova proprio in Turchia. Sempre in Turchia i combattenti anti Assad vi cercano spesso riparo dopo i combattimenti. La questione nasce dalla necessità, per i curdi siriani, di ricevere rinforzi, in armi e uomini, per poter continuare a sostenere la difesa dell’enclave di Kobane al confine turco-siriano, assediata dalla metà del mese di settembre scorso dalle forze jihadiste di Is. Una strenua resistenza che sta mettendo a dura prova la capacità offensiva dei miliziani islamici che puntano, con la conquista di questa città, a prendere il controllo totale del nord della Siria. In aiuto dei difensori di Kobane, da qualche settimana, è corsa anche la coalizione anti Is a guida Stati Uniti.  Proprio grazie alle decine di attacchi aerei effettuati finora contro i jihadisti, i combattenti curdi siriani di Kobane sono riusciti a tenere duro fino ad oggi, in attesa di ricevere rinforzi dall’esterno. Da quando è entrata in gioco gli aerei della coalizione hanno effettuato oltre 150 attacchi contro i miliziani islamici fermando in parte la loro avanzata. Secondo fonti statunitensi nel corso di questi attacchi sono rimasti uccisi centinaia di jihadisti. Purtroppo gli attacchi aerei da solei non sono sufficienti a respingere gli estremisti islamici. In seguito allo stallo venutosi a creare, i miliziani islamici non sono riusciti ad avanzare e difensori di Kobane non sono riusciti a respingerli del tutto, è apparso sempre di più necessario un intervento armato esterno di forze di terra. Per questo motivo si è stata esercitata una pressione sulle autorità di Ankara a permettere il transito attraverso il suo confine di combattenti curdi in Siria per difendere la città di Kobane. Un permesso che è finalmente giunto soprattutto per i combattenti curdi provenienti dal Kurdistan iracheno. Inibito invece, il transito a quelli del Kurdistan Workers’ Party, PKK, che sono fuorilegge in Turchia. Attualmente la situazione al confine è molto critica anche se stabile. Finora in Turchia si sono rifugiati migliaia di profughi, almeno 200mila, provenienti dalla Siria. La Turchia ha accolto i profughi ma, non ha dato invece, alcun sostegno ai combattenti anti Is.