pkkIn Turchia molte città si stanno trasformando in campi di battaglia. Il mancato intervento militare della Turchia in Siria contro lo Stato Islamico, Is, per dare sostegno alla città curda di Kobane ha fatto scattare l’indignazione nel Paese. Proteste sono scoppiate specie nell’aerea sud-orientale del Paese dove è forte la presenza di simpatizzanti del Kurdistan, Partito dei Lavoratori, PKK. I manifestanti sono scesi in strada a protestare contro il mancato intervento militare turco. E’ ormai chiaro a tutti che il governo turco è riluttante ad intervenire contro le forze dell’IS in Siria che stanno schiacciando i difensori di Kobane. Questo, nonostante il via libera dato nei giorni scorsi dal Parlamento di Ankara a consentire interventi militari oltre confine. Una concessione che è stata però limitata ad un anno. La città curda di Kobane si trova a poche chilometri dal confine turco-siriano e le forze armate turche, TSK, già schierate lungo la linea di demarcazione dei due stati, sono le uniche pronte ad intervenire immediatamente in soccorso della città che sta ormai per capitolare. Addirittura carri armati sono stati posizionati nei pressi di una base militare turca a nord-ovest di Kobane. Il problema è che Ankara teme che aiutare i curdi  filo PKK in Siria possa creare i presupposti per una futura richiesta di indipendenza dei curdi dalla Turchia. Da giorni i manifestanti pro PKK si scontrano con la polizia turca in assetto antisommossa che in più occasioni è dovuta ricorrere all’uso di cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere i vari gruppi di protesta. Gli scontri si sono registrati soprattutto nei grossi centri urbani come quello di Diyarbakırcon. Nelle ultime ore la protesta si è anche allargata ad altre città come Istanbul. I danni causati dai manifestanti nelle varie città, a strutture e mezzi, sono stati ingenti. Cresce invece il numero delle città in cui le persone hanno scelto di sostenere i curdi e di conseguenza la protesta dei simpatizzanti del PKK, picchiando sulle casseruole oppure suonando il clacson delle loro auto per strada. Un segno questo, che il popolo turco, a differenza dei suoi governanti, vorrebbe l’intervento militare a sostegno di Kobane. I jihadisti dell’IS hanno lanciato tre settimane fa l’offensiva militare per cercare di conquistare la città di Kobane che  assediata da tre lati ormai  lentamente sta capitolando. In queste ore si combatte casa per casa.  Il motivo di questo attacco è da ricercare nel fatto che Kobane è situata in una posizione strategica.  Il suo controllo è ritenuto irrinunciabile dai miliziani islamici in quanto gli permetterebbe di consolidare il controllo del territorio nel nord della Siria e di poter intensificare e consolidare i loro guadagni derivanti dallo sfruttamento e vendita delle risorse di quel territorio. Gli estremisti islamici avevano già tentato di prendere il controllo della città curda lo scorso mese di luglio. Finora a fermarli è stata solo la tenacia e il coraggio dei suoi difensori. Si tratta per lo più di forze locali curde appartenenti al Democratic Union Party, PYD, appendice del PKK . Queste forze sono state finora sostenute anche da combattenti curdi provenienti dalla confinante Turchia. Il flusso di queste forze esterne è però, cessato, o si è ridotto ai minimi termini, dopo la chiusura della frontiera  da parte della Turchia.