Dallas, un caso ancora aperto: l’omicidio di John Fitzgerald Kennedy il 22 novembre del 1963.

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Oggi, 22 novembre, alle ore 12:30 di 51 anni fa, dopo una curva e poco prima di un sottopassaggio, in quel di Dallas in Texas, accadde l’evento più discusso, controverso e dibattuto della storia del XX secolo. Un sarto ebreo, un disperato ex marines, un auto inspiegabilmente scoperta e un sesto piano fanno da cornice ad un evento che, tuttora, resta avvolto nel mistero. Lui è Abraham Zapruder, il sarto, che con la sua 8mm filma il video più famoso del mondo; l’altro è Lee Harvey Oswald, uno sbandato “Rambo” (filo sovietico) in cerca di gloria; l’auto è una Lincoln Continental del 1961 modello SS 100 X e il sesto piano della Texas School book Depository, è il luogo simbolo dell’intera vicenda.
Tante le domande, poche le risposte, infinite le teorie del complotto e di un’immensa cospirazione che è diventato “giallo” assoluto del secolo scorso. Il 35° presidente degli Stati Uniti d’America, il cattolico e amato John Fitzgerald Kennedy, è a Dallas con la splendida First Lady “Jackie” per una serie di motivi: unire l’elettorato, conquistare lo stato del Texas e reperire fondi per la nuova rielezione alla Casa Bianca. L’idea nasce dall’incontro tra lo stesso Presidente, il suo vice Lyndon Johnson e il governatore John Connaly, svoltosi ad El Paso il 6 giugno del ‘63. Sotto la precisa volontà di Johnson, questo viaggio istituzionale viene annunciato ed ufficializzato nel mese di Settembre, con data di arrivo stabilita per venerdì 22 Novembre.
L’aereo presidenziale Air Force One, partito dalla cittadina di Fort Work, atterra all’aeroporto Love Field di Dallas alle 11:40 ore locali.  Ad attendere John e Jacqueline oltre al governatore John Connaly e la moglie Nellie, una lunga fila di veicoli preceduta e seguita da numerosi agenti tra polizia locale e Federali. Una colonna di sette auto compresa quella del Presidente e due per la stampa. Cinque i mezzi “fulcro” del sistema organizzativo del corteo, composto da diciannove unità addette alla sicurezza, tra uomini dell’intelligence e agenti. Precede la Ford guidata direttamente da Jesse Curry, il Capo della Polizia di Dallas e termina con la Varsity blindata condotta dal suo alterego dello Stato del Texas. Nel mezzo la Lincoln Continental “presidenziale” con a bordo il governatore Connaly, John Kennedy e le rispettive mogli. A seguire la Cadillac Halfback decappottabile con gli addetti alla scorta e i due assistenti del Presidente, Kenneth O’Donnel e David Powers. Chiude la Lincoln quattro posti del Vicepresidente Johnson e la moglie Claudia Alta Taylor.
Il percorso si snoda all’interno delle vie cittadine. Alle ore 12:30, a pochi minuti dalla conclusione della visita e l’inizio dei festeggiamenti con le autorità locali, all’altezza di Dealey Plaza ed Elm Street echeggiano, tra i saluti e gli applausi della gente, alcuni colpi d’arma da fuoco. Il cine-amatore (Zapruder) appostato nel parco – tra i cespugli – filma tutto, e quei secondi diventano tragica leggenda! Due proiettili colpiscono Kennedy, uno alla gola e l’altro, mortale, alla testa. Lui tenta istintivamente di chinarsi in avanti, ma il busto che porta da anni per “antichi” dolori reumatici gli impedisce qualsiasi tipo di movimento e, anche se la moglie si lancia in un ultimo disperato abbraccio protettivo, ormai è troppo tardi. Mentre viene trasferito d’urgenza al Parkland Memorial Hospital la notizia comincia rapidamente a diffondersi e in poche ore fa il giro del mondo. Vani i tentativi disperati dei Medici Carrico e Perry: John Fitzgerald Kennedy viene dichiarato ufficialmente morto alle ore 13:00 del 22 Novembre 1963.

Il giuramento di Johnson sull'Air Force One
Il giuramento di Johnson sull’Air Force One

Il vice Johnson, messo in sicurezza, viene trasferito in tutta fretta sull’Air Force One insieme alla vedova Jacqueline. In una surreale cerimonia, tra angoscia, sgomento e abiti insanguinati, Lyndon  Johnson presta giuramento come successore alla Casa Bianca. Di lì a poco viene arrestato un giovane, un ex marines con idee profondamente anti capitaliste: il suo nome è Lee Harvey Oswald. E’ un dipendente della Texas School Book Depository, situata sulla Dealey Plaza, che, sentitosi braccato, in balia della totale confusione del momento uccide un poliziotto ma ben presto viene anche accusato dell’omicidio del Presidente. Al sesto piano dell’edificio, da cui sembra provengano gli spari, gli agenti trovano a terra, nascosto tra gli scatoloni, un fucile di fabbricazione italiana; il Mannlicher Carcano Modello 91 calibro 6.5, appartenuto proprio a Lee Oswald. Con la stessa rapidità con cui si trova il colpevole (unico e solo), entro 48 ore dall’omicidio di Kennedy, “l’illustre” attentatore (o presunto tale) viene a sua volta assassinato nei sotterranei della Polizia di Dallas; freddato dal “mafioso” Jack Rubenstein detto Ruby. Motivazioni e circostanze ancora tutte da chiarire. Da quel 22 novembre è trascorso ormai oltre mezzo secolo e, dopo 4 commissioni d’inchiesta, tra cui la “Warren” (quella ufficiale), centinaia di libri, video, lungometraggi e teorie d’ogni genere, rimangono delle zone grigie sull’intera vicenda. Un giorno, quello dell’uccisione di John Kennedy, che ancora oggi resta il più misterioso del secolo scorso e della storia degli Stati Uniti d’America. La commissione ufficiale stabilisce definitivamente che l’unico ideatore, regista, attore ed artefice di tale omicidio è solo ed esclusivamente il giovane cecchino Oswald, mettendo fine a qualsiasi altro tipo di ipotesi cospirativa e complottista. In realtà alcuni anni dopo, tra la fine degli anni sessanta, e l’inizio dei settanta, la commissione d’inchiesta presieduta da Jim Garrison comincia a “snocciolare” fotogramma per fotogramma argomentazioni e dettagli tutt’altro che trascurabili. Non più 3 spari ma 6 (come è chiaro nel sonoro del video) e non più e non solo il deposito di libri ma anche la collinetta, nella parte anteriore del corteo e, particolare “sfuggito” alla precedente commissione, la gente che si lancia a terra e si volta anche nelle immediate vicinanze del sottopassaggio, evidentemente accortasi del frastuono degli spari e istintivamente cerca riparo.

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Lee Harvey Oswald

Le accuse contro il “solo” Oswald vacillano e con esse si demoliscono le fondamenta stesse della sentenza Warren, che, secondo “Garrison”, non aveva indagato con particolare accortezza. Cominciano i primi sospetti, le prime gravi discordanze e l’opinione pubblica grida al complotto. Affiorano lentamente ipotesi che, se avvalorate, consoliderebbero la tesi della “conspiracy”. Rapporti “strani” tra il padre del Presidente Joseph Kennedy ed alcuni esponenti della mafia di Chicago, tra cui il noto Sam Giancana; l’anomala presenza nella commissione Warren di Allen Dulles, l’onnipotente capo della CIA esonerato da “John” dopo la fallimentare Baia dei Porci, per citarne alcune.
Il giovane Presidente era amato all’inverosimile dal suo popolo: tenne testa all’intransigente Nikita Kruscev durante la delicatissima Crisi missilistica di Cuba e aprì al dialogo con gli Afro Americani appoggiando fortemente l’integrazione razziale; inoltre si impegnò in maniera decisa per i programmi spaziali e in politica interna emanò importanti leggi sull’istruzione, sulla parità sociale dei diritti civili, e contro le discriminazioni in ogni luogo, pubblico e privato. Ma nonostante i tanti ammiratori, le ottime riforme, la fama di latin lover e la splendida famiglia che lo adorava, “quest’uomo” aveva anche molti nemici, tra i poteri forti e in seno alla sua stessa nazione. Le perplessità sull’organizzazione di quel viaggio e le successive lacune in fase di indagine, lasciano aperti troppi interrogativi:  il Vice Presidente Johnson insistette molto affinché quel viaggio istituzionale fosse organizzato, ma per quale assurdo motivo un presidente degli Stati Uniti, in piena Guerra Fredda, si trova su una vettura scoperta e senza una protezione blindata, almeno ad altezza della testa? Il movimento della testa di John Kennedy nel famoso video di Abraham Zapruder è eloquente: il colpo mortale è partito dalla zona della collinetta/sottopassaggio e non dal sesto piano, dove in teoria si trovava l’unico “colpevole” dell’assassinio presidenziale.
Assurdo poi l’episodio Ruby, l’oscuro personaggio legato alla criminalità che riesce ad intrufolarsi armato all’interno dei sotterranei della polizia, avvicinarsi cosi tanto all’unico imputato dell’omicidio più illustre del secolo e riuscire a sparare a distanza ravvicinata, freddandolo in pochi centesimi di secondo. Incongruenze e strani fattori che, ancora oggi, ci lasciano perplessi ma che servono a poco, considerando che il “caso” ormai è ufficialmente chiuso. Jack Ruby, sì, proprio lui, l’assassino di Lee Harvey Oswald, poco prima di morire a proposito dell’intera vicenda affermò: “la verità non la saprete mai!”      

Mirko Crocoli

 

 Il Video dell’assassinio di John Kennedy