papa francesco -strasburgo

Arrivato a  bordo  dell’Umberto Saba, l’Airbus 320 dell’Alitalia, Papa Francesco nella sua veste bianca ha attraversato  Strasburgo, avvolta dal consueto manto grigio autunnale rischiarato solo dal giallo delle  ultime foglie ormai cadenti degli alberi cittadini.

Li avrà visti anche lui i due  fusti secolari di Place de La Republique, nel passaggio obbligato per raggiungere la sede del Parlamento europeo, meta  del quinto viaggio internazionale del suo pontificato. Solo cinque ore di permanenza, la più breve visita papale della storia.

Nonostante il dispiegamento di oltre mille agenti, nelle immediate ore precedenti l’arrivo del Santo Padre  Strasburgo conduceva la vita di sempre: traffico fluido e  ordinato, bici  rigorosamente sulla corsia  dedicata e condivisa con i pedoni, ragazzi  sui pattini  e zaino in spalla, lavoratori di ogni classe sociale sui mezzi pubblici.

 Nella  sua attesa, l’emiciclo di Strasburgo  ha visto i parlamentari  assolvere  l’agenda dei lavori: le strategie di Europa 2020 in merito alla crisi del lavoro e degli aspetti sociali connessi. Si  è parlato  di povertà, disoccupazione, tutela dell’ambiente; gli stessi argomenti toccati da Papa Bergoglio, in un lungo discorso  letto tutto d’un fiato che ha lasciato trasparire, con i toni di voce a cui siamo già abituati, i passi salienti  a lui più cari, sottolineati da un ritmo lento  e intriso di enfasi.

Il Santo Padre, in un emiciclo attento e trepidante, prima di indirizzare il  suo messaggio di speranza  e di incoraggiamento ha salutato la platea con un riverente inchino confermando, con il linguaggio non verbale,  il suo voler  essere Uomo   tra gli uomini, prima che Pontefice. E  in tutta fretta si è seduto, quasi a voler togliere alla sua presenza ogni sfumatura di eccezionalità.

Un intervento in aula, il suo,  centrato  sulla  dignità negata della persona, generata dalla solitudine di chi è privo di legami, come quella degli anziani  e dei giovani senza riferimento e opportunità per il futuro,  e quella dei migranti.  Bergoglio ha definito l’Istituzione Europa  come una nonna stanca e vecchia, non più fertile e vivace, che ha ormai dimenticato gli ideali che ispirarono la sua fondazione preferendo oggi tecnicismi burocratici. Viviamo dunque, secondo il Santo Padre, in una cultura dello scarto, dove chi non serve  viene eliminato come un rifiuto organico.

Cosa è necessario fare secondo il Papa Francesco? “Mantenere vive le democrazie attraverso il rispetto della  unicità della persona in opposizione alla pressione di interessi multinazionali non universali, favorire le sue doti  attraverso l’educazione, a partire dalla famiglia che è il fondamento  di ogni società; un’ educazione che non sia solo portatrice di conoscenze tecniche ma che favorisca il processo di crescita della persona umana nella sua totalità”.

“Favorire le politiche di occupazione e ridare dignità al lavoro, reperire nuovi modi  per coniugare la flessibilità del mercato  con le necessità di stabilità e certezza delle prospettive lavorative, indispensabili per lo sviluppo umano dei lavoratori, garantire la possibilità di costruire una famiglia e di educare i figli” –  ha sottolineato il Papa tra le priorità immediate degli europarlamentari – così come di “rispettare l’ambiente, non solo evitando di deturparlo, ma anche di utilizzarlo per il bene”.

Lavinia Macchiarini