Dal nostro giornale tematico Bonvivre

vittorio-de-sica-e-gina-lollobrigida

Era l’estate del 1901, inizio secolo, il più intenso che l’umanità abbia mai vissuto, quando, in quel di Sora (provincia di Frosinone), da genitori napoletani, nasceva il più grande attore, regista e cineasta della storia d’Italia. 154 pellicole da protagonista, 39 dietro la macchina da presa, 7 da sceneggiatore per un totale di 4 premi Oscar, 2 nomination; Orso d’Oro a Berlino, Palma d’Oro a Cannes e 6 tra David di Donatello e Nastri d’Argento.

Il creatore ed interprete di “perle” immortali che ci appartengono: L’oro di Napoli, Sciuscià, Ladri di Biciclette, Ieri, oggi, domani, Il giardino dei Finzi-Contini e soprattutto Pane, Amore e Fantasia con una strepitosa “Gina”. In 57 anni di carriera questo “gigante” del teatro e del cinema ha regalato al mondo “pezzi unici” ed inimitabili, per lo più in un momento in cui di commedia all’italiana ce n’era veramente bisogno.

E’ il re indiscusso del Neorealismo che fa grande una giovane napoletana chiamata “Sofia”; è il maresciallo dei carabinieri per antonomasia al fianco della fanciulla scalza detta “la bersagliera”. Tanti i ricordi, immensa la nostalgia per questo mostro sacro del nostro cinema e infiniti i ringraziamenti per ciò che ci ha lasciato. E’ amante del gioco, amante del bello e delle donne, con una carismatica personalità che lo rende unico, inimitabile, sicuramente il primo tra tutti. Un sorriso goliardico stampato nelle nostre menti, una camminata, un portamento e un modo di fare da vero “Barone”. Un “baffo” che mai dimenticheremo.
Poche cose ci invidiano gli “americani”, ma quando si fa il suo nome, oltre quell’oceano che ci separa dal “nuovo mondo”, si capisce subito che là, nella terra di Hollywood, il ricordo di lui è forte e sentito. Un vanto e un onore per noi Europei.

In questi ultimi giorni molto si è parlato e tanto si è scritto sul quarantesimo della sua morte: “Ci lasciava”, “se ne andava”… Ma è sbagliato. Quest’uomo in realtà non ci ha mai lasciato e mai lo abbiamo perduto. Continuano a cadere come fiocchi di neve i suoi doni. Ancora oggi ci allietano e ci fanno sognare tramite il piccolo schermo, così come fosse il primo giorno, quando uscirono nei cinematografi del nostro paese. L’Italia era in piena rinascita. Mattone dopo mattone, lira dopo lira, lui, in questo contesto straordinario che erano gli anni cinquanta e sessanta, impreziosiva le nostre piccole esistenze con sguardi, sorrisi e garbate movenze. Quel maresciallo buono, “piacione” e un po’ seduttore, sperduto nelle campagne della ricostruzione, faceva bella la vita quotidiana. Lui era grande e lo era in tutto. Sosteneva che bisognava saper “rintracciare il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso nella piccola cronaca”.

Tu, caro Vittorio, sei riuscito a farci ridere nella sofferenza, piangere nella gioia e sognare quando c’era necessità incombente di farlo. Vogliamo dunque ricordarti ancora tra noi, perché mai ci furono altri come te. Bravo, completo e capace di regalare momenti straordinari negli anni indimenticabili di Pane, Amore e Fantasia!

Mirko Crocoli