chiara-poggiMilano, 17 dic.  Colpevole, per la prima volta. E’ Alberto Stasi, per i giudici milanesi dell`appello `bis`, l`assassino della fidanzata Chiara Poggi, uccisa nella villetta di via Pascoli a Garlasco (Pavia) il 13 agosto 2007. Già  assolto in due gradi di giudizio con sentenze poi annullate dalla Cassazione, oggi per l`imputato – da sempre sospettato numero uno dell`inchiesta – è arrivata la condanna a 16 anni di carcere. Accolta in parte la tesi dell`accusa: esclusa l`aggravante di aver ucciso Chiara “con crudeltà”, la richiesta di condanna a 30 anni viene di fatto dimezzata. E’ la `camminata sperimentale` – estesa ai primi due gradini della scala calpestati da Alberto prima di trovare la vittima – a segnare il punto decisivo per l`accusa. La nuova perizia porta ad escludere, quasi matematicamente, la possibilità per Stasi di attraversare il pavimento imbrattato di sangue senza sporcarsi le Lacoste. Per gli esperti è da escludere che il sangue secco, una volta pestato, si sia disperso. Un esperimento effettuato sui tappetini della Golf nera – l`auto che Stasi usa per raggiungere la stazione dei carabinieri – certifica che qualche traccia di sangue doveva restare. Inoltre, l`impronta della scarpa a pallini lasciata da chi ha colpito a morte Chiara è un numero 42, lo stesso di Alberto. Non solo: questa volta, contro Alberto, c’è la testimonianza di due carabinieri che parlano di due piccoli graffi visti sul suo avambraccio il giorno dell`omicidio, mentre le sue impronte miste al Dna della vittima restano impresse sul dispenser del portasapone del bagno dove si lava l`assassino. Forse avevano litigato Alberto e Chiara la sera prima dell`omicidio, forse quelle foto pornografiche catalogate nel computer del ragazzo hanno fatto scattare un diverbio. Un movente su cui come l`arma, probabilmente un martello, restano dei dubbi in una storia che ha visto più di qualche errore degli investigatori.