maro-fucilieri-marina

Parlare oggi di delusione e di contrarietà, dopo l’ennesimo sberleffo alle istituzioni italiane da parte degli indiani, è davvero ridicolo, più che un eufemismo. Comunque ci sta bene, perché soltanto formulare un’ipotesi così balzana e pietosa, con un ‘pacchetto’ di proposte illogiche e temerarie, ma soprattutto dilettantesche e prive di ogni tutela per i due fucilieri, inginocchiandosi agli indiani, è davvero troppo. Com’è possibile e comprensibile che sia ora propalata la ricerca di una soluzione al caso, confidando in una non ben definita cooperazione “consensuale” con Delhi, con questo nostro Stato inopinatamente genuflesso, che riesce con la menzogna a dichiarare colpevoli i poveri due fucilieri da sempre proclamatisi innocenti, abiurando al nostro pieno diritto internazionale, e pagando un bonus cospicuo alle famiglie dei due pescatori del Saint Anthony, già lautamente gratificati con quelle elargizioni ‘ex-gratia’ del governo Monti? Che altro?

La proposta nelle sue linee generali non è nuova, purtroppo; in qualche modo era già stata formulata da quel luminare del viceministro degli esteri Lapo Pistelli, oltre un anno fa, in cui si prefigurava anche la pena detentiva dai 5 ai 7 anni; siccome era davvero illuminante, è stata ripresa oggi con qualche lieve modifica, nel silenzio totale verso i sudditi italiani, che devono solo -secondo le recenti direttive governative – “pensare sempre ai 2 fucilieri, ma non parlarne mai…” per non disturbare il conduttore indiano. E così, fra angherie, soprusi, perdita di sovranità e della faccia, e proposte allocche, sono trascorsi quasi tre anni con tre governi che si sono alternati e ben cinque ministri degli esteri, senza alcun risultato apprezzabile, pur con una serie di provvedimenti adottati sotto l’alta vigilanza da parte del Presidente della Repubblica che, fino a prova contraria, è anche il Comandante supremo delle Forze Armate.  C’è da chiedersi se tale proposta consensuale abbia avuto il preventivo benestare dei 2 fucilieri, cosa che personalmente escludo, non solo perché lesiva della loro stessa dignità, ma in quanto li rende colpevoli di un reato che non hanno compiuto, per cui  sono detenuti  senza prove e senza accuse formali nella palude di quella ‘grande democrazia” indiana. Due autentici servitori di questo stato sarebbero fatti oggetti di un baratto nell’ambito di uno spregevole mercimonio? E, se avessero accettato, pur tenendo conto della complessità dell’attuale situazione che vede Latorre abbisognevole di cure dopo l’ictus che l’ha colpito, e Girone detenuto da solo in India, qualche superiore gli ha fatto presente che così verrebbero meno al giuramento di fedeltà alle istituzioni, che impone di “… adempiere a tutti i doveri del proprio stato al solo scopo del bene della Patria.”?
Sfido chiunque ad affermare pubblicamente che si fa il bene della Patria umiliando e calpestando l’onore di due suoi leali Servitori, magari costretti a venir meno al loro giuramento, negandogli perfino il sacrosanto diritto di essere processati in Italia per tornaconti di qualsivoglia natura! Davvero una magistrale lezione di etica e di morale!

Il tutto si perpetua in un silenzio italico allineato alle direttive del Premier del 22 febbraio 2014 quando, proprio in fase d’investitura, disse che “non bisognava fare chiasso sull’argomento; la scelta di non parlarne è voluta..”: in sostanza fin d’allora la strategia dello struzzo; non disturbare il conduttore e abbiate fiducia che ci penso io.  E così è stato per questi  dieci mesi: silenzio assoluto su tutti i fronti, a meno dei “social” e twitter  che sono invasi da legittime richieste e proposte per liberare finalmente due innocenti… Il sipario è calato sulle loro vicende  che sono state ereditate, ma anche nel prosieguo sono state mal gestite a tutti i livelli;  e ciò, tuttavia, non esime  chi è ora in carica –trattandosi di figli in “servizio” comandati da  questo Stato  a svolgere una missione di protezione armata degli interessi italici, e non imbarcati per motivi ludici su una nave da crociera– dal  dovere di riportarli a casa per un giusto processo che compete di diritto, solo e soltanto all’Italia!

Così abbiamo assistito ad un’assenza totale di informazioni; solo qualche vacua e ripetitiva dichiarazione da parte dei rappresentanti Difesa e Esteri, qualche telefonata di prammatica, per prendere tempo ma anche promettendo una internazionalizzazione subito naufragata per la scarsa considerazione verso il nostro paese; anche l’annunciato avvio dell’arbitrato internazionale obbligatorio non risulta essere stato attivato, per non irritare gli indiani e dare spazio a non meglio definiti contatti diretti e cooperazione con il governo di Delhi. Per  fortuna esiste anche la stampa estera; nel silenzio degli organi d’informazione italiani che evidentemente considerano inaffidabili i propri “sudditi”, e si attengono ad una coatta forma di divulgazione controllata, un’agenzia Ansa da Delhi  rompe il silenzio sui due fucilieri e informa che l’India sta valutando una proposta italiana per una “soluzione consensuale’ del problema. Il quotidiano “The Economic Times” e autorevoli fonti indiane riferiscono infatti che il loro governo ha deciso di studiare ‘quella soluzione’(sic!) offerta da Roma per risolvere la crisi, ma avverte che prima è necessario acquisire il benestare giuridico delle Corti indiane, autonome nella valutazione e trasparenti ed eque nei giudizi, ma che non sembrano intenzionate a sposare le tesi italiane: è la reiterazione del palleggio di responsabilità fra le loro istituzioni governative e giuridiche per prenderci ulteriormente per il naso.

Mentre dal nostro governo non c’è stata alcuna smentita ufficiale al documentato articolo del T. E. Times, sono stati espressi sentimenti ed esternazioni di “contrarietà” per la doccia gelata evidentemente inattesa, ora più comprensibili; per contro il governo indiano ha implicitamente confermato di aver ricevuto una simile proposta italiana per liberare i due fucilieri. A ben vedere anche Roma l’ha ammesso; la stizza e la contrarietà del nostro PdR, nonostante i precedenti silenzi, potevano lasciare dubbi agli altri italiani inconsapevoli, ma a seguito dell’ulteriore schiaffo in faccia subito dagli indiani, tutto si è dipanato. Ma cosa ci aspettavamo da una proposta che annichiliva ulteriormente la nostra sovranità e ributtava se non a mare, come è già stato fatto in almeno due precedenti occasioni, questa volta nel fango i nostri due fucilieri e con essi la residuale dignità e reputazione italiana nella comunità internazionale?  Ma valori quale il senso del dovere, il giuramento al servizio delle istituzioni, la disciplina e l’onore, da rispettare anche a costo del sacrificio della propria vita, per il bene della Patria hanno mai albergato nelle coscienze dei nostri governanti, oppure sono considerati valori retorici, da barattare alla bisogna, ancorchè si tratti di valori, impegni e sacrifici vitali?

Dalle cortine fumogene mediatiche imposte sono emerse tali ipotesi paradossali che oltre a non prefigurare alcun tipo di vittoria sul piano diplomatico, fanno davvero vergognare e portano a una rabbia viscerale delle persone dabbene che guardano ancora con profondo rispetto il nostro tricolore. Val la pena rammentare la penultima in ordine di tempo: scambiare  18 marinai indiani fermati recentemente nel canale di Sicilia a bordo di una nave carica di sostanze stupefacenti, applicando un accordo bilaterale sottoscritto nel 2012: peccato che tale soluzione tratterebbe, fra l’altro, i due fucilieri italiani come comuni delinquenti. La seconda soluzione, quella poi proposta, e per ora irta di ostacoli, è quella che risulterebbe a suo  tempo proposta dal Vice Ministro degli Esteri pro-tempore, quando in occasione del Forum dei giornalisti del Mediterraneo dichiarò che “In questo momento la collaborazione con le autorità indiane è ottima. Sono state già concordate le regole di ingaggio per il giudizio? che gli indiani si apprestano a dare sui due fucilieri, così come sono già state concordate anche le condizioni successive a una sentenza. Questo mi permette di dire – ha aggiunto il Lapo – che la vicenda è avviata correttamente e aspettiamo solo che finisca”.

Questa “soluzione” è quella sostanziata nella proposta “consensuale” che comunque l’India sembra non voler accettare, nonostante tutto; la stessa garantirebbe il rientro in Patria dei due militari accontentando le loro famiglie e forse ( ? ) loro stessi stremati da questa incredibile situazione, ma ad un prezzo altissimo in termini di immagine degli interessati, dell’ignominia personale e istituzionale che coinvolge l’intero Paese.  Ciò che fa ancor più male è il tempo di detenzione, trascorso in attesa di un qualche giudizio, da due innocenti, servitori di uno stato che non ha dato segnali concreti di volerli riportare a casa; ma ancor più le occasioni mancate per risolvere legittimamente il caso che si sono presentate almeno un paio di volte, fra cui quella più cocente ed eclatante ha riguardato il famigerato rientro in India, da parte del governo Monti il 22 marzo 2013, dopo un voltagabbana storico e nefando sia per i due fucilieri, quindi per noi italiani, che per gli stessi indiani (che avrebbero desiderato, in fondo in fondo, che ce li tenessimo… per toglierli dal problema…).  Così, con la famigerata “estradizione passiva” a favore dell’India, è andata perduta non solo una preziosa occasione per risolvere la questione, ma sono stati infranti precisi vincoli costituzionali in tema di estradizione verso un paese in cui vigeva la pena di morte. Anche la magistratura si è ben guardata dal trattenerli per processarli in Italia, ritirando loro preventivamente i passaporti: siamo un paese davvero strano in cui, in via eccezionale, l’ordine giuridico soggiace al potere e alla volontà politica del momento, e si procede con l’estradizione verso un paese “democratico” ove vige la pena di morte! Davvero un flop con responsabilità diffuse e di vario genere, su cui è calato il silenzio mediatico e anche quello istituzionale, ma non quello critico delle coscienze della maggior parte degli italiani. Se con questa soluzione “consensuale” si è cercato di porvi riparo, certamente il rimedio, nel caso in specie, è assai peggiore del male.

Ciò, infatti, non farebbe che confermare il coinvolgimento “colpevole” dei due fucilieri nel fatto delittuoso nonostante le loro dichiarazioni d’innocenza, le discrasie sulle posizioni relative delle due navi, la risibile perizia balistica, ma ancora peggio, rappresenterebbe un’ennesima cessione di sovranità nazionale dal momento che l’Italia, rinunciando alle proprie prerogative garantite dal Diritto  internazionale,  preferisce  concordare con l’India un’azione giudiziaria condivisa invece di pretendere che l’India rispetti l’immunità funzionale dei due militari garantita dal diritto pattizio e  dalla legge del Mare, ratificata da entrambe le Nazioni. E’ inaccettabile e perfino vergognoso solo ipotizzare una simile soluzione, e ciò che fa specie è che proprio l’India si rifiuta di accettarne la “consensualità” dopo che l’Italia si è resa ridicola agli occhi del mondo, venendo meno a ogni tutela e garanzia dovuta ai propri figli, ai propri soldati! I due militari ritornerebbero, infatti, in Italia, ma considerati colpevoli con l’onta di un delitto mai compiuto, ancorchè ammesso dalle istituzioni che, così facendo, li priva della dignità cui avrebbero diritto e dell’onore a cui mai un soldato può rinunciare.

Basta con i bizantinismi e i tentennamenti che ci porteranno a situazioni governative  parossistiche intorno alla prima metà del mese di Gennaio del nuovo anno 2015, quando si dovrà decidere –in extremis- le mosse da adottare nei confronti di Latorre, per il suo rientro in India, e qualche azione nei confronti di Girone per riportarlo a casa. Evitiamo dunque inutili fibrillazioni e soluzioni come quella “consensuale”; teniamo – come sosteneva un’eroica  Medaglia d’Oro dei mezzi speciali – “la schiena dritta senza mai genufletterci, quando si deve chiedere ciò che ci spetta di diritto…”, e allora chiediamo subito l’arbitrato obbligatorio per dirimere la disputa nata fra Italia e India per il presunto incidente, ma senza ulteriori attese né timori di alcun genere: ci spetta di diritto e non dobbiamo fare una supplica, ma pretenderlo formalmente senza timori. In parallelo è necessario attivare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed esigere, con una denuncia formale, il loro coinvolgimento, pena il ritiro delle nostre Navi dalle missioni antipirateria, che comunque -visto l’emendamento recente approvato dal governo- dovrebbero cessare qualora non sia risolta la problematica dei 2 fucilieri.

Vista la situazione della salute fisica e pschica dei 2 fucilieri, bisogna rinverdire e rivalutare anche la proposta a suo tempo avanzata dalla Croce Rossa internazionale, perché se si deve sposare il lato umanitario della questione, certamente non va trascurata tale possibilità con il coinvolgimento di un Organismo a ciò preposto.

Ma, se entro la Befana 2015, non si ottiene nulla di concreto e si oscilla ancora in preda ai fumi e agli annunci, allora atteniamoci pure alla consegna del silenzio, ma qualcuno faccia qualcosa e dia quell’ordine che tutti si aspettano per dimostrare che l’Italia non è più soltanto una mera espressione geografica, assuefatta ormai a sopportare qualunque sbandata, ma qualcuno c’è ancora al timone della barca.

Non ci si può rassegnare alla perdita di dignità individuale e del bene della nostra Patria: nessun italiano lo vuole; si faccia allora in modo che l’opera di corretta informazione delle azioni del governo possano trasformarsi in sentimenti di comprensione e di adesione, e non di  indignazione verso gli attori del momento che, comunque, debbono evitare di farci  cadere dalla padella, letteralmente, nella brace!
Buon Anno 2015!

Giuseppe Lertora