golfodelbengalaAttraverso il Golfo del Bengala passa il 95 per cento dei  traffici commerciali. Quel tratto di mare ha assunto una grande importanza in seguito alla definizione delle delimitazione dei confini marittimi tra il Bangladesh, il Myanmar e l’India. Il superamento delle controversie sulle questione delle delimitazioni delle acque territoriali, zone economiche esclusive e piattaforme continentali nel Golfo del Bengala ha dato una spinta in avanti all’economia della regione. Le sentenze emessa dai tribunali internazionali hanno dato al Bangladesh il diritto esclusivo di svolgere la pesca nel territorio di sua competenza entro le 200 miglia nautiche dalla costa. Questo, permette al Paese di poter garantire efficacemente la conservazione delle risorse della pesca e far rispettare i regolamenti utili circa la stagione di raccolta, tipo di nave e attrezzature che possono essere utilizzate e a istituire misure di cooperazione in materia di stock transzonali e le specie altamente migratorie. Ora però, nel Golfo del Bengala si apre una nuova problematica quella della protezione e sicurezza delle navi commerciali. Una questione apertasi dopo il recente aumento di segnalazioni delle attività pirate nell’area. Secondo i dati forniti dall’Information Sharing Centre, ISC, e  dal Regional Cooperation Agreement on Combating Piracy and Armed Robbery against Ships in Asia, ReCAAP, gli attacchi legati al fenomeno della pirateria marittima è in salita nel Golfo del Bengala e al largo dei Paesi costieri, in particolare nei pressi di porti marittimi e fluviali.  Nel 2014 il numero degli attacchi pirati è infatti, raddoppiato rispetto al 2013 passando da 6 ad 11. Un fatto questo, preoccupante anche perché ad esempio nella confinante India nello stesso periodo si sono registrati invece, solo 9 episodi di attacchi pirati.  Rendere il Golfo del Bengala libero dai pirati è fondamentale specie in questo momento di enorme sviluppo del commercio nella regione.

Ferdinando Pelliccia