Dio salvi la Marina

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nmp fonte marina militareLa Marina Militare Italiana, una Forza Armata cardine per un Paese bagnato da tre quarti dal mare e situato in una porzione geografica strategica. Infatti il mediterraneo  pur rappresentando l’1% della superficie acquea globale, è teatro del 19% del traffico marittimo mondiale, del 30% delle movimentazioni petrolifere e del 65%, comprese quelle trasportate dai gasdotti sottomarini, delle altre risorse energetiche destinate all’Italia e all’Europa. In ambito europeo,  ai primi posti nell’interscambio marittimo di merci, dopo i Paesi Bassi (233,6mil. tonn.), si posiziona l’Italia (232,5 mil. tonn.), con oltre l’80% delle merci scambiate via mare, ed è la prima in Europa per quantità di merci importate via mare, con la 12a flotta mercantile di bandiera del mondo; vanta, inoltre, la 3a flotta peschereccia europea con oltre 12.700 pescherecci e 60.000 addetti che operano nel settore e la 1a flotta di navi traghetto al mondo. Emergono dati ancora più significativi se si fa riferimento alla flotta di bandiera e di proprietà nazionale; in questo caso la flotta mercantile italiana è 4a nel mondo e 2a in Europa. Il cluster marittimo nazionale genera da solo circa il 3% del PIL, con un moltiplicatore economico d’investimento pari a 2,9 volte il capitale investito.

Dati significativi che fanno comprendere quanto sia essenziale la difesa degli interessi vitali del Paese contro ogni possibile aggressione, al fine di salvaguardare l’integrità del territorio nazionale, la sicurezza delle vie di comunicazione, delle aree di sovranità nazionale e dei connazionali all’estero, ovunque possano essere minacciati. Ricordiamo gli episodi di pirateria che hanno coinvolto anche le navi mercantili Italiane, nonostante i pattugliamenti persistenti di tutte le Marine del mondo oltre alla Marina Italiana. Immaginate se non ci fossero stati i presidi della Difesa, a quest’ora si sarebbe raggiunta la paralisi degli scambi commerciali, vista l’area strategica colpita.

Sotto gli occhi di tutti si sono dimostrate le capacità e la professionalità degli uomini e delle donne della Marina anche in un contesto non militare, a supporto delle popolazioni colpite da calamità naturali, da gravi disastri, in concorso alle attività della Protezione Civile.  Interventi indispensabili per il trasporto di materiali umanitari e di prima necessità e a supporto della popolazione, anche laddove le infrastrutture a terra erano gravemente compromesse, non vi era alimentazione elettrica, in assenza di derrate alimentari, con gravi rischi per la vita umana.  E da non sottovalutare, tra i mille compiti non militari,  è l’impegno della nostra Forza armata per la sorveglianza, la tutela dei siti archeologici e l’ambiente marino, a protezione di patrimoni inestimabili e insostituibili.

Se vogliamo parlare dell’essenzialità della Marina nel suo ruolo naturale di Difesa, è decisamente fondamentale vista la situazione politico-militare del Mediterraneo, dove le evoluzioni delle nuove problematiche globali, le esasperazioni e il terrorismo imperante non possono che sottolineare l’importanza di una Forza ben strutturata, ottimamente rifornita e tenuta nella massima considerazione soprattutto per quanto riguarda la sostituzione delle flotte e i costi d’esercizio.

Invece a breve accadrà una catastrofe.
In termini quantitativi, la Flotta si contrarrà del 65%, passando dalle attuali 60 unità a 21 che tra i cicli di manutenzioni programmate e/o avarie, si ridurranno a circa 10 navi disponibili.

Chi ha ben presente la fotografia della realtà, si è stupito nel vedere che, nelle linee guida di redazione del Libro Bianco, pubblicate sul sito della Difesa e nel quale si invitavano i cittadini ad esprimere le proprie opinioni e a suggerire le proprie idee, mancasse ogni più piccolo riferimento alla parola marittimità, mare o comunque desiderio e velleità di considerare l’Italia una nazione che faccia del potere marittimo il fattore determinante del proprio sviluppo. Se oggi dovessimo azzerare completamente lo strumento militare e rimodularlo o ristrutturalo, visto la disposizione geografica dell’Italia, le criticità essenzialmente marittime a cui si deve fare fronte e il ruolo che l’Italia dovrebbe avere nel Mediterraneo, avrebbe senso avere una così grande sproporzione in termini numerici e di mezzi tra Aeronautica, Esercito e Marina? Volutamente le tre Forze sono state elencate in ordine decrescente in base al personale che impiegano e ai fondi assegnati.  La ripartizione delle risorse, includendo il sostegno del MiSE, prevede il 47% all’Aeronautica, il 27% all’Esercito,  e il 26% alla Marina.

Italia riferimento del Mediterraneo è anche quello che si auspicherebbero gli Stati Uniti e la NATO, con una Marina Militare Italiana ben fornita  che possa garantire la sicurezza in un’area indiscutibilmente palcoscenico di strategie e di fatti geopolitici di primo piano. Questo farebbe molto bene al nostro amato Paese. Gli investimenti  in tale settore comporterebbero crescita sia industriale che occupazionale e ci aiuterebbero a crescere come un Paese rinnovato, che conta davvero nel panorama internazionale. Questo ci farebbe uscire una volta per tutte da un’atmosfera politica da operetta che stiamo vivendo in questo ultimo periodo.

Da alcune indiscrezioni trapelate da Via XX Settembre,  LR ha appreso che il Ministro della Difesa ha presentato il Libro Bianco, terminato come era stato annunciato entro il 31 dicembre, al nuovo Presidente della Repubblica. Questo è comprensibile se si pensa che il Capo dello Stato è anche Capo delle Forze Armate. Tuttavia ci chiediamo, visto la curiosa e nuova iniziativa di rivolgersi ai cittadini affinché inviassero i propri contributi e osservazioni al gruppo di studio, non avendo avuto alcuna informazione in merito,  cosa fosse emerso nelle varie, e immaginiamo molte, osservazioni ricevute, se il lavoro sia stato condiviso con gli Stati Maggiori di tutte e quattro le Forze Armate e se  sia stato coordinato con gli stessi. Soprattutto ci chiediamo se in questa edizione definitiva finalmente la parola mare compaia e si consideri strategico il settore marittimo italiano quale punto di forza e di rinascita del nostro Bel Paese.

Daniela Russo