is-ostaggi-giapponesiLa notizia dell’assassinio anche del secondo ostaggio giapponese in mano ai miliziani dello Stato Islamico, Is, ha raccolto subito la condanna di tutta la comunità internazionale Usa in testa. Il governo giapponese ha voluto esprimere immediatamente tutta la sua indignazione per la decapitazione del povero reporter Kenji Goto da parte dell’Isis e subito si è riunito per valutare una risposta da dare al video diffuso dal califfato in cui si vede Goto che viene brutalmente assassinato. Il video era accompagnato dal solito titolo personalizzato, stavolta era ‘Messaggio al Giappone’. Ancora una volta l’esecutore della macabra esecuzione è l’ormai noto a tutti  ‘ John’ che a volto coperto e con il suo accento inglese ha eseguito la condanna a morte  proferendo le solite minacce. Stavolta ha detto: “A causa della vostra decisione priva di senso di aderire a questa guerra invincibile, questo coltello non solo sgozza Kenji ma proseguirà la sua opera e compirà massacri ovunque vi troviate: stiamo dando il via all’incubo per il Giappone”. “E’ stato commesso uno spregevole e inumano gesto terroristico”, ha commentato il capo di gabinetto, Yoshihide Suga. Il premier nipponico Shinzo Abe ha condannato il drammatico episodio giudicandolo atroce e promettendo che il suo Paese non cederà al terrorismo.  Abe ha anche auspicato che la cooperazione con la comunità internazionale continui e che i terroristi paghino presto un prezzo per le loro azioni. Goto era un capace ed esperto corrispondente di guerra la sua cattura, da parte degli jihadisti dello Stato Islamico, è avvenuta in Siria e risale al mese di ottobre dello scorso anno. Il giornalista si era recato in Siria per cercare di ottenere il rilascio di un altro giapponese, Haruna Yukawa a sua volta decapitato la scorsa settimana. Nei giorni scorsi il rilascio di Goto era stato al centro di un negoziato tra Is e il governo giapponese e quello giordano. Il Califfato chiedeva in cambio della sua libertà il rilascio di una terrorista irachena Sajida Rishawi detenuta in un carcere della Giordania. Amman a sua volta chiedeva in cambio della liberazione della donna anche il rilascio di un pilota giordano in mano ai terroristi.