stampa_foibeUna pagina drammatica della storia d’Italia, caduta nell’oblio per troppi anni, che soltanto recentemente è riuscita a tornare alla luce, ricordando il martirio di tante vite umane. Stiamo parlando dei martiri delle Foibe. Questa mattina, presso la sala consiliare di Palazzo dei Priori, si è tenuta una conferenza stampa sul giorno del Ricordo, istituito con la legge del 2004 a firma di Umberto Menia. L’8 febbraio, alle ore 11,30, a  Valle Faul, il  Comitato 10 Febbraio – Viterbo renderà omaggio ai martiri delle Foibe, ricordando anche l’esodo di 350 mila italiani, istriati, giuliano e dalmati. La giornata del Ricordo si svolge con la partecipazione del Comune e della Provincia di Viterbo. Presente stamani, a Palazzo dei Priori, il presidente dell’ente provinciale Marcello Meroi, che ha affermato: “Ricordiamo i caduti nelle foibe ed i deportati dai comunisti tititni e gettati nell’oblio anche politico ed istituzionale. Il gruppo di An con il deputato Roberto Menia, nel 2004 fece passare con voto quasi unanime la legge che ricorda i nostri caduti italiani nelle foibe. E’ bello il riconoscimento unanime e che oggi tutte le istituzioni partecipino con unità d’intenti. E’ una manifestazione che si ripete da molti anni e che segue una serie di eventi. E’ un salto di qualità da un punto di vista culturale. Ringrazio l’amministrazione comunale ed il Comitato 10 febbraio per ricordare questa pagina tragica per tanti anni dimenticata della storia italiana”. Ha preso, quindi, la parola il consigliere comunale Marco Ciorba, che dopo aver ricordato la legge a firma di Menia del 2004 ha aggiunto: “Fino al 2004 questa pagina tra le più drammatiche della nostra storia italiana fu inghiottita nel silenzio, come le persone nelle foibe, quelle voragini carsiche dove venivano gettati vivi o morti tanti uomini e donne per mano dei partigiani titini. Noi abbiamo registrato 14 infoibati della provincia, tra cui Carlo Celestini di Viterbo”. Ciorba ha poi ricordato l’esodo di oltre 350mila italiani costretti a scappare dalle loro terre ed ha rimarcato come ancora oggi nelle scuole questa drammatica vicenda venga poco trattata. “Mi auguro che anche attraverso il sostegno del Comitato 10 febbraio si possa far conoscere alle nuove generazioni un episodio così importante e drammatico della nostra storia”. E’ spettato al segretario del Comitato 10 febbraio, Silvano Olmi ribadire come la Giornata del Ricordo sia stata riconosciuta a tutti gli effetti,con la legge n°92 del 2004, dalla Repubblica italiana ed ha poi affermato: “La nostra è un’associazione di volontari che fanno della commemorazione un punto di riferimento per non far perdere le tracce del passato. Ricordo Antonio Fracassini – ha proseguito – che sotto l’allora amministrazione Gabbianelli recuperò un masso deposto a valle Faul e Viterbo fu una delle prime città ad avere una piazza con un monumento ai caduti delle Foibe a costo zero, intitolata a Carlo Celestini”. Olmi ha poi ricordato come nella legge del 30 marzo del 2004 vi sia un articolo che istituisce un riconosicmento ai parenti dei martiri delle foibe. “La legge però ha un piccolo difetto – ha sottolineato – in quanto mette un limite temporale di dieci anni. Quindi,stando all’articolo 4 di tale legge le ultime concessioni per i parenti si possono fare entro il 2015. Ci sembra di mettere così una pietra tombale su queste cose, per questo chiediamo che venga fatto un ordine del giorno da approvare nei consigli comunali e provinciali per chiedere l’eliminazione di questo termine, che bloccherebbe la ricerca storica. Tale proposta la lanceremo anche il 10 febbraio alla manifestazione di Roma”. Olmi ha anche toccato il tema dell’esodo, specificando come lo spostamento di 350mila persone, che qualche storico avrebbe minimizzato, in realtà,  a guerra finita, non può non considerarsi un esodo incredibile. Il consigliere Ciorba ha accolto subito la proposta di Olmi di presentare un ordine del giorno sulla legge del 2004. Le conclusioni sono spettate a Maurizio Federici, responsabile provinciale del Comitato 10 Febbraio, che ha aggiunto: “Questa città ha un intero quartiere dedicato a queste terre (Istria, Fiume, Dalmazia). I titini davano agli alleati le coordinate dei cimiteri perchè c’erano le lapidi con i nomi italiani. Volevano così distruggere anche la memoria. Ricordiamo anche che migliaia di italiani furono legati e gettati vivi  nell’Adriatico. A Vergassola, sulla spiaggia, avvenne un’esplosione dove morirono una settantina di bambini. Dovremmo ricordare anche questo.  Chi ricorda solo l’Olocausto per me è complice di questi assassini. Non è possibile dimenticare tutti questi morti”. Federici ricorda anche come Trieste non fu italiana fino al 1954, ” occupata dagli ufficiali inglesi e militi slavi”. “Degli italiani esposero il tricolore sul municipio di Trieste – ha raccontato – Si sparò sulla folla, uccidendo, tra i tanti, anche un ex partigiano ed un ex combattente della Repubblica sociale”. Poi una curiosità: “La canzone con cui nel 1952 Nilla Pizzi vinse Sanremo, ovvero “Vola colomba bianca, vola” si riferisce proprio alla condizione della città di Trieste. La colomba volava a Trieste”. Federici conclude con un desiderio: “Vorrei che i ragazzi delle scuole, oltre a sapere cosa sia un lager sappiamo anche che cosa sia un gulag”.

Wanda Cherubini