Enrica Lexie @Nico KempsLa Guardia di Finanza ha sequestrato case a Roma, denaro e titoli bancari a Luigi D’Amato. Si tratta del presidente del cda della società armatrice Fratelli d’Amato di Napoli a cui  contestata un’evasione fiscale da oltre 1,8 milioni di euro. La società armatrice sali alla ribalta della cronaca nel 2011 per il sequestro da parte dei pirati somali della Savina Caylyn (di cui ci siamo occupati ampiamente per tutto il periodo del sequestro, tenendo i contatti con i sequestrati a bordo) e nel febbraio del 2012 quando al largo dell’India Meridionale una sua petroliera, la Enrica Lexie, con a bordo un team di sicurezza della Marina Militare Italiana, venne coinvolta nell’uccisione in mare per errore di due pescatori indiani. Della loro morte le autorità indiane ritengono responsabili i due marò, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone. I due sottoufficiali di marina vennero subito arrestati in India con l’accusa  di duplice omicidio. Da allora tra India e Italia è in corso una annosa battaglia legale per scagionare da ogni accusa i due militari di marina che dal 2012 sono trattenuti contro il loro volere e del loro Paese in India godendo di un regime di semilibertà. La petroliera Enrica Lexie era scortata dal team militare armato per difenderla da eventuali attacchi di pirati somali. Quando ormai era in alto mare, al largo fuori dalle acque territoriali indiane, con uno stratagemma adottato dalle autorità indiane venne fatta tornare indietro. Una decisione, quella di fare rotta verso le coste indiane, presa dall’armatore D’Amato che ordinò all’ora comandate della nave, Umberto Vitelli, di obbedire alle richieste indiane. Per l’esattezza e completezza si riporta la risposta all’interrogazione parlamentare del Ministro della Difesa, a quel tempo, Di Paola: “Nella fattispecie, l’autorizzazione a procedere verso le acque territoriali indiane è stata data dalla compagnia armatrice, una volta contattata dal comandante della nave. Ciò, tuttavia, per la presenza del NMP a bordo, è avvenuto a seguito di preventiva informazione della catena di comando militare nazionale, che, peraltro, sulla base del quadro di situazione a quel momento noto, non aveva ravvisato elementi che potessero indurre a negare un’attività di collaborazione con uno Stato anch’esso coinvolto nella lotta alla pirateria”. La Farnesina invece, avrebbe preferito che la nave proseguisse lungo la sua rotta come l’allora Ministro degli Esteri, Giulio Terzi spiegò poi, in audizione alla Camera e al Senato.