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Il bombardamento mediatico dell’operazione “Colle” della settimana scorsa, con balletti, raggiri, patti rotti e riaggiustati, condotto con intensità dalla carta stampata e soprattutto dai talk-show con maratone inusitate, ha obnubilato totalmente la comunicazione pubblica, nemmeno avessimo dovuto votare un Presidente all’americana o alla francese con poteri assai diversi. E’ stato eletto, infine, il nuovo Capo dello Stato, On. Mattarella, ora anche Capo Supremo delle Forze Armate che, nel discorso programmatico d’insediamento ha sottolineato, fra l’altro e ben al di là delle anafore, ma con una “standing ovation” dell’Aula, “il massimo impegno per la inderogabile necessità di riportare a casa i 2 fucilieri del San Marco”, da tre anni detenuti in India: una priorità, un’emergenza umana, rimasta irrisolta pur nell’alternanza di tre governi pregressi, a cui bisogna dedicare ogni possibile energia. Una situazione assurda per l’Italia e penosa sul piano personale di quei “suoi figli” che sono stati gettati a mare fin dall’inizio dell’odissea, dando la “green light” per l’ingresso dell’Enrica Lexie nelle acque territoriali del Kerala e poi, nel marzo 2013, anche quando sussisteva la possibilità di risoluzione, rigettati in pasto agli indiani, dai ministri che nel tempo si sono succeduti, in particolare proprio da quelli del Governo Monti (lo stesso Monti, Passera, Riccardi e Di Paola..). Tutti si aspettano che i fucilieri siano presto liberati e tornino a casa; speriamo e ci auguriamo che il nuovo Comandante Supremo, con il suo rigore, la sua determinazione e onestà intellettuale, ponga in cima alla sua agenda la soluzione di tale ormai ineludibile problematica. Dalla nostra parte ci sono tutti i motivi e le ragioni sul piano giuridico, del diritto internazionale, dell’innegabile immunità funzionale, affinché il processo ai 2 fucilieri venga fatto in Italia, senza menomare ancora la sovranità nazionale!
E se gli indiani continuano a “fare gli indiani”, palleggiandosi le competenze fra il Governo Modì e le loro ineffabili Corti Supreme su chi deve decidere a chi spetta processarli, pur non sussistendo capi d’accusa a loro carico, bisogna avere il coraggio “statuale e costituzionale” di togliere i 2 fucilieri da quella situazione, avviando subito l’arbitrato obbligatorio unilaterale, previsto dalla Convenzione della Legge del Mare, per il previsto giudizio del Tribunale di Amburgo.
Deve essere oltremodo chiaro, parimenti, nel contenzioso in essere, che gli “italian-marines” non debbono essere considerati alla stregua di terroristi, e soggetti quindi alla famigerata legge del SUA Act, né dei delinquenti comuni, visto che svolgevano un servizio “comandato” pubblico dello Stato, e non quali privati, per la protezione del naviglio mercantile dagli atti di pirateria, in un Oceano non italiano, ma incidentalmente indiano!
La gente dabbene è davvero stanca di essere presa in giro dalle continue angherie indiane, dagli immotivati ritardi delle Corti, dall’assenza di specifici capi d’accusa, dagli approcci tetragoni di Delhi, dal mancato rispetto della nostra sovranità nazionale che non può essere menomata da chicchessia, tanto meno da quella “grande democrazia indiana”!
Che, in mancanza d’altro, ha indiziato di reato generico i nostri 2 FCM (fucilieri di Marina), e sembra – ma qui è tutto da verificare- tenendo in piedi le indagini condotte dalla NIA, polizia speciale, che si occupa esclusivamente di terrorismo, con il grave rischio di una condanna capitale. Di più; il fatto che l’India non ci abbia restituito i 2 sottufficiali, chiedendo scuse formali e risarcendo i danni morali, fisici e materiali, sostanzia il diffuso sentimento che sia ben lontana dal riconoscere il suo grave errore basato sull’ipotesi terroristica, l’unica che, pur prescindendo dall’immunità funzionale prevista dalla Convenzione di Vienna del 1929 -che invece prevede il giudizio da parte dello Stato da cui dipendono (Italia)- legittimerebbe Delhi a trattenerli e giudicarli. Su tali basi e principi, se gli indiani continueranno a fare i sordi, bisogna dar corso senza indugi all’ arbitrato obbligatorio unilaterale, previsto dalla Convenzione di Montego Bay e, se anche tale legittima iniziativa andasse a ramengo, ci dovremo sentire autorizzati di optare per delle scelte estreme, come andarceli a riprendere con i nostri incursori, prima di prefigurare e addirittura accettare soluzioni improponibili che intacchino l’onore e la dignità dei 2 fucilieri. Nulla, infatti, può giustificare un rimpatrio che comprometta il loro onore, né quello dell’Italia già assai mutilato; chiediamo ciò che ci compete di diritto, con la schiena diritta, quindi scartando a priori ipotesi balzane e indignitose, contrarie da sempre agli ideali del personale “servitore della Patria” delle Forze Armate, senza piegarsi a ingiustificati compromessi e assurdi inaccettabili baratti. A tal proposito, non si possono non commentare alcune proposte del tutto estemporanee e sgradevoli, per usare un eufemismo, di recente formulate per risolvere la ormai complessa, o meglio metastatizzata, condizione dei 2 fucilieri, che proprio a causa dei disvalori in esse contenuti, risultano del tutto non condivisibili, né minimamente accettabili.
Dall’incomprensibile silenzio dei mass-media sulla triste odissea dei 2 Fucilieri di Marina, sono spuntate di recente alcune ipotesi fantasiose e paradossali, sostanzialmente indignitose, che spaziano dal preistorico baratto a genialità aforistiche di derivazione colombiana, (l’ultima è stata presentata come l’uovo di Colombo!!), trascurando le strade del Diritto Internazionale e dell’immunità funzionale che fissano nell’Italia “la sola autorità giudicante”, ma perfino quella ultimativa dell’arbitrato obbligatorio: uniche soluzioni razionali e legittime che invece stanno dissolvendosi come neve al sole, per la scarsa incisività nostrana.
Tali proposte, che qualche organo di stampa ha definito, non a torto, “deliranti” fanno davvero arrossire se non vergognare le persone perbene che guardano ancora con profondo rispetto il nostro tricolore, hanno riguardo per i 2 poveri Leoni del San Marco, e non possono accettare un’ ulteriore lesione della sovranità di questa nostra Nazione.
Un paio di onorevoli “de noantri”, insieme a qualche azzeccagarbugli indiano-italico, hanno proposto recentemente una balzana e stravagante soluzione giuridica, senza tener minimamente di conto dei principi umani di dignità, etica ed onore, che da sempre caratterizzano i militari, ed in particolare – come hanno ampiamente dimostrato- questi nostri 2 sfortunati sottufficiali. Gli autori di tale proposta, con una certa modestia (!?), arrivano a definirla come “l’uovo di Colombo”, cioè l’idea geniale con cui, in modo veramente banale, si riesce a risolvere un problema, l’odissea dei 2 Fucilieri, che sembrava senza soluzione.
Qual è la “pensata”? Una soluzione “induista” che si basa sul quantum della pena spettante a chi ha commesso un “omicidio colposo, non intenzionale”, al massimo di cinque anni in entrambi i Paesi ma che, in India, sussistendo il principio normativo per cui, in attesa di giudizio, le misure restrittive non possono mai superare la Metà della pena comminabile, e visto che i nostri hanno già scontato 3 anni, sarebbero già “pagati” e pronti al rilascio… ! Peccato che l’idea sostanzia il riconoscimento delle accuse indiane, fatte inizialmente dalla polizia del Kerala e poi disconosciute da Delhi con l’affido al NIA, -una sorta della nostra Digos che si occupa solo di terrorismo- implica comunque, ben che vada, l’implicita e ovvia ammissione di omicidio colposo ancorchè “non intenzionale”! Davvero un lampo di genio!?
Tutto ciò, mentre i 2 FCM hanno sempre urlato d’essere innocenti e sussistono ampie, oggettive e soggettive testimonianze per cui loro non solo sono innocenti sul piano pratico e giuridico, se fossimo davvero a dibattere il caso con una democrazia, ma sempre più forte è il convincimento della loro estraneità al predetto, imputato, sinistro.
Esistono dati e testimonianze assai attendibili che la confermano; dalle discrasie nelle posizioni della Lexie e del peschereccio Saint Anthony, nonché dalla differenza di oltre 5 ore confermate dall’armatore del peschereccio circa l’accadimento, ma anche le testimonianze del Comandante in 2^ per cui l’imbarcazione sospettata di pirateria era assai diversa e comunque non corrispondente ai colori del predetto Saint Anthony e che, inoltre, vi erano 5 persone ben armate a bordo che non sono state neppure ferite in quanto i nostri, alla fine dei vari avvertimenti previsti, hanno sparato in acqua; di cos’altro c’è bisogno per scagionarli?
Di più; anche di recente il Comandante della Lexie ha confermato di aver inviato una mail alle autorità competenti –Marina, Armatore e IMO di Kuala Lumpur in esito a un evento occorso alle 1600 del 15 febbraio, con un gruppo data-orario delle 19 e 15, mentre l’armatore Bosco del peschereccio ha dichiarato fin dal primo momento che l’incontro-scontro, è occorso alle 21 e 30; non è una differenza temporale di pochi minuti, ma di oltre 5 ore: cioè si tratta di altro evento regolarmente segnalato, con specifico rapporto, alle 19 e 15!
Conviene tacere, poi, sulla farsa e falsa perizia balistica in base alla quale, ed in assenza dei proiettili mai mostrati dagli indiani, il calibro non è il diametro degli stessi, ma a seconda dei casi può misurarsi nella circonferenza o altrimenti! Solo e soltanto degli scriteriati possono accusare i 2 leoni del San Marco di un fatto che, fra l’altro, quasi certamente non li ha visti attori partecipi; comunque al di là di ogni altra considerazione di pregio, non sussistendo specifici capi di accusa e prove, a meno che non insistano sull’accusa impropria e demenziale di terrorismo, loro sono da ritenersi innocenti fino a prova contraria. La proposta balzana “de noantri”, quindi, di là dalle dissertazioni logiche e dalle posizioni indiane che non la condividono a livello politico, ma soprattutto da parte della loro magistratura, non farebbe che confermare il coinvolgimento “colpevole” dei due fucilieri nel fatto delittuoso. E ciò rappresenterebbe un’ennesima cessione di sovranità nazionale nel momento che l’Italia, rinunciando alle proprie prerogative garantite dal Diritto internazionale e dalle sottoscritte Convenzioni, preferirebbe concordare con l’India un’azione giudiziaria condivisa invece di pretendere che l’India rispetti l’immunità funzionale dei due militari garantita loro dal diritto pattizio e dalla legge del Mare, ratificati da entrambe le Nazioni.
E se non si arriva ad una soluzione legittimamente condivisa, senza genuflessioni italiche, sia avviato senza ulteriori ritardi l’arbitrato obbligatorio; altrimenti qualcuno dovrà giustificare e motivare quali siano le ragioni, economiche, industriali o di altro tipo per cui l’Italia continua a glissare su una procedura prevista proprio nei casi di controversie internazionali, come nel caso in parola.
Sulla stessa falsariga anche l’UE, dopo un letargo durato quasi tre anni, si è svegliata promuovendo a cura della nuova Lady PESC, Mogherini, una mozione per cui “i 2 fucilieri debbono essere processati in Italia, ma con una singolare ammissione di colpa “involontaria” e conseguenti scuse formali all’India…” che Delhi non ha condiviso, ma ha rigettato con stizza, accusando l’UE di interferenze con questioni bilaterali! Entrambe le ipotesi sono assai simili, giacchè ascrivono ai 2 fucilieri di aver commesso un omicidio, ancorchè non intenzionale, ma sempre colpevoli sono, comunque la si volti la frittata e l’idea così geniale; i 2 FCM hanno sempre dichiarato la loro innocenza di cui sembra importare ben poco ai proponenti, ma che toglie dignità e onore a loro ed al loro sacrosanto dovere di servire la Patria, ad ogni costo.
Quisquilie? Forse per i grandi geni proponenti, a cui non importa quel che pensano gli uomini con le stellette, nè dei loro retorici ideali, che possono perciò essere barattati pur di salire sul palcoscenico del protagonismo e raggiungere lo scopo di liberarli, e liberarsi così del problema a prescindere. E ciò, nonostante ci siano dei “costi del nostro Stato” ben più elevati e meno tollerabili che comprendono la dignità dei militari e dello Stato stesso, l’abbandono del diritto internazionale, l’illegalità di un processo in India, la naturale immunità di funzione di cui avrebbero dovuto godere. Manca, è pur vero, quella sensibilità sociale, e soprattutto del politico, nei confronti del militare e del suo sacrosanto servizio alla Patria; non c’è coscienza, né conoscenza che sotto il profilo morale ed etico, per un soldato, il baratto del proprio giuramento si configura come una condizione disastrosa d’ignominia, e la dichiarazione di una palese menzogna nell’affermare la loro colpevolezza essendo innocenti, è di un’inaudita gravità e spregiudicatezza che non trova riscontri storici, né logici.
Ma c’è un’altra proposta, penultima idea geniale in ordine di tempo, proposta a Delhi; scambiare 18 marinai indiani fermati recentemente nel canale di Sicilia a bordo di una nave carica di sostanze stupefacenti, applicando un accordo bilaterale sottoscritto nel 2012: peccato che tale soluzione tratterebbe, fra l’altro, i due fucilieri italiani come comuni delinquenti, barattati con criminali indiani. Anche in questa ipotesi la considerazione per la reputazione, l’onore e il particolare status dei nostri 2 fucilieri di Marina, va a ramengo di pari passo con le precedenti: significa forse che i proponenti non conoscono i militari, o peggio li considerano merce di scambio e di baratto, oppure che il cinismo prevale su tutto il resto? Forse non c’è un motivo singolo, ma, senza vittimismi, è la risultante di scarsa considerazione della classe politica nei riguardi dei militari e dei loro valori.
Bando alle idee geniali, ci sono tutti gli elementi affinché i nostri politici, seguendo la strada maestra del diritto vs quella del primitivo baratto, riportino i 2 FCM a casa, con l’onore che meritano: anche senza ulteriori anafore, ma confidando ora nel nuovo Comandante Supremo delle nostre Forze Armate e nell’impegno formale assunto, suffragato da un applauso trasversale di tutta la classe politica presente in Aula.

Giuseppe Lertora