Con la fine del regime delle quote latte è prevedibile un aumento della produzione lattiera comunitaria che quest’anno è stimata pari al 6 per cento, con il rischio di una vera invasione straniera in Italia dove si importa già quasi il 40 per cento dei prodotti lattiero caseari consumati. E’ quanto emerge dal “Dossier sull’attuazione delle quote latte in Italia” presentato in occasione della mobilitazione degli allevatori della Coldiretti per la fine del regime quote latte.
Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di latte equivalente tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. Complessivamente in Italia, sottolinea la Coldiretti, sono arrivati 8,6 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) che vengono utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta.
Ad essere spacciato come italiano è il latte proveniente in cisterne soprattutto da Germania, Francia, Austria, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Olanda. In particolare si assiste ad un sostanziale aumento dell’import dei Paesi dell’Est (+18% Ungheria, +14% Slovacchia, +60% Polonia) e una diminuzione di quello importato dai Paesi dell’Ovest (-7% dalla Germania e -13% dalla Francia), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2014.
In Italia sopravvive 1 stalla su 5
Solo una stalla su cinque è sopravvissuta al regime delle quote latte che finisce dopo oltre 30 anni lasciando in in Italia solo 36mila allevamenti. E’ quanto emerge da un dossier presentato in occasione della mobilitazione a Roma in piazza del Foro di Traiano degli allevatori della Coldiretti con la pronipote della mucca ‘Onestina’, simbolo della battaglia per il Made in Italy degli allevatori che hanno resistito alle disattenzioni e agli errori di questi decenni.
All’inizio del regime delle quote latte nel 1984 in Italia erano presenti 180mila stalle, con il latte che veniva pagato in media agli allevatori 0,245 euro al litro mentre dai consumatori 0,40 euro al litro (780 lire), con un ricarico quindi del 63% dalla stalla alla tavola. Nel 2000 agli allevatori il latte veniva pagato 0,32 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano un euro al litro (780 lire), con un aumento del 213%. Oggi la forbice si è ulteriormente allargata e, spiega la Coldiretti, il prezzo del latte fresco addirittura si quadruplica con un ricarico del 317% con il latte che viene pagato agli allevatori in media 0,36 centesimi al litro mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro. In altre parole il prezzo pagato agli allevatori è aumentato di poco più 10 centesimi e per i consumatori di 1,1 euro al litro, a valori correnti.
“Questa situazione rischia di aggravarsi con la fine del regime delle quote latte”, ha affermato il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo, aggiungendo che “non è un caso che nel mese di marzo comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori hanno portato prima in Spagna e poi in Francia alla condanna da parte dell’Antitrust delle principali industrie lattiero casearie” mentre in Italia “c’è un ‘silenzio assordante’ da parte dell’Autorità Garante delle Concorrenza e del mercato”.

