hillary_clinton_2La Casa Bianca era a conoscenza della vicenda dell’account personale di posta elettronica di Hillary Clinton già dallo scorso agosto, ed in questi mesi lo staff del presidente ha lavorato per mettere una distanza tra il presidente Obama e questo potenziale scandalo. Secondo quanto scrive Politico, la vicenda delle mail, ormai diventata l’emailgate, venne alla luce quando il dipartimento di Stato preparava le 15mila pagine di documenti da consegnare all’ennesima commissione d’inchiesta dei repubblicani del Congresso sull’attacco al consolato americano a Bengasi.

Tra queste pagine vi erano appunto molte mail dell’account personale della Clinton, e dal dipartimento di Stato si comunicò alla Casa Bianca, e allo staff dell’ex segretario di Stato, che queste avrebbero quindi fornito prove ai repubblicani del fatto che Clinton aveva usato la email privata per le comunicazioni di lavoro. Secondo fonti informate, si comprese da subito che la rivelazione avrebbe potuto avere effetti esplosivi sulla candidatura annunciata dell’ex first lady, ma si decise che, dal momento che Clinton non faceva più parte dell’amministrazione, spettava ai suoi consiglieri decidere cosa fare.

E questi scelsero di non fare nulla perché, come ha spiegato ora il portavoce Nick Merrill, convinti che Clinton non aveva violato nessuna regola e quindi non c’era motivo di preoccuparsi. Una linea che hanno continuato a seguire negli ultimi sette mesi, fino allo scoop di martedì scorso del New York Times, che per primo ha scritto della mail privata usata da Clinton quando era segretario di Stato e della possibile violazione delle regole di trasparenza stabilite dall’amministrazione Obama.

La scelta ora appare incomprensibile a molti osservatori politici e strateghi elettorali che sottolineano come se questa vicenda fosse stata resa pubblica lo scorso agosto si sarebbe persa velocemente nel dibattito politico allora concentrato sulle elezioni di mid-term.

Una situazione ben diversa da quella attuale, a pochi mesi dall’annuncio, previsto per l’estate dopo un precedente rinvio, della candidatura ufficiale di Clinton e l’avvio della campagna elettorale. Non a caso un sondaggio realizzato sempre da Politico in Iowa e New Hampshire, i due stati dove all’inizio del prossimo anni inizierà il lungo cammino delle primarie, il 45% di attivisti democratici inteperllati si mostrano preoccupati per l’effetto che potranno avere sulla nuova candidatura presidenziale di Clinton le rivelazioni sull’emailgate, insieme a quelle sulle controverse donazioni arrivate da governi stranieri alla Fondazione Clinton.

Usa: portavoce Obama, non ho idea se sapesse di email Clinton 

Il portavoce della Casa Bianca “non ha idea” di quando il presidente Obama sia stato informato del fatto che Hillary Clinton usava esclusivamente la sua posta elettronica personale mentre era segretario di Stato. “Però non mi stupirei – ha aggiunto Josh Earnest parlando ai giornalisti sull’Air Force One – se il presidente avesse appreso la vicenda solo leggendo i giornali”.

Le parole del portavoce di Obama arrivano dopo che la stampa americana ha rivelato che in effetti la Casa Bianca era al corrente della vicenda, e dei suoi potenziali rischi, già dallo scorso agosto. “Il presidente ha molto di cui occuparsi, non sono sicuro che i particolari riguardo alle mail di un alto funzionario dell’amministrazione finiscano con regolarità sulla sua scrivania”, è stata la replica di Earnest alle nuove rivelazioni.

Insomma, la Casa Bianca continua nel suo sforzo di prendere al massimo le distanze dalla vicenda e Valerie Jarrett, principale consigliere del presidente, oggi ha ribadito che Obama ha adottato linee guida “molto severe” in materia di trasparenza delle mail, ma “abbiamo lasciato ad ogni singola agenzia di stabilire come aderire a questa politica”. “Certamente noi ci aspettiamo che ognuno che serve nell’amministrazione, anche ai massimi livelli, rispetti queste regole”, ha rincarato Earnest che, per la terza volta questa settimana, si è trovato a rispondere a domande quasi unicamente sull’emailgate durante il briefing quotidiano.

Da parte sua, il dipartimento di Stato ha avviato un’indagine interna per stabilire se la Clinton abbia violato o meno queste regole, hanno reso noto funzionari di Foggy Bottom. La revisione dovrà servire anche a stabilire se le decine di migliaia di mail dell’ex segretario di Stato possano essere pubblicate come ha chiesto di fare la Clinton nel tentativo di bloccare lo scandalo.

Parlando con il Washington Post, il funzionario del dipartimento di Stato ha sottolineato come l’uso della mail privata non sia di per sé una violazione delle regole, ma lo può essere se questi messaggi contengono informazioni sensibili che devono essere gestite in un sistema che rispetti dei protocolli di sicurezza. Sono in tutto 55mila le pagine di email che la Clinton ha consegnato al dipartimento di Stato lo scorso anno, dopo che l’agenzia le aveva chiesto di farlo per poterle archiviare. Ma, sottolineano ancora le fonti, fu la Clinton, insieme al suo staff, a decidere quali documenti fossero da considerarsi di pubblico interesse e quindi da consegnare.