Alexis_Tsipras_SsolbergjLa Grecia e le istituzioni creditrici potrebbero trovare un accordo intermedio sulla lista di riforme entro la fine di maggio. Sarà invece difficile trovare un compromesso sul nuovo programma di salvataggio, il terzo, entra la scadenza di giugno. In questo caso è probabile che si tengano nuove elezioni, perché il governo Tsipras è stretto fra l’impossibilità di assumersi la responsabilità di uscire dall’euro e l’incapacità di fare riforme in contraddizione con le sue promesse elettorali. Questo il quadro delineato all’Adnkronos da Kyriakos Filinis, analista economico del think tank Eliamep, la Fondazione greca per la politica europea ed estera.

Mentre l’Eurogruppo di Riga ha sancito le difficoltà a trovare un’intesa sulla lista di riforme fra Atene e Commissione Ue, Bce e Fmi, per Filinis sarà “possibile” raggiungere entro fine maggio l’accordo intermedio, quello relativo all’estensione di quattro mesi dell’attuale programma di sostegno finanziario. Ma, “al contrario, sarà molto difficile un compromesso entro la fine di giugno sul nuovo programma di sostegno finanziario: da una parte le istituzioni dovrebbero decidere di stanziare aiuti consistenti e, dall’altra, la Grecia dovrebbe impegnarsi su altre nuove riforme”, mentre il governo “trova già difficile implementare quelle su cui si sta discutendo”.

Per questo, prevede l’economista di Eliamep, “sarà possibile che si debbano tenere nuove elezioni”, perché il governo attuale “non è pronto a prendersi la piena responsabilità di una possibile uscita dalla zona euro”, così come “non è in grado di promuovere riforme in contraddizione con le sue promesse elettorali”.

Per Filinis è “inevitabile” che le parti facciano qualche concessione i vista dell’accordo di fine giugno, il vero scoglio dei negoziati. In particolare le istituzioni creditrici dovrebbero “abbassare le loro aspettative” sulle privatizzazioni e sul livello del surplus primario chiesti ad Atene. Anche se sull’ultimo punto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il premier greco, Alexis Tsipras, avrebbero concordato nell’incontro di ieri a Bruxelles di abbassare il surplus primario per il 2015 dal 4,5% all’1,2-1,5%.

In ogni caso i nodi che “maggiormente impediscono di raggiungere un’intesa, e che difficilmente saranno sciolti”, restano le riforme del mercato del lavoro e del sistema pensionistico. Ma un compromesso va assolutamente trovato, continua l’economista di Eliamep, perché è “estremamente difficile per il governo rispondere ai suoi obblighi senza assistenza finanziaria esterna. La liquidità dell’economia greca è già molto limitata”.

E se la possibilità di un default greco resta poco probabile, Atene dovrebbe temere i segnali dei mercati finanziari, finora poco nervosi sulla possibilità di un contagio al resto dell’area euro. Un’arma in meno per il governo greco nella sua partita con le istituzioni. Filinis sottolinea che “il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato greci rivela un aumento del rischio che il Paese possa fallire. E assieme agli spread sulle obbligazioni di altri Paesi, che stanno rimanendo a livelli contenuti, i mercati stanno anticipando il probabile rischio di default della Grecia”. Fattori che indicano che la scarsa possibilità di contagio ad altri Stati membri della zona euro. “L’eurozona -conclude- si è messa al riparo da questo pericolo”.